NON SVEGLIARE IL MASSONE CHE DORME
Siamo tutti salvi per miracolo. Se non fosse stato per l'arguzia della Digos di Genova, l'Italia rischiava di svegliarsi un bel mattino nelle mani di una misteriosa "struttura parallela", deviata, legata alla massoneria e pure al neofascismo. Ci mancava solo Berlusconi travestito da Biancaneve, e l'incubo era completo.
La sigla dell'organizzazione appena sgominata è DSSA, che non vuol dire Dottoressa, ma Dipartimento di Studi Strategici Antiterrorismo. Già si sente puzza di Gladio lontano un miglio, anche perchè la vecchia sigla della CIA, ... ... subito dopo la guerra, era OSS, cioè Office for Strategic Services. Fantasia, come al solito, zero.
Comunque sia, ricostruiamo i fatti, citando articoli sia dell'ANSA che dell'Unità: secondo il dirigente della Digos Giuseppe Gonan, gli uomini della DSSA "avevano seminato il panico a tutti i livelli, mandando informative su presunti possibili attentati agli organi di stampa, e in un secondo tempo addirittura alle questure".
Queste forze eversive sono state definite "parallele", se non altro per il fatto che erano in due: tale Gaetano Saya, il "presidente" (nella foto), e Riccardo Sindoca, il suo vice. Gli altri li stanno cercando in tutta Italia. E anche all'estero, perchè no?
Come esempio delle capacità penetrative della DSSA ("Duo Saya Sindoca & Associati"?), Gonan dice: "Ricorderete qualche mese fa quando si parlò di un imminente attacco terroristico all’aeroporto di Milano e addirittura al duomo? Bene: gli allarmi, del tutto infondati, erano partiti da questo gruppo».
Ma santo uomo, mi scusi tanto: lei davvero vuole dirmi che dei signori qualunque - dotati di tesserini e di baffi finti finchè vuole - mettono in giro la notizia di un imminente attacco terroristico, e voi mi andate subito in "panico a tutti i livelli", senza nemmeno verificare chi è il burlone di turno?
Ve la vedete la questura, con gli allarmi che scattano, le sirene che impazziscono, i poliziotti che corrono urlando da tutte le parti, le volanti che schizzano fuori dalle finestre per fare prima, tutto perchè qualcuno ha comunicato al quotidiano locale "un imminente attacco terroristico all’aeroporto di Milano"?
Poi però, come in tutte le bufale confezionate troppo in fretta, si comincia a scorgere fra le righe qualche verità recondita. Si "sussurra" qui e là di un legame con la vicenda di Fabrizio Quattrocchi, compare e subito scompare il nome della CIA, passa veloce il nome di un imam nostrano, ed ecco che di colpo l'utilità di questa storiella comincia a prendere dei contorni più precisi. Siamo o non siamo, dopotutto, sotto i riflettori per aver permesso alla CIA di rapire sul nostro territorio l'Imam Abu Omar? E se invece delle regolari forze dell'ordine ci fossero di mezzo, come "hanno ventilato alcuni membri della Cia", i nostri "parallelepipedi" deviati? Ecco che la colpa non è più di nessuno.
Ma chi è questo eversore dallo sguardo tenebroso, che al comando della DSSA stava per gettare l'Italia nelle tenebre di una dittatura? Come al solito - ormai è l'abitudine - le informazioni ce le fornisce direttamente il sito internet dell'interessato, che si presenta come portale ufficiale del "Nuovo MSI". (Ah, gli errori che fa fare la nostalgia…)
E così, in una ribollitura di verità anagrafiche e di invenzioni da "Domenica del Corriere", scopriamo che Saya parrebbe aver avuto a sua volta un passato nei servizi segreti (quelli veri, si spera). Dopodichè "congedatosi dai Servizi, e messosi in sonno massonico, decide insieme ad un gruppo di provata fedeltà di dar vita al movimento politico «Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale».
Messosi in sonno massonico? Che cos'è, la versione nostrana delle cellule dormienti di Al-Queda? Che paura! Cosa ci può essere di peggio di un massone, neofascista, deviato, e pure addormentato? Da quel sonno massonico emergono però, nel frattempo, dei nomi molto "veri" e molto reali, come quelli del Generale Santovito, di Cossiga, della Loggia P2, del Generale Dalla Chiesa, di Rino Pecorelli, e quindi - per proprietà associativa - dell'intramontabile Giulio Andreotti. Come dicevamo, Gladio è sempre più fra noi.
Pensate poi che curioso: questo Saya, coraggiosissimo, al processo di Palermo aveva addirittura "accusato Andreotti di essere il mandante dell'omicidio del Generale dei Carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa". Peccato che abbia fornito una testimonianza talmente strampalata e ridicola, da aver finito per screditarsi fino al midollo, permettendo all'accusato di dichiarare indignato: "E' veramente tutto un intruglio. E' un minestrone che un bel momento finira', anche se ci sono cose di uno squallore!''. (Grazie Saya, ottimo servizio. Ci risentiamo alla prossima).
Ma il Saya non se la cavò così facilmente, quel giorno, poichè la sua deposizione - sempre secondo la "biografia ufficiale" del sito internet - si sarebbe conclusa "con una ispezione corporale in aula decisa per verificare il segno di appartenenza di Saya a una organizzazione massonica collegata con i servizi segreti".
Ve li vedete, da un momento all'altro, gli uscieri del tribunale che saltano addosso al Saya e lo denudano, per vedere se era massone? Anche perchè il segno che cercavano non era un graffietto qualunque sul polpaccio, o un cerchietto sull'avambraccio, era "un tatuaggio sotto l'ascella sinistra, che raffigura una squadra e un compasso."
Ma chi ce l'ha il coraggio, il 7 di Agosto, a Palermo, senza aria condizionata, di far alzare il braccio al Saya, e di frugargli fra i pelazzi dell'ascella per vedere se sotto porta il maledetto compasso? Come se poi non bastasse, apprendiamo anche che "l'esperimento si svolse a porte chiuse". Ma era un processo, o una gara per vedere chi riesce a trattenere il fiato più a lungo?
Prima di chiudere, spendiamo una parola sul temibile armamentario tecnologioco di cui disponeva la DSSA. Sempre l'Unità ci fa sapere che "nelle prime perquisizioni svolte dagli uomini della Digos di Firenze sono stati sequestrati armi, un coltello, sciabole e un machete, oltre a decine di kit di sopravvivenza, tesserini, placche di riconoscimento e palette".
I secchielli li stanno ancora cercando.
Massimo Mazzucco