di Marco Cedolin
Il cosiddetto accordo fra Italia e Libia siglato sabato da Berlusconi a Bengasi e venduto all’opinione pubblica come un artifizio di raffinata diplomazia volto a risolvere il problema dell’immigrazione clandestina proveniente dal Nord Africa, non ha mancato di suscitare molte perplessità sia in merito ai contenuti dello stesso sia per quanto concerne le reali motivazioni che hanno indotto il Cavaliere a impegnare le dissestate casse dello Stato italiano nel devolvere alla Libia la cifra di 5 miliardi di dollari nel corso dei prossimi 25 anni.
Non serve entrare nel merito delle vicissitudini storiche intercorse fra l’Italia e la Libia nel corso dell’ultimo secolo, anche perchè si tratta di un argomento molto complesso e ricco di sfumature, dove non esiste un “buono” ed un “cattivo”, ma semplicemente un sommarsi di ingiustizie che hanno coinvolto molti sventurati anche fra i nostri connazionali. E’ altresì inutile discutere sulla valenza di tali accordi in tema di riduzione dell’immigrazione clandestina, poichè solo a partire dalla prossima primavera (dal momento che in autunno ed inverno gli sbarchi dei clandestini diminuiscono ogni anno per forza di cose) si potrà constatare l’eventuale inversione di tendenza o al contrario prendere coscienza del fatto che non è cambiato assolutamente nulla.
Diventa invece interessante soffermarsi a riflettere sulle vere ragioni per cui il governo italiano nel bel mezzo di una congiuntura economica pesantemente sfavorevole, ... ... ben evidenziata dalla manovra finanziaria d’autunno che taglierà ancora una volta quello che resta della spesa sociale creando nuova disoccupazione e riducendo drasticamente la qualità dei servizi al cittadino, ha deciso di “regalare” a Gheddafi la cospicua cifra di 5 miliardi di dollari impegnandosi a devolvere nelle casse libiche 200 milioni di dollari di denaro pubblico ogni anno per i prossimi 25 anni, senza neppure avere chiarificato attraverso quale meccanismo finanziario reperirà le risorse.
In questo senso ci possono aiutare i dettagli di quello che è stato definito un “accordo di amicizia, parternariato e cooperazione”, dettagli che definiscono la destinazione d’uso dei 5 miliardi di dollari che saranno destinati alla costruzione di una serie d’infrastrutture fra le quali spiccano l’autostrada litoranea di 2000 km ed ambiziosi progetti di edilizia abitativa, oltre alla costruzione da parte di Finmeccanica di un sistema di controllo radar e satellitare sulle frontiere meridionali del Paese, destinato, stando ai proclami di Berlusconi, a combattere l’azione dei “commercianti di schiavi”.
Alla luce della destinazione d’uso dei 5 miliardi di dollari provenienti dai contribuenti italiani appare chiaro come accanto a Gheddafi anche la lobby del cemento e del tondino nostrana che vanta molti interpreti, da Impregilo fino alle cooperative rosse CMC e CCC, sia fra i destinatari della cospicua regalia, un omaggio che sicuramente saprà apprezzare dal momento che in Italia inizia a ridursi sempre più la disponibilità di nuovi spazi da cementificare.
Marco Cedolin
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