di Eric
Bello l'articolo di Magdi Allam sul Corsera di oggi, a commento della tragedia avvenuta a Baghdad, in cui hanno perso la vita quasi mille persone. Ben scritto.
Al di là dello stile impeccabile, però, noto alcune cose che mi creano perplessità. A cominciare dal titolo, "Una regia diabolica dietro la strage di Bagdad".
Ma come, appena consumato il "fattaccio", già si ha notizia di una regia che ha diretto le varie fasi degli eventi? E dove stava Allam, quando buttava giù l'articolo? A Baghdad a raccogliere informazioni dai testimoni della tragedia? Non credo proprio. Insiste Allam, senza ombre di dubbio: "E' il più grave attentato terroristico della Storia che ha visto la gran parte delle vittime soccombere ... ... non per gli effetti dell'attentato, ma per il panico prodotto dalla paura che esso potesse verificarsi. La strage di circa un migliaio di sciiti in Iraq è frutto di una diabolica regia di Al Qaeda che ha impiegato pochi colpi di mortaio, cibo avvelenato e provocatori di professione."
Ed io penso che, leggendo quanto riportato proprio sul Corsera da un testimone, Wahid Najam al Khafaji, invece proprio non pare che ci siano stati colpi di mortaio, né tantomeno cibi avvelenati o provocatori professionisti. Solo la paura di un possibile attentato che ha portato alla tragedia causata dall'imponenza della folla stessa.
Ma come fa, invece, Allam a parlare di provocatori professionisti? Da dove ha preso la notizia? Come l'ha verificata? Come fa a presentarcela come un "fatto"?
Però lo fa. E dalla prima pagina del più letto fra i quotidiani italiani!
Mi domando sconsolato che fine abbia fatto la cosiddetta "deontologia" professionale. Soprattutto mi rendo conto del potere manipolatorio dell'informazione. Queste stesse cose che Allam va scrivendo sul Corsera, probabilmente le andrà anche a ripetere a "Porta a Porta", presentato da Vespa come "massimo esperto" in materia di Islam. Dunque autorevole, dunque attendibile. Un parere, il suo, di cui occorre tener conto.
Concludendo questa breve riflessione sull'attendibilità di Allam, segnalo anche quest'ultima frase, sempre dallo stesso articolo: "La realtà dimostra che il 90% dei terroristi suicidi in Iraq sono stranieri e di essi il 55% sono sauditi wahabiti."
La realtà, dice Allam. Quale? Devo forse credere che sui cadaveri (presumibilmente a pezzi) degli attentatori suicidi vengano ritrovati sistematicamente i passaporti riportanti la nazionalità del kamikaze?
Però lo dice Allam, ed Allam è uomo d'onore...
Eric
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UNA REGIA DIABOLICA DIETRO LA STRAGE DI BAGDAD - CDS 02.09.05
di Magdi Allam
E' il più grave attentato terroristico della Storia che ha visto la gran parte delle vittime soccombere non per gli effetti dell’attentato ma per il panico prodotto dalla paura che esso potesse verificarsi. La strage di circa un migliaio di sciiti in Iraq è frutto di una diabolica regia di Al Qaeda che ha impiegato pochi colpi di mortaio, cibo avvelenato e provocatori di professione. È una strage che conferma come nella fenomenologia del terrorismo la devastazione psicologica abbia maggior peso della capacità di uccidere.
Una carneficina consumatasi in un clima surriscaldato e avvelenato dalla fede e dall’euforia per il «martirio», quello venerato dagli sciiti per i loro imam «martiri », quello praticato dai sunniti wahabiti che avendo condannato di eresia gli sciiti considerano legittimo il loro massacro. La realtà dimostra che il 90% dei terroristi suicidi in Iraq sono stranieri e di essi il 55% sono sauditi wahabiti. Si tratta di uno spietato regolamento di conti esploso dai primordi dell'islam tra fazioni che si rinnegano e si combattono pur facendo riferimento allo stesso Dio e allo stesso profeta Mohammad (Maometto). Ed è del tutto evidente la preminenza della dimensione politica in questo mattatoio umano dove ci si scanna per imporre il proprio «vero islam».
Questo terrorismo mira indubbiamente a destabilizzare il difficile fronte interno, sabotare il neonato processo di democratizzazione, far esplodere la guerra civile tra le molteplici etnie e confessioni che condividono l'identità nazionale irachena. Ebbene bisogna nuovamente dar atto ai dirigenti religiosi e politici sciiti di possedere un alto senso dello Stato e una profonda maturità politica nella loro determinazione a non prestarsi alla facile sollecitazione della vendetta, a non cadere nella trappola insita nell’odiosa trama del terrore che vorrebbe far appunto scatenare lo scontro interno tra sciiti e sunniti.
Dalla caduta del regime tirannico di Saddam Hussein, di cui gli sciiti insieme ai curdi sono stati le vittime predilette, i terroristi suicidi di Al Qaeda si sono fatti esplodere contro le principali moschee sciite a Najaf, Karbala e Kadhimiya, mietendo centinaia di vittime. Eppure il grande ayatollah Ali al-Sistani ha sempre chiesto che non si compissero rappresaglie contro i sunniti, nella consapevolezza che ciò consegnerebbe l'Iraq ai fomentatori dell'odio e della violenza.
Anche ieri il capo del governo, lo sciita Ibrahim al-Jaafari, ha messo in guardia dall'assecondare «il tentativo di sedizione pianificato dai predicatori dell' ingiustizia nel sangue». Detto ciò questa strage, proprio nella sua assoluta brutalità, conferma l'isolamento nel quale sono sempre più relegati i terroristi islamici.
Qui in Italia e altrove rendiamoci finalmente conto che coloro che massacrano indiscriminatamente i civili sono terroristi aggressivi, non «resistenti» reattivi. Non sono il prodotto di una guerra di occupazione «ingiusta», all'opposto sono i nemici del popolo iracheno che nella sua maggioranza è stato ben lieto di essersi liberato della dittatura e crede sempre più nella libertà e nella democrazia. Il partito dei catastrofisti si rassegni: saranno travolti, insieme ai terroristi, dalla determinazione del popolo iracheno.
Che si è dato la Costituzione più liberale e democratica del mondo arabo. Che è riuscito a rendere appetibile la partecipazione al voto ai sunniti per il referendum del 15 ottobre, dopo il boicottaggio delle legislative lo scorso 30 gennaio. E ora la speranza è che nel segreto dell'urna anche i sunniti riescano a emanciparsi dalla paura del terrorismo che ha messo radici sul loro territorio. Le questioni aperte sulla ripartizione dei proