Un'altra delicata mossa è stata fatta ieri, nella complicatissima partita a scacchi che riguarda il Medio Oriente.
Con una telefonata improvvisa, fatta da un trailer dell'aeroporto di Tel Aviv prima di imbarcarsi, Netanyahu ha chiamato il primo ministro turco Erdogan per scusarsi della morte dei nove attivisti uccisi dagli israeliani nel 2010, quando la nave turca che trasportava gli aiuti ai Palestinesi cercò di forzare il blocco navale israeliano. Insieme alle scuse ufficiali è arrivato anche l'impegno da parte di Netanyahu di rimborsare i parenti delle vittime.
Naturalmente, non è possibile non notare come questa mossa sia avvenuta a poche ore dalla visita di Obama in Israele.
Questo significa che Obama ha insistito con Netanyahu perché si cospargesse il capo di cenere, poiché evidentemente è importante "sbloccare" l'appoggio della Turchia nel tentativo di rovesciare il potere di Assad in Siria.
È infatti dalla Turchia che partono le cosiddette "forze rivoluzionarie" della FSA che cercano di rovesciare Assad.
Ma la Turchia ha bisogno a sua volta di veder sbloccare l'embargo posto dall'Unione Europea sul rifornimento di armi ai "rivoluzionari" siriani. [...] Sembra quindi che sia l'Unione Europea a tenere in mano in questo momento le chiavi che potrebbero sbloccare definitivamente la situazione. Non ci vuole infatti molto a capire che, se venisse tolto l'embargo per armare i ribelli, il regime di Assad durerebbe 20 minuti al massimo
Naturalmente, la Turchia potrebbe anche decidere di armare unilateralmente i ribelli, per fare un piacere a Obama e Natanyahu. I turchi però stanno aspettando da anni che l'Unione Europea tolga finalmente i vari blocchi che ha posto sul loro ingresso in Europa, e non possono quindi rischiare di rompere il sottile equilibrio che sono riusciti a costruire fino ad oggi con le varie nazioni europee.
La Turchia inoltre è tutt'altro che disposta a schierarsi apertamente con Israele, in quanto insiste sulla soluzione dei due stati indipendenti, fra Israele e Palestina, con un ritorno ai famigerati confini del '67. Cosa che invece, per Netanyahu e per i falchi sionisti, rimane inaccettabile.
Siamo quindi di fronte ad uno stallo senza apparente via d'uscita.
L'unica cosa certa è che i siriani continuano a morire, i palestinesi continuano a morire, e nemmeno il popolo israeliano ultimamente se la passa troppo bene. Forse sono loro gli unici che potrebbero dare la scossa necessaria a ribaltare definitivamente la situazione, a favore di una pace duratura per tutti.
Massimo Mazzucco
Fonti:
BBC,
Politiken.