Introduzione Il Comune di Ariccia è ubicato a circa 28 km a sud di Roma e fa parte della zona panoramica dei “castelli romani”. Ma oltre ad essere una delle più desiderate mete di riposo per il week-end dei lavoratori capitolini costituisce anche uno dei maggiori poli di attrazione dei c.d. “turisti dell’insolito”. Questi ultimi si recano spesso in “pellegrinaggio” sulla S.S. 218, (sita tra Rocca di Papa e Ariccia) per assistere con i propri occhi ad un fenomeno curioso apparentemente inspiegabile. Il motivo di tanto interesse per una strada statale risiede nella presenza in loco di una cosiddetta “salita/discesa”, ovvero di un tratto di strada in pendenza dove il comportamento delle leggi gravitazionali sembra impazzire letteralmente. In pratica ciò che ad occhio nudo appare essere una salita dimostra avere invece le proprietà gravitazionali di una discesa. Capita così di assistere a residenti e visitatori che lasciano divertiti le loro autovetture in folle all’inizio della salita in questione per vederle risalire da sole come se scivolassero in discesa, da qui il nome popolare di salita/discesa. Dalla possibile causa del fenomeno si deve tuttavia escludere il magnetismo in quanto tale comportamento anomalo riguarda indistintamente qualsiasi tipo di materiale, dagli oggetti metallici a quelli plastici, compresa l’acqua. Il sito dunque ha suscitato talmente tanta curiosità e interesse nel corso del tempo ...
... da essere stato inserito a pieno titolo nelle guide dei luoghi più misteriosi d’Italia. Peraltro, di posti simili sembrano essercene anche molti altri sparsi nelle varie regioni del mondo e solo in Italia ne sono stati identificati almeno altri due, uno nella frazione di Montagnaga a Baselga di Pinè (prov. Di Trento) e l’altro presso Roccabruna (prov. di Cuneo).
La prima segnalazione In Italia la storia delle salite/discese saltò alla ribalta delle cronache nel 1978 quando uno studente universitario denunciò il caso a diversi giornali. Il giovane dopo aver lasciato la sua automobile senza freno di stazionamento lungo la strada che collega Ariccia a Rocca di Papa notò con stupore che la sua macchina stava lentamente scivolando in salita! Da allora, la manifestazione del fenomeno divenne nota a tutti.
Anomalia gravitazionale o banale illusione ottica? Da quando gli esperti del settore corsero ad occuparsi del caso a seguito dell’interessamento dell’opinione pubblica, il mistero delle salite/discese sembra essere stato completamente risolto. La spiegazione ufficiale di questo insolito fenomeno sarebbe stata trovata infatti in una banalissima illusione ottica prodotta dal particolare "gioco di prospettive" presente lungo tratti di strada come quello di Ariccia. Una interpretazione questa che nonostante provenga unanimemente da molteplici autorevoli fonti (tra cui il CICAP presieduto dal noto divulgatore scientifico Piero Angela), una volta esaminata a fondo, risulta essere assolutamente priva di fondamento scientifico. E anche se la teoria dell’illusione ottica è l'unica a trovare ingresso sui grandi canali d’informazione in qualità di spiegazione condivisa da tutti gli esperti accademici più illustri e blasonati, il presente lavoro di approfondimento cerca di spiegare diversamente la reale natura del fenomeno. L’attenta disamina critica della letteratura scientifica ufficiale sul caso delle salite/discese, unitamente ai risultati delle sperimentazioni condotte in loco dal sottoscritto, sono infatti in grado di evidenziare sia le incredibili lacune quanto l’intollerabile approssimazione con cui il mondo scientifico accademico ha trattato una questione del genere.
La posta in gioco Come comprenderanno gli astrofisici, se ciò che avviene in luoghi come Ariccia non è ascrivibile nel calderone delle illusioni ottiche significa che abbiamo per le mani una sorta di “mela di Newton”. Conoscere infatti la definitiva soluzione del mistero è una questione di straordinaria importanza poiché se venisse dimostrato ufficialmente che si tratta di una vera e propria anomalia gravitazionale, il suo studio e la sua comprensione rivoluzionerebbero completamente l’attuale legge della gravitazione e con essa il futuro tecnologico del genere umano. In ballo inoltre c'è sia la confutazione di una delle teorie scientifiche più accreditate in assoluto, quanto il prestigio del "mostro sacro" della scienza ufficiale che l’ha concepita, Albert Einstein.
Gli studi e le conclusioni dei comitati accademici Per cercare di capire come stanno realmente le cose è quindi indispensabile conoscere innanzitutto le argomentazioni addotte a sostegno della teoria ufficiale dell’illusione ottica e la loro confutazione logica per passare poi all’esame di esperimenti pratici che dimostrano l’effettiva presenza di una anomalia gravitazionale sull’ormai celebre tratto stradale di Ariccia.
