Matteo Renzi deve essersi talmente "ispirato" al personaggio di Obama che alla fine ne sta ripetendo - mutatis mutandis - tutti gli errori più clamorosi.
Quando Obama divenne presidente, nel 2008, si mise in testa che avrebbe fatto a tutti i costi una riforma, quella della sanità, che nessun presidente democratico era mai riuscito a portare a termine.
Obama naturalmente si scontrava con la destra repubblicana, che non voleva saperne di un sistema sanitario che offrisse un servizio gratuito per i meno abbienti, e difendeva apertamente i privilegi delle grandi assicurazioni private e delle case farmaceutiche. Ma Obama, dopo l'elezione del 2008, si era ritrovato nella magica situazione di avere la maggioranza sia in senato che alla camera - la cosiddetta "supermajority" - e quindi credette di poter fare quello che voleva.
Battè i pugni sul tavolo, disse (letteralmente) "I am the President" (e quindi si fa quello che dico io), e procedette senza esitazioni verso quello che riteneva un traguardo assolutamente fondamentale per la propria carriera: lasciare un segno indelebile nella storia degli Stati Uniti.
Ma aveva scelto il cavallo sbagliato. A quel punto infatti i repubblicani serrarono i ranghi ... ... e misero in atto tutti gli espedienti che la costituzione gli concedeva pur di evitare che Obama riuscisse a coronare con successo il proprio intento.
E così, fra colpi di ostruzionismo, ricatti politici e fronde trasversali (non pochi senatori democratici in realtà ostacolarono la riforma di Obama), il progetto di Obama finì per impantanarsi in una palude che durò quasi due anni. Alla fine dei quali Obama dovette imporsi con la forza (facendo ricorso alla supermajority), e riuscì comunque a "portare a casa" la sua agognata riforma, ma solo dopo averla annacquata a tal punto da poterne fare di tutto meno che un fiore all'occhiello. Anzi, la cosiddetta "Obamacare" divenne proprio il catalizzatore attorno al quale si coalizzò la destra repubblicana, che diede così origine al Tea Party (destra razzista ed estremista).
Nel frattempo Obama, pur di portare a casa questa vittoria di Pirro, aveva messo in secondo piano i problemi economici del paese, e questo giocò chiaramente a favore dei suoi avversari politici.
Risultato finale: due anni dopo, alle elezioni di mid-term, i democratici persero le elezioni in maniera eclatante, proprio per mano del Tea Party. I repubblicani riconquistarono la maggioranza alla camera, e tolsero ad Obama la supermajority. Solo a quel punto Obama si rese conto di aver gettato al vento una oppurtunità irripetibile per fare davvero qualcosa di utile per il paese, mentre aveva creato il mostro - una riforma sanitaria "nè carne nè pesce" - che i repubblicani da allora utilizzano proprio come arma di ritorsione contro di lui.
Ora Matteo Renzi sta facendo la stessa cosa. Dopo l'eclatante vittoria alle europeee, ha detto sostanzialmente "qui comando io, e chi non è d'accordo con me si tolga di mezzo" (è di poche ore fa la notizia del "contingentamento" del dibattito sulla riforma del senato). Vista la maggioranza di cui dispone, questo atteggiamento gli permetterà comunque di imporre, in qualche modo, la riforma a cui tiene tanto, ma solo dopo averne fatto un tale pastrocchio da renderla indifendibile agli occhi di chiunque.
Nel frattempo Renzi trascura i veri problemi del paese - la crisi economica e la mancanza di lavoro - e non potrà che vedersi presentare il conto, al momento oppurtuno, dai propri avversari politici.
Purchè questi, nel frattempo, abbiano smesso di bisticciare fra loro, si siano finalmente dati una linea politica chiara e precisa, ed abbiano finalmente imparato il significato del termine "strategia".
Massimo Mazzucco
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