Quattro anni fa Beppe Grillo era incazzato, era acido, era forse anche profondamente demoralizzato.
Dopo la grande impennata dei primi anni, con il successo dei "V-Day", le forze politiche avevano intuito il pericolo rappresentato da Grillo, e si erano coalizzate contro di lui, riuscendo ad appiccicargli addosso - con la compiacenza dei media a loro asserviti - la peggiore etichetta possibile: "antipolitica".
In un attimo, sembrava tutto finito. Il sistema si era accorto del corpo estraneo, ed aveva scatenato la reazione immunitaria per espellerlo al più presto, prima che contagiasse tutto l'organismo.
Nel 2009 scrivevamo: "Fa male al cuore vedere Grillo che parla oggi alla piazza, con la stessa grinta di prima, ma con un sapore completamente diverso nelle parole che gli escono dalla bocca. Quella che ieri era la rabbia, travolgente e propositiva, di chi crede di poter abbattere il Palazzo, oggi è la rabbia rancorosa di chi ha capito che il Palazzo lo ha fregato, che lo ha reso innocuo, e che da oggi ormai non deve più temere nulla da lui. E’ avvenuto tutto nell’arco di poche settimane, l’anno scorso, quando lo scontento popolare sollevato da Grillo rischiava di raggiungere la famosa “massa critica” da cui non c’è più ritorno. A quel punto tutti i giornalisti, i politici, gli industriali, i personaggi pubblici, e chiunque sentisse in qualche modo minacciati i propri privilegi da questa ondata di furia popolare, si sono instintivamente compattati in una muraglia d’acciaio contro la quale lo sperone di Grillo si è frantumato in mille pezzi. In quel periodo non trovavi un'anima disposta a spendere una sola parola per lui. Grillo stesso, probabilmente spiazzato da questa reazione compatta e virulenta, ......non ha saputo rilanciare, e si è chiuso in un rancore che sembrava indicare l'inizio della fine. Beppe Grillo infatti è un comico, non è un attore, e non è capace di fingere che tutto vada bene quando non è vero. E’ lui stesso a riconoscere, traboccante di amarezza, che “oggi siamo in una piazza dove Previti ci guarda, agli arresti domiciliari, e se la sta ridacchiando”. E’ lui stesso a dire “Noi siamo quelli che alla catastrofe ci arrivano con ottimismo”, dipingendo un’immagine dell’Italia che purtroppo non sorprende più nessuno."
Ma evidentemente c'era qualcosa di più profondo che covava in lui: c'era la consapevolezza di avere comunque ragione, e questa diventa una forza inarrestabile quando si unisce alla consapevolezza di non avere nulla da perdere. Come continua a ripetere Grillo nel suo tsunami-tour, "io potevo starmene tranquillamente a casa mia, in pantofole, e vivere sereno il resto dei miei giorni".
Invece non lo ha fatto. Grillo è uscito dalla sua amarezza ed è ripartito a testa bassa, ed in quel momento si è accorto di non essere affatto solo, poiché nel frattempo aveva creato quella rete di Meetup in tutta Italia, che ora esisteva ed era pronta a combattere con lui fino in fondo.
Quando risvegli nel cittadino la coscienza di una certa situazione, non puoi più fare marcia indietro. Quando una persona capisce una certa cosa, non puoi più pretendere che se la dimentichi. Il suo movimento esisteva già, prima ancora che gli desse ufficialmente un nome. Erano migliaia di persone oneste e pulite, in tutta Italia, che aspettavano soltanto di poter trasformare la propria frustrazione e la propria conoscenza in qualcosa di utile e costruttivo.
Ed è proprio qui che è avvenuta la grande trasformazione di Beppe Grillo. Da grande distruttore è divenuto un piccolo costruttore. Il facile populismo ha lasciato lentamente il posto ad un sano pragmatismo. Le proposte diventavano man mano più concrete, e il criterio di fattibilità iniziava a prevalere su quello della spettacolarità.
Ora la gente non vedeva più soltanto la protesta, ma iniziava ad intravvedere anche delle possibili soluzioni. Soluzioni concrete, reali, fattibili. Soluzioni che rimettono sistematicamente il cittadino al centro del problema, e gli restituiscono i suoi diritti, naturali e costituzionali, di essere umano.
Nel dicembre del 2012 scrivevamo: "Beppe Grillo sembra molto cambiato, ultimamente. Sembra aver assunto un tono nuovo, pragmatico, lucido, consapevole delle responsabilità che si è assunto, e delle potenzialità che il suo Movimento rappresenta in questo particolare momento politico."
Parallelamente alla crescita e alla definizione della sua proposta politica, c'è stato anche un ridimensionamento interiore nella figura di Beppe Grillo: il suo protagonismo personale ha lasciato il posto ad una umiltà messa al servizio del collettivo. Più il movimento cresce ed impara a camminare da solo, più Grillo sembra intenzionato a farsi da parte. Ora non cerca più l'applauso come misura del proprio successo personale - cosa decisamente non facile per un uomo di spettacolo - ma lo cerca come misura del successo delle idee che va proponendo.
A Grillo non interessa più sentirsi gridare "Beppe sei grande"- anzi sembra quasi che la cosa gli dia fastidio, a volte - mentre dimostra chiaramente la sua soddisfazione quando sente che un concetto da lui espresso è arrivato al cuore della gente.
Sono giunto a queste conclusioni dopo aver guardato su Youtube svariati comizi tenuti da Grillo nel suo tsunami-tour, ed invito tutti a fare la stessa cosa (oppure a guardare il video che segue), per arrivare a farsi un'idea più completa e documentata della grande trasformazione che ha vissuto quest'uomo negli ultimi anni.
Se anche tutto dovesse crollare, e le cose dovessero andare nel modo peggiore possibile, Beppe Grillo avrà comunque ottenuto qualcosa di importante ed irreversibile: ha mostrato a tutti che è possibile cambiare, ed ha indicato la strada per farlo.
Il resto, come dice lui stesso, sta a noi realizzarlo.
Massimo Mazzucco
Una recente intervista di Grillo alla TV svedese:
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