I plastici dell’Università di Padova Gli esperti del CICAP (Comitato Italiano di Controllo sulle Affermazioni del Paranormale), una associazione presieduta dal popolare divulgatore scientifico Piero Angela ritiene di avere dimostrato da tempo che le c.d. salite/discese sono solo il frutto di banali illusione ottiche prodotte da particolari condizioni di prospettiva. E per convincere il pubblico della validità di questa spiegazione gli esperti del comitato hanno condotto numerosi sopralluoghi nei siti interessati dall'anomalia (ad es. Montagnaga in Trentino e Ariccia vicino Roma) arrivando persino a far realizzare dei plastici dimostrativi dalla facoltà di Psicologia dell'Università di Padova. I modellini fatti approntare allo scopo mettono quindi in risalto il fatto che quando una strada è caratterizzata da una moderata pendenza in discesa ed è poi seguita da una lievissima discesa, l’occhio umano tende a percepire (ingannato dal gioco di prospettiva) quest’ultima come una salita. Tuttavia una simile deduzione non tiene conto della circostanza che la c.d. salita/discesa di Ariccia viene percepita come salita anche quando escludiamo dal nostro campo visivo sia la discesa precedente che quella successiva.
Le prove presentate dal Cicap per sostenere la tesi dell'illusione ottica Le conclusioni del CICAP qui esposte si basano sui risultati dell’indagine “scientifica” svolta da Gianni Camoretto che troviamo riportata nelle seguenti pagine web del loro sito :
http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=100247
La prova empirida del "paraocchi" Gianni Camoretto - Basterebbe limitare la propria visuale con le mani per convincersi che si tratta solo di una banale illusione ottica.
L’obiezione: Limitando la visuale con le proprie mani non si ottiene nessun risultato scientificamente idoneo a determinare "alcun che". In primis perché in presenza di una anomalia gravitazionale il nostro senso dell’equilibrio viene automaticamente rimodulato in modo da farci percepire il senso orizzontale in modo completamente alterato rispetto all’ordinario. E in secundis, in quanto senza poter contare sull'ausilio di riferimenti esterni qualsiasi ristretto punto dello spazio in lieve pendenza osservato isolatamente ci potrà apparire allo stesso tempo una salita, un piano o una discesa.
La prova delle livelle G. C. - Posizionando delle livelle sulla salita apparente la bolla ad olio dello strumento ci confermerà inequivocabilmente che si tratta in realtà di un piano inclinato in discesa.
L'obiezione: Utilizzare i tradizionali strumenti di misurazione dell'inclinazione del piano come livelle, fili a piombo o teodoliti per escludere una anomalia gravitazionale è palesemente assurdo. In presenza di un eventuale anomalia gravitazionale infatti la livella e tutti gli altri sistemi di misura gravitometrici non faranno altro che indicarci il "piano" che risulta secondo le condizioni gravitazionali del luogo.
La prova del "Teodolite" fuori campo G. C. - Per evitare qualsiasi possibile interferenza gravitazionale anomala, durante la misurazione del piano il teodolite è stato disposto in un punto “sufficientemente lontano”. L'obiezione : Ma come avrebbe fatto il sig. Camoretto a stabilire quale fosse un "punto sufficientemente lontano” da non potere essere influenzato dalla presenza di un eventuale campo anomalo? Sarebbe quindi interessante capire esattamente quale distanza ha utilizzato per effettuare la misurazione visto che non lo spiega. E’ infatti chiaro che nel caso di una lieve anomalia gravitazionale questa potrebbe essere individuata dall’occhio umano solo nei tratti in cui la situazione è evidente. E cioè solo dove una salita si comporta (dal punto di vista gravitazionale) come una discesa e viceversa. In tutte le altre ipotesi invece (ovvero situazioni di piano o di discesa dove la spinta gravitazionale anomala segue la direzione di pendenza ordinaria) è praticamente impossibile da rilevare ad occhio nudo. Se ad esempio attraversassimo una discesa dove l’ordinaria spinta gravitazionale verso il basso fosse leggermente diversa dal normale non potremmo accorgercene. Peraltro, è anche ovvio che per l’ipotesi di una anomalia gravitazionale è del tutto improbabile che essa si manifesti esclusivamente nella ristrettissima area dei 200 metri dove è individuabile ad occhio nudo. La prova dell'equilibrio umano G. C. : Nelle c.d. salite/discese se ci fosse veramente un'anomalia gravitazionale non potremmo percepirla in quanto le membrane dell’orecchio interno che presiedono alla regolazione dell’equilibrio si uniformano alla situazione gravitazionale presente nell’area. L'obiezione : Pur essendo assolutamente vero che il senso dell’equilibrio umano si adatta automaticamente al tipo di piano gravitazionale presente nell’ambiente, il problema in questo caso scaturisce proprio dal fatto che in tali luoghi esiste un palese contrasto tra percezione gravitazionale e percezione visiva. La prova logica G. C. - “Di fronte a questo fenomeno, la domanda che istintivamente ci si pone è: come mai l’acqua va in salita? Cosa la spinge in su? Difficilmente ci