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[color=FF9900]NEL MAZZO DI CARTE DEI CATTIVISSIMI, GLI ASSI CAMBIANO FACCIA[/color]di Massimo Mazzucco
Nel vergognoso mazzo di carte (in America si vende a $5.95, con la dicitura "mazzo identico a quello dato alle truppe in Iraq) su cui il Pentagono aveva fatto stampare le facce dei cinquantadue "most wanted" iracheni, gli assi erano ovviamente toccati a Saddam (picche), e ai suoi tre figli del male incarnati.
Ma se oggi chiacchierate più di due minuti con un qualunque soldato della Seconda Brigata, di stanza a Falluja, vi confesserà che la sua "most wanted list" vede, su ciascuno di quegli assi, le facce molto più familiari di Donald Rumsfeld, Paul Bremer, George Bush e Paul Wolfowitz. I quattro maggiori responsabili, cioè, della guerra che lui sta combattendo... La Seconda Brigata fa parte del Terzo Battaglione di Fanteria, ed è quella che da più lungo tempo - dieci mesi ormai - si trova sul teatro delle operazioni.
Quando in Aprile fu sferrato l'attacco a Baghdad, alla Seconda, che si lamentave per essere lì già da troppi mesi, fu detto che la strada più veloce per tornare a casa passava proprio dalla capitale. Ma una volta "liberata" Baghdad, la loro partenza fu riprogrammata per Maggio. Slittò quindi a Giugno. Fu poi definitivamente fissata per Luglio. E ieri, mentre tutti felici si preparavano finalmente a mettere via fucile e scarponi, dal Pentagono il nuovo "asso di picche" - Rummie per gli amici - ha fatto sapere, papale papale, che prima di Agosto non se ne parla, e che gli va già bene se in realtà rivedono moglie e figli entro la fine di Settembre. Il che farebbe un anno esatto da quando sono partiti per la più strabiliante ed irripetibile guerra lampo del ventunesimo secolo.
Intanto il malcontento cresce dappertutto, i soldati debbono comprarsi la carta igienica coi loro soldi, e molti reparti debbano tirar sera con una sola bottiglia d'acqua a testa: e l'estate in Iraq non ha ancora nemmeno raggiunto il picco.
Tutto questo mentre a casa non si placano affatto le polemiche per il giochino da due lire fra CIA e Casa Bianca dei giorni scorsi: da una parte il capo della CIA, Tenet, che si prende con solennità tutte le responsabilità (mai successo in cinquant'anni!) per i documenti falsi che accusavano Saddam di aver cercato uranio in Niger (è da anni che le organizzazioni umanitarie urlano che in Iraq non hanno nemmeno l'acqua da bere!) Dall'altra il comandante in capo della domenica ("all-hat-and-no-cows" - lo chiamano qui - tutto cappello e niente mandria), che fa immediatamente sapere dall'Africa strabordante di uranio che "per lui il caso è chiuso".
Dimenticandosi completamente, i due dilettanti di provincia, della scena che è assolutamente d'obbligo in una qualunque sceneggiata di un certo livello: il Tenet, contrito e singhiozzante, offre in ginocchio le sue dimissioni irrevocabili, e l'altro, con gesto maestoso e solenne del braccio, gliele respinge altrettanto irrevocabilmente... nel giro di venti minuti.
Se no, scusate, a cosa lo paghiamo a fare noi, il biglietto?
Massimo Mazzucco
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