Israele continua ad avere un rapporto difficoltoso con gli armamenti nucleari. Con i propri e con quelli altrui. Mentre da un lato tenta di mantenere il segreto di Pulcinella riguardo al proprio arsenale atomico, dall'altro comincia ad essere decisamente preoccupata per quello che la potenza emergente del Medio Oriente sembra intenzionata (secondo Israele) a portare a termine: un suo proprio arsenale.
E quando Israele dice di voler fare una cosa, state certi che non si tratta di retorica; quando dice di non accettare il programma atomico iraniano, significa che non lo vuole e basta. E' notizia fresca di stampa, che uno degli scienziati chiave del programma nucleare iraniano, professore all'università, vincitore di molti premi e riconoscimenti in Iran...
è stato assassinato, probabilmente dal Mossad.
Come riporta il Sunday Times:
Un pluripremiato scienziato iraniano è morto in circostanze misteriose, a quanto dice Radio Farda, che è finanziata dal Dipartimento di Stato Americano e che trasmette in Iran.
Una fonte dei servizi ha suggerito che Hardeshire Hassanpour, 44 anni, fisico nucleare, sia stato assassinato dal Mossad, il servizio di sicurezza israeliano.
Hassanpour lavorava alla centrale di Isfahan, dove si produce gas di esafloruro di uranio. Questo gas serve per l'arricchimento dell'uranio in un'altra centrale, a Natanz, su cui si concentrano le preoccupazioni per un possibile sviluppo di armi nucleari iraniane.[...]
Rheva Bhalla, della Stratfor, la compagnia di intelligence statunitense, ha affermato venerdì che Hassanpour era un obiettivo del Mossad e che vi sono “importanti notizie riservate” secondo le quali è stato assassinato dagli israeliani, che hanno ripetutamente minacciato l'Iran di non fornirsi di armamenti nucleari. [...]
Israele ha sempre avuto un rapporto burrascoso con chi lavora nell'ambito del nucleare, anche se lo fa per Israele stessa. Per esempio Mordechai Vanunu, un tecnico della centrale di Dimona, che rivelò al mondo l'esistenza degli armamenti nucleari israeliani e che per questo, dopo essere stato rapito a Roma dal Mossad, ha passato 18 anni in prigione, mentre ancora oggi non può avere nemmeno un accesso a internet e non può lasciare Israele.
Sarebbe interessante sapere cosa mai accadrebbe se il Vevak, il servizio segreto iraniano, infiltrasse agenti in Israele ed uccidesse esponenti di spicco del mondo scientifico israeliano. Invece questa notizia passerà inosservata, inascoltata e dimenticata, mentre ci si strapperà le vesti per il presunto armamento nucleare del regime nazi-islamo-anti-semita iraniano.
Giorgio Mattiuzzo (Pausania)