si pone un’altra domanda, molto più pertinente: come mai noi sentiamo quella direzione come “salita”? Come mai la forza che spinge l’acqua non spinge anche noi?” L'obiezione : Camoretto afferma che la forza anomala spinge l’acqua ma non noi. Tuttavia basta recarsi in loco per toccare con mano il fatto che correndo in salita si percepisce meno fatica che procedendo in discesa.Le critiche di un docente e le recenti giustificazioni del CICAP Nonostante siano passati molti anni da quando il CICAP ha ricevuto le prime obiezioni sul suo metodo di indagine scarsamente scientifico, solo di recente alcuni luminari del comitato hanno ritenuto doveroso presentare qualche pubblica giustificazione. Qualcuno si sarà chiesto le ragioni di questo grave ritardo ma il motivo di un simile comportamento è molto semplice da spiegare e non bisogna scavare profondo per scoprirlo. Le giustificazioni del CICAP (come ammesso dallo stesso autore del comitato) arrivano infatti solo a seguito dell’interessamento del Professor Massimo Ferri, un docente universitario dell’ateneo di Bologna . Insomma è come dire che l’autorevole comitato risponde solo a persone referenziate che possono “far troppo rumore indesiderato”. Pertanto, nel suddetto articolo di rettifica pubblicato dal CICAP (citaz. Gianni Camoretto, http://www.cicap.org/new/articolo.php?id273455 ) possiamo finalmente leggere quanto segue: “Massimo Ferri ci scrive: Una livella non misura una pendenza geometrica, cioè da che parte stia la maggiore o minore quota sul livello del mare; misura solo da che parte tira, in quel punto, la forza di gravità. Per fortuna di solito le due cose coincidono! Ma in questo caso si sarebbe dovuto smascherare (o constatare) una pretesa anomalia gravitazionale. E’ del tutto naturale che il liquido all’interno della livella si comporti come l’acqua versata dai poco ecologici turisti, quindi l’esperimento non dice proprio niente! ”. Ciò premesso, si fa presente che l’intervento del professor Ferri segue a quello di molti altri che sono rimasti pubblicamente lettera morta, compreso quello del sottoscritto inviato via e.mail lo scorso anno al sig. Luigi Garlaschelli , uno dei più illustri esponenti dell’associazione. L’articolo di rettifica in questione prosegue poi proprio con una constatazione del mio insigne interlocutore epistolare del CICAP, L. Garlaschelli, il quale afferma: “L’obiezione ci venne fatta subito, e io ripetei le misurazioni, questa volta con un teodolite posto lontano dal tratto incriminato. Sempre stando lontano dal tratto, venne confrontato il parallelismo tra due fili a piombo, uno sul tratto, l’altro lontano dal tratto ” . Tuttavia, come è facile constatare anche questa risposta non segue alcuna logica o rigore scientifico in primis perché sia il filo a piombo che il teodolite ricavano il piano orizzontale dalla forza gravitazionale e in secundis perché il sig. Garlaschelli non specifica affatto cosa intende esattamente per “lontano dal tratto incriminato”. Non sarebbe forse stato più serio utilizzare un sistema di misurazione non gravimetrico e in caso contrario specificare almeno il punto esatto da cui dichiara di avere effettuato i suoi rilievi? Dai risultati ottenuti dal sottoscritto con metodi di esame alternativi infatti la zona interessata dal fenomeno non risulta essere confinata a quella percepibile ad occhio nudo, ma è molto più estesa. Garlaschelli poi, incalzato dalle pressioni di un forum del CICAP in cui i partecipanti richiedevano il responso di un altimetro satellitare, è giunto ad affermare quanto segue: “un gps differenziale professionale è uno strumento caro e difficile da usare ”. Forse ho capito male? L’affitto e l’uso di un altimetro gps professionale è forse al di sopra delle possibilità finanziare e delle competenze tecniche degli esperti di un così autorevole comitato?
L’unico test pertinente menzionato dal CICAP non è stato ancora compiuto Garlaschelli infine ha spostato la sua attenzione su di un altro tipo di prova questa volta interessante: “La soluzione più ovvia è quella di riferirsi alle stelle fisse. Un sestante misura l’altezza di una stella con pochi primi d’arco d’accuratezza, cioè con una precisione decine di volte maggiore di quella della pendenza della strada, riferendola alla verticale del luogo (inclusa quindi la gravità anomala). Qualsiasi buon programma di astronomia ci fornisce l’altezza prevista di una stella alle coordinate geografiche del luogo (che possiamo ricavare da una cartina o da google), e quindi riferite al geoide standard. Se le due altezze sono ugulai anche le due verticali, media e locale, sono le stesse, e quindi la bolla misura correttamente la direzione della salita ”. L’intervento si è poi concluso con l’impegno ad effettuare queste misure in un prossimo futuro con la promessa del CICAP che ci avrebbero tenuti informati. L’articolo in questione risale all’8 novembre 2007. Va precisato inoltre che l’attendibilità e l’accuratezza di questo tipo di verifica è condizionata oltre che dalle modalità di esecuzione anche dalla assoluta precisione dei dati e delle coordinate di riferimento.
La prima prova che andava eseguita Le commissioni di esperti che si sono occupate del caso Ariccia, a rigor di logica avrebbero dovuto effettuare come prima prova scientifica un test con un altimetro satellitare professionale e altri strumenti o metodi d’indagine non perturbabili da eventuali anomalie gravitazionali . Tuttavia ciò non è mai stato fatto. Non solo, spesso invece di cercare di dare una veste più dettagliata e approfondita alle palesi lacune delle indagini accademiche svolte sino ad ora, giornalisti ed esperti sembrano gareggiare nel porre in ridicolo chiunque si manifesti critico verso le conclusioni ufficiali. Non di rado infatti, oltre a non rispondere alle legittime domande mosse dagli scettici più razionali della teoria dell’illusione ottica, il Cicap ironizza pesantemente sugli autori delle critiche associandoli indirettamente a coloro che vedono influenze di streghe o di alieni dappertutto. Ecco ad esempio come tratta l’argomento uno degli esperti del summenzionato comitato in un articolo del CICAP intitolato “La salita “stregata” di Ariccia”: “Poi ho parcheggiato il mezzo a lato della strada, nella zona della conca, e ho preso “l’inclinometro a gravitoni differenziati”, una mia personale invenzione assemblata utilizzando tecnologia aliena…….messo da parte l’inclinometro a gravitoni differenziati ho fatto ricorso al un mezzo meno tecnologico ma in compenso molto più pratico, una semplice bolla da falegname della lunghezza di 60 cm ” (citaz. Articolo Cicap http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273207 ). Personaggi come Piero Angela (Presidente del CICAP) poi, pur disponendo dei necessari mezzi finanziari per far svolgere una seria indagine sulla questione si è limitato a fornire ampio risalto alla farraginosa teoria della illusione ottica propagandata dal suo comitato. Sono anni infatti che ricercatori indipendenti e privati cittadini si interrogano sulla validità della spiegazione ufficiale del fenomeno con domande che non hanno ancora trovato alcuna risposta e che meritavano quantomeno di essere menzionate.
Risultato: la teoria dell’illusione ottica non ha alcun fondamento scientifico La teoria dell’illusione ottica quindi non può dirsi confermata da nessuna delle prove eseguite dai ricercatori ufficiali, e ciò in quanto nessuna di esse è idonea ad escludere la presenza in loco di una anomalia gravitazionale, dando l’impossibilità di questa ipotesi semplicemente per scontata.
Alcuni legittimi interrogativi
- Perchè il CICAP nel condurre le sue indagini di accertamento non ha utilizzato tecniche realmente idonee a dimostrare o a confutare la presenza di una anomalia gravitazionale?
- E' veramente possibile che nessuno scienziato accademico si sia mai accorto dello scarso valore logico investigativo degli studi condotti sino ad ora? E' veramente credibile sostenere la buona fede degli esperti che hanno prodotto simili verifiche?
- Esiste inoltre un buon motivo per cui gli esperti della scienza ufficiale possano avere interesse a celare al pubblico l’effettiva esistenza di anomalie gravitazionali di questo tipo?
Le ombre sulla ricerca accademica Tanta inerzia e superficialità d’indagine potrebbe allora avere a che fare con la difesa dogmatica e faziosa dei principi esposti nella relatività generale? L'attuale teoria gravitazionale contempla infatti la gravità come una curvatura geometrica dello spazio mentre ove venisse dimostrata l'esistenza di simili anomalie gravitazionali, la gravità dovrebbe essere completamente riconsiderata e riqualificata come un campo di forza . In tal caso però si assisterebbe ad una rivoluzione di tipo copernicano nel mondo dell'astrofisica e gli scienziati sarebbero costretti a riprendere in considerazione anche alcune vecchie teorie. Le uniche cioè idonee a spiegare cosa è realmente la gravità. Le principali conseguenze di una simile rivoluzione scientifica sarebbero un enorme progresso della fisica e l'avvento di nuove straordinarie tecnologie. E ciò in quanto la gravità intesa come un campo di forza comporta implicitamente che questa può essere perturbata sia da particolari condizioni naturali (come appunto nel caso delle salite/discese) che dall’uomo in maniera completamente controllata e artificiale.
