Con questo articolo proviamo ad inaugurare una "tematica" regionale. Ma mano che si presenta l'occasione (vostri articoli), viene aperto anche un forum per la regione specifica, che rimane poi aperto ad accogliere tutte le future discussioni che la riguardano. Apre le danze la Sardegna, denunciando un problema molto sentito a livello locale - quello della nostra sudditanza agli Stati Uniti - che è anche di fondamentale importanza per tutti noi italiani.
REGIONE INDIPENDENTE, O QUASI - di Grazia B.
Consentitemi di esprimere la mia indignazione e la mia protesta più accesa per il progetto proposto nel piano “segreto” (!?!) che gli Usa prevedono di realizzare con l’ampliamento della base di La Maddalena in Sardegna . E’ di questi giorni la notizia riferita da tutti i quotidiani regionali sardi, e qualcuno anche nazionale (Corriere della Sera), che riporta stralci del c.d. piano Milcon 995, indicandone persino numeri di pagine e righe. Prevederebbe questo piano “segreto” due progetti ... … di ampliamento appunto, uno per l’isola di Santo Stefano nell’Arcipelago di La Maddalena, dove si passerebbe da 28.052 mq. a 86.700 mq. ed uno per l’Arsenale di La Maddalena e non solo.
La stampa sarda spiegava che la richiesta di rafforzamento di - lungo periodo (“longrange recapitolization”)- sarà presentata al governo italiano in ottobre.
Essa prevede: l’acquisizione di gran parte dell’ ex Arsenale (dismesso dalla marina militare e destinato ad usi civili); l’utilizzo dei tunnel-deposito di armi italiane a Santo Stefano, la costruzione di alloggi per altri 350 militari single, l’ampliamento delle strutture nel sud di Santo Stefano e la costruzione di altri 50 metri cubi nella parte settentrionale sempre di Santo Stefano. Quattrini stanziati: 18 milioni e 30 mila dollari…..”
Notizie di cronaca riferiscono che, a quanto pare, nessuno ne sappia ufficialmente niente; ancor meno il Governo Italiano nella persona del Ministro della Difesa, che non ne è informato (!?!). Ma come è possibile che un piano con nome, cognome, indirizzo, destinatario, impegno di spesa, tempi di applicazione, pubblicato su tutti i quotidiani con dovizia di particolari, possa essere ignorato dagli organi di governo?
Il Presidente della Regione Soru, al quale è stato accordato un incontro ministeriale tramite il sottosegretario Cicu per i prossimi giorni, dall’inizio dello svolgimento del suo mandato aveva dichiarato la ferma volontà del suo governo di chiedere il ridimensionamento delle servitù militari in genere (se possano definirsi servitù delle vere e proprie basi militari con risvolti annessi e connessi!!) nonché l’allontanamento dalla terra sarda delle basi militari e civili straniere (liberazione. secondo altri!)
Questa posizione, legittima e ampiamente condivisa dal popolo sardo, per avere voce e forza politica deve, a mio parere, uscire prepotentemente ed unitariamente dalla terra sarda per giungere sul tavolo del Governo centrale.
Tale obiettivo può essere raggiunto solo tramite un’azione popolare del Presidente della Giunta, unitamente al Consiglio Regionale, ai Presidenti delle Province (8) e ai Presidenti dei Consigli Comunali sardi (377). Questi organi, ognuno sovrano nel proprio territorio, dovrebbero esprimere la propria unanimità e collegialità in una mozione che rivendichi il ruolo centrale della Regione nella gestione dei rapporti con il Governo, soprattutto in merito alle scelte relative alla destinazione del territorio di appartenenza ed in contrapposizione a qualsiasi prevaricazione anche, o straniera.
Questo, l’assoluto strumento democratico - rivoluzionario che potrebbe dignitosamente far valere la volontà dei sardi, al di là da qualsiasi azione dimostrativa dei Sindaci interessati, laddove la notizia dell’ampliamento trovi riscontro.
Il Presidente della Regione Soru, tenacemente determinato, deve chiamare a raccolta tutti gli amministratori della Sardegna, che votati dai sardi, ricoprono i loro incarichi non certo per imposizione divina bensì per mandato elettorale del quale devono rispondere.
E’ risaputo quanto i Comuni della Sardegna e i suoi abitanti subiscano le conseguenze dei gravami dell’intero territorio.
La Sardegna, è stata soggiogata per troppo tempo ormai ad ogni genere di servitù che ne ha impedito lo sviluppo turistico - economico - sociale. Ora basta con la prevaricazione dei diritti dei sardi in primis e, in questo caso specifico, della popolazione della Gallura, da parte dello stesso Stato.
Si discute tanto della sovranità territoriale, ma, in questo caso, di quale sovranità possiamo parlare, di quella straniera? Quella nazionale, qui, è ormai limitata. Hanno quasi annientato il nostro sviluppo ma non la dignità: quella di un popolo che pretende libertà ed autonomia.
Perché non propongono di installare una base con sommergibili a propulsione nucleare a Ischia, a Capri, o nell’isola d’Elba, come in molti suggeriscono? Non me ne vogliano eventuali residenti in quelle isole per questa domanda provocatoria volta a far riflettere sul fatto che La Maddalena e il suo arcipelago non sono il centro del mondo, né la soluzione per gli appetiti delle strategie militari straniere!
O forse altrove hanno diritto allo sviluppo turistico - economico - occupazionale e, il nostro Arcipelago, di straordinaria bellezza naturale, deve continuare a languire subendo l’esodo dei giovani verso una prospettiva migliore?
Non si parli poi, delle campagne allarmistiche che accompagnano la presenza rischiosa, scomoda ed ingombrante di quei mostri neri che affiancano la nave appoggio….. che, non solo distruggono quel briciolo di risorsa economica che deriva dal turismo ma destano preoccupazione per la salute pubblica, malgrado analisi e rassicurazioni relative alla purezza delle acque, da parte delle autorità sanitarie locali.
Siamo dunque ad una svolta. O facciamo valere la dignità della nostra fiera appartenenza non accettando in modo silente eventuali decisioni imposte dall’alto e ribellandoci all’oscurantismo fuori di ogni logica di progresso o finiremo nel futuro con il dover soccombere alla forza della prepotenza da qualunque parte essa venga.
Contro qualsiasi prevaricazione
Grazia B.