Come “scovare” la presenza di una anomalia gravitazionale Esiste un modo semplice e alla portata di tutti in grado di dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio la reale inclinazione geometrica di un piano interessato da una anomalia gravitazionale? In realtà, ancora prima di ricorrere ad altimetri satellitari e ad accurati calcoli delle coordinate astronomiche rispetto al luogo in questione, poteva essere stata effettuata la prova seguente:
“A” Tavola su piano perfettamente orizzontale “B e C” Proiezione degli angoli a 90° ricavati dalla tangente sul piano orizzontale.
Se poniamo una tavola su un piano orizzontale e poi tracciamo delle rette dalle sue estremità ricaveremo due linee perfettamente verticali al piano gravitazionale (Fig.1). Basculando poi la tavola “A1” da un lato e dall’altro otterremo invece delle pendenze. Quindi, nel caso decidessimo di sollevare il piano originario della tavola verso l’alto dal lato della retta “C1” otterremo un piano ascendente in tale direzione e un piano discendente in direzione del lato “B1” (Fig.2).
Misurando quindi il semplice spostamento della retta obliqua C1 rispetto alla tangente perfettamente verticale della retta C sapremo determinare con certezza di che tipo di pendenza si tratta e verso quale direzione si sviluppa (ovvero da che parte dirige in discesa e da quale parte va in salita).
La retta A – A2 disegna un piano perfettamente orizzontale. Le rette A – A1 e A – A2 disegnano rispettivamente una retta verticale e una retta orizzontale che insieme formano un angolo a 90° sul piano. La retta AE (che in questo caso rappresenta la tavola che poggiamo idealmente su un piano di cui non conosciamo la pendenza) e la retta AD (che immaginiamo essere la proiezione laser dell’angolo a 90° ) disegnano invece un angolo retto a 90° inclinato alla destra della verticale perfetta A1 . Da ciò se ne ricava che il piano AE è in discesa verso il punto A ed in salita in direzione del punto E . La posizione delle due rette è infatti in stretta relazione e conoscendo l’inclinazione di una sapremo anche l’esatta direzione di pendenza dell’altra.
La soluzione del caso Ariccia
Nel caso di Ariccia dove si sospetta la presenza di una anomalia gravitazionale dobbiamo procedere ad un confronto a distanza tra la retta verticale che possiamo tracciare partendo dall’angolo a 90° della tavola (che avremo posizionato in loco), e la retta verticale visibile nel “crocicchio graduato” di un telescopio regolato per essere perfettamente “in bolla” da una distanza di almeno 1km. Il tracciamento della retta verticale dall’angolo a 90° della tavola può essere effettuato utilizzando un proiettore laser verde professionale (un comune puntatore laser da dimostrazioni astronomiche capace di una portata di molti km). L’esperimento potrà così essere eseguito in due modi;
- Posizionando la tavola su di un cavalletto regolato secondo il piano orizzontale indicato dalla livella a bolla.
- Posizionando la tavola direttamente in terra dove la bolla della livella indica discesa.
Una volta collocato il laser sulla tavola basterà poi misurare l’inclinazione del suo raggio di proiezione rispetto alla retta perfettamente verticale indicata dal telescopio “in bolla” su treppiedi. Il punto di misurazione dovrà essere ubicato come anzidetto ad almeno un km di distanza e in modo da poter ottenere una visuale parallela alla posizione della tavola.
La scoperta dell'anomalia gravitazionale Seguendo tale metodica ho così potuto verificare che se l’osservazione della traiettoria laser viene effettuata in loco, quest’ultima pare confermare quanto indicato dalla livella a bolla proprio come se si trattasse effettivamente di una illusione ottica. La situazione però cambia radicalmente quando osserviamo la direzione di pendenza del raggio da grande distanza. Ciò accade in quanto le membrane dell’equilibrio umano presenti nell’orecchio interno funzionano come una normale livella, adattandosi cioè al piano orizzontale indicato dalla forza gravitazionale. Pertanto, dal confronto incrociato dei dati forniti dalla osservazione della pendenza della tavola posta lungo il tratto stradale in questione e i dati ricavati dalle rilevazioni a distanza, è emersa una oggettiva discrepanza che dimostra l’esistenza di una anomalia gravitazionale. In sostanza la misurazione dell’obliqua del raggio di proiezione laser risulta indicare una salita all’osservatore a distanza laddove indica una discesa all’osservatore in loco.
A sin. una delle tavole usate per la sperimentazione mentre viene posizionata sulla salita di Ariccia e a destra una foto integrale della stessa.
Il raggio laser spesso non rimane impresso nelle fotografie notturne.
Che cosa succede in quella zona? Normalmente l’attrazione gravitazionale si manifesta seguendo una direttrice perfettamente verticale dall’alto verso il basso. Ad Ariccia invece la traiettoria di attrazione gravitazionale verso il centro della terra è leggermente obliqua e quindi produce l’effetto di trascinare la massa dei corpi in una direzione mentre sviluppa una certa resistenza nella direzione opposta. Ciò fa si che la lieve salita geometrica che si trova proprio nella direzione della forza attrattiva si comporti dal punto di vista gravitazionale come una discesa.
A; direttrice dell’attrazione gravitazionale ordinaria (perfettamente perpendicolare).
B; direttrice dell’attrazione gravitazionale di Ariccia rispetto alla salita.
C; il piano della salita rispetto al vettore gravitazionale
Esemplificazione grafica del fenomeno
Se un soggetto “A” si trovasse a percorrere un lieve tratto di pendenza in salita interessato da una forza di attrazione gravitazionale obliquo di tipo “B”, verrebbe trascinato verso l’alto “C” e quindi la salita, dal punto di vista gravitazionale si comporterebbe come una discesa. E ciò è esattamente il fenomeno che si verifica ad Ariccia.
Un pallone “B” lanciato in aria “A” sulla salita/discesa di Ariccia viene trascinato verso l’alto (in questo caso a destra) dall’obliquità “C” della forza gravitazionale. La stessa cosa accade se versiamo dell’acqua in terra o lasciamo una automobile “D” in folle.
Viceversa, quando un soggetto procede in discesa percepisce una lieve resistenza dovuta all’obliquità della forza gravitazionale che lo spinge in dietro (in questo caso a destra).
Il comportamento delle livelle sulla famosa salita/discesa
Lo schema indicato nella figura rappresenta il confronto incrociato tra il comportamento di una livella “in bolla” (A) posizionata in un luogo ordinario (c) e una livella messa “in bolla” ad Ariccia (B). Nella ricostruzione grafica della fig.4 vediamo che la livella B rimane leggermente obliqua, sfalsando così la normale percezione gravitazionale rispetto alla geometria del territorio. La gravità ordinaria infatti si sviluppa seguendo direttrici perfettamente verticali mentre nel caso di Ariccia queste ultime risultano essere leggermente inclinate verso la salita. Ciò produce un debole “effetto trascinamento” in direzione della salita e un debole “effetto resistenza” procedendo in direzione della discesa.
Come illustrato nella figura 5 in maniera da risultare evidente, l’inclinazione della direttrice di attrazione gravitazionale (nel caso di Ariccia) è superiore (in alcuni casi pari) alla pendenza del terreno (entrambi di lieve entità) e pertanto determina il curioso fenomeno visibile nella salita/discesa più famosa d’Italia. Tuttavia, se l’inclinazione della salita fosse maggiore dell’inclinazione della verticale gravitazionale anomala nessuno potrebbe accorgersi del fatto.
Simulazione grafica della visuale durante gli spostamenti di quota dall’obiettivo Un soggetto che si allontana dall’orizzonte dell’osservatore procedendo in salita, salirà gradualmente in altezza finendo così per elevarsi di quota rispetto a questo. Viceversa, se lo stesso soggetto procedesse in discesa è chiaro che scenderebbe progressivamente di quota. Ponendo quindi una macchina fotografica sulla salita (dove dovrà essere messa “in bolla”) e coprendo lo spettro visivo della parte più bassa dell’obiettivo (la percentuale esatta della visuale da oscurare dipende dall’altezza dell’inquadratura), vedremo il soggetto che scende, sparire gradualmente dietro la zona oscurata (fig. 6 – area delimitata dalla lettera D).
IN DISCESA
Fig. 6
IN SALITA
Oscurato parzialmente l’obiettivo (perfettamente orizzontale) della macchina fotografica A verso il basso (ad es. per il 60%) e inquadrando l’oggetto (B) mentre si allontana lungo la discesa (F) lo si noterà sparire lentamente dall’inquadratura. Ciò accade in quanto lo spettro visivo di (A) è limitato all’angolo di visuale (E) che va dal centro dell’obiettivo verso l’alto mentre l’oggetto (A) allontanandosi dalla macchina fotografica scende gradualmente di quota (fig.7). Per l’ipotesi di una salita invece vedremmo accadere l’esatto opposto con l’oggetto (B) che allontanandosi dall’obiettivo salirebbe di quota divenendo così sempre più visibile nell’inquadratura. Se si verifica un fatto del genere anche nel discusso tratto di Ariccia dove si dice esista solo una illusione ottica, significa che in realtà la discesa (e la corrispettiva salita nel senso di marcia inverso) è effettivamente tale. In tal caso quindi saremo in presenza di una ulteriore conferma della presenza di una anomalia gravitazionale.Note: L’obiettivo della macchina fotografica è stata oscurato verso il basso per il 60% (tuttavia è sufficiente il 50-55%) del suo spettro visivo al fine di escludere le alterazioni dell’immagine e della percezione della direzione del piano. In realtà infatti, se si pone la macchina fotografica sulla salita della strada statale con la visuale rivolta sul lato discesa, il piano orizzontale indicato dalla bolla non corrisponde affatto a quello ordinario ma è leggermente inclinato verso il basso (Fig.8).
Lo svolgimento della prova fotografica Una macchina fotografica professionale è stata posta su un cavalletto secondo il piano orizzontale indicato dalla livella a bolle nella sommità della salita che gli esperti del CICAP affermano essere in realtà una discesa. Successivamente è stato oscurata come anzidetto la parte bassa dello spettro visivo della macchina fotografica. Infine, una ragazza è stata fatta scendere nel senso di marcia che l’occhio umano percepisce come una discesa. Cosa è successo? La ragazza, è progressivamente scomparsa sotto l’obiettivo proprio come previsto nella simulazione grafica (Fig.6) e le seguenti foto lo dimostrano:
Fig. A
Fig.B
Fig.C
Fig.D
Fig.E
Fig.F
Fig.G
Fig.H
Fig.I
Fig. L
Fig.M
Fig.N
Fig.O
Fig.P
Fig.Q
Fig.R
Il responso ambiguo dell’altimetro satellitare commerciale
Come noto gli altimetri satellitari in vendita con un prezzo accessibile a tutti non dispongono di unaprecisione di misurazione idonea per questo tipo di verifiche. Gli altimetri commerciali a tecnologia GPS di ultima generazione hanno infatti un margine di errore decisamente troppo elevato per potere essere presi seriamente in considerazione (può arrivare tranquillamente a 10 metri o più). Tuttavia è interessante notare che l’altimetro di uno dei navigatori satellitari non professionali più precisi e attendibili attualmente in commercio (modello ipaq HP 314) sembra in grado di rilevare la salita di Ariccia. Dopo avere effettuato decine di prove (in cui ho visto attribuire diversi metri di quota agli stessi punti) ho quindi potuto constatare che pur variando spesso il valore di quota in un range compreso tra i 5 e i 7 metri, da un punto di vista statistico l’altimetro indicava nella stragrande maggioranza dei casi una quota più alta all’apice della salita e una quota più bassa nel punto del suo inizio. Per effettuare questo tipo di misurazioni ho atteso un paio di minuti in posizione di stazionamento sulle due quote di maggior interesse (quella più alta e quella più bassa) al fine di consentire all’altimetro di stabilizzarsi e ricavare una media tra una prova e l’altra. Alla fine, di questo test l’unico dato interessante era appunto la frequente individuazione di una quota più alta nella sommità della salita (fig. 9 – fig.10) e quindi pur trattandosi di un dato puramente statistico (e in alcun modo probante) ho ritenuto opportuno inserirlo in questa ricerca per fornire il massimo delle informazioni possibili a riguardo.
Fig. 9 - L'altimetro satellitare commerciale si è stabilizzato a 633mt di quota al vertice della salita.
Fig. 10 - Il GPS indica 628mt di quota nel punto più basso della salita
Le caratteristiche della salita/discesa di Ariccia
Il tratto stradale in cui è visivamente percepibile il fenomeno è di soli 200 metri mentre secondo i miei calcoli il dislivello totale della pendenza è di circa 2 metri. Trattandosi quindi di una salita molto poco pronunciata (un cm per metro) è sufficiente una lieve distorsione della verticale gravitazionale per dare origine al fenomeno di trascinamento.
Manifestazione e dinamiche dell’anomalia
Per eseguire le sperimentazioni sono stato costretto a recarmi ad Ariccia decine di volte e durante tutti questi sopralluoghi mi sono accorto che l’anomalia si manifesta con una intensità variabile. Notai cioè, che in alcuni giorni, le autovetture lasciate in folle lungo la salita dai curiosi risalivano molto più rapidamente che in altri. Altre volte invece l’anomalia era appena percettibile e le macchine dei “turisti dell’insolito” rimanevano quasi completamente ferme. Chiesi allora maggiori informazioni in merito a ciclisti e passanti del posto ricevendo conferma alle mie osservazioni. Ulteriori indizi li trovai poi nel lavoro d’indagine svolto nel 1976 da Andrea Quintini, Domenico Moroni e Pietro Montedoro (citaz. “Guida ai luoghi misteriosi d’Italia”, 2003, Umberto Cordier, ediz. Piemme, pp. 204-205) , un team di ricercatori indipendenti che effettuarono alcune preziose misurazioni presso un'altra salita/discesa italiana ubicata nel Comune di Filattiera (MS). Potei così constatare che anche nella relazione (ora conservato nell’archivio fiorentino) definitiva di questo studio veniva menzionato il curioso variare dell’intensità dell’anomalia. Decisi quindi di effettuare il seguente test sulla salita di Ariccia;
Il test
Posizionai una livella in diversi punti del tratto autostradale anomalo contrassegnandone la sagoma sull’asfalto con un pennarello bianco indelebile e poi fotografai la posizione esatta della bolla. In seguito tornai diverse volte sul posto per rimettere la livella in sagoma e documentare così eventuali spostamenti di pendenza. Quando infine confrontai le foto mi accorsi che la stessa livella, posta nello stesso luogo, nella stessa posizione indicava pendenze più o meno accentuate a secondo dei giorni in cui era stata effettuata la fotografia. L’intensità del campo anomalo quindi sembra essere variabile per circostanze che restano ignote. Il suddetto test tuttavia può essere considerato solo un indizio ancora tutto da confermare dagli esperimenti e dalle indagini che seguiranno a quanto esposto nel presente dossier. Lo spostamento della bolla nella livella infatti può essere dovuto alla semplice deformazione del suolo prodotta dal passaggio dei mezzi pesanti e dalla temperatura dell’asfalto. L’utilità di simili prove risiede quindi esclusivamente nel fatto di spronare la ricerca a proseguire negli accertamenti con tecniche più rigorose.
Gli esperimenti ancora da realizzare
Uno dei test che potrà dimostrare ulteriormente sia la presenza dell’anomalia gravitazionale quanto la natura variabile della sua intensità sfrutta le proprietà dei gas. Alimentando infatti un tubo (posizionato perfettamente in bolla) con del gas (sufficientemente pesante da essere perturbato dall’attrazione gravitazionale durante la salita) dal basso verso l’alto, è possibile prevedere che quest’ultimo salirà rapidamente di quota deviando leggermente verso la direzione in cui spinge la direttrice obliqua della forza gravitazionale anomala. In tal caso sarà quindi sufficiente creare una biforcazione nella parte più alta del tubo per raccogliere il gas in due contenitori differenti per poi misurare la quantità di gas raccolta nel primo (A) e nel secondo (B). Tale strumento dovrà essere collocato in loco avendo cura di disporre un serbatoio in direzione della salita “ottica” e l’altro perfettamente parallelo ad esso nel senso della discesa “ottica” come mostrato nella figura 13. Il variare della quantità di gas immagazzinata da ciascuno dei contenitori sarà in grado di documentare la differente intensità dell’anomalia nel corso del tempo (Fig.13).
La direzione di salita dei palloncini a gas
Lo stesso tipo di principio dimostrativo può essere applicato a dei semplici palloncini a gas posti all’interno di un contenitore in plexiglass trasparente (messo perfettamente in bolla) che avrà la funzione di isolarli da perturbazioni ambientali come il vento e al contempo arrestare la loro corsa nella direzione esercitata su di essi dal vettore gravitazionale (fig.14). I palloncini con ogni probabilità, salendo in verticalmente di quota si sposteranno leggermente verso destra (ovvero in direzione della salita “ottica”) dimostrando in questo modo “l’effetto trascinamento” prodotto dalla obliquità della forza gravitazionale.
Cosa è veramente la gravità?
Secondo la scuola di pensiero attualmente dominante la gravità non è affatto un campo di forza ma il risultato della curvatura geometrica dello spazio. Tale impostazione dottrinaria venne elaborata da Albert Einstein con la relatività generale, una teoria secondo cui non solo esiste lo spazio assolutamente vuoto ma quest’ultimo sarebbe persino in grado di curvarsi. E pur trattandosi di una teoria posta a fondamento della fisica moderna, ormai non è più possibile ignorarne le palesi contraddizioni. In primo luogo perché la moderna fisica quantistica ha dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio come il vuoto assoluto in realtà non esiste (c.d. vuoto quantico) e come in determinate condizioni manifesti addirittura la sua energia (c.d. effetto Kasimir). In secondo luogo perché se la logica non è una opinione, lo spazio vuoto non può avere proprietà geometriche per definizione. Del resto, ad accorgersi dei “segni dell’età” della teoria della relatività (in particolar modo riguardo al concetto di gravità) ci sono spesso anche dei luminari del mondo accademico più ortodosso. Tra questi ultimi possiamo citare ad esempio il premio Nobel per la fisica Robert Laughlin, il quale nel suo recente volume “Un Universo diverso” ha messo espressamente in risalto (seppur tra equilibrismi diplomatici) la manifesta illogicità del concetto di curvatura geometrica dello spazio vuoto come spiegazione della gravità. Pertanto, se gli studiosi accademici “fuori dal coro” avessero un po’ più di coraggio per lasciare da parte i dogmi e tornare ad indagare sulla reale natura della gravitazione come campo di forza, l’anomalia gravitazionale di Ariccia è pronta ad aprirgli la strada.
Marco Pizzuti (Primus)
Alcuni video in merito: http://www.youtube.com/watch?v=tebuEwlCEHE http://www.youtube.com/watch?v=fDu3BzdYlSI http://www.youtube.com/watch?v=81v6HCnSPmM http://www.youtube.com/watch?v=0k3fmJT9TfE http://www.youtube.com/watch?v=YyJuRtw5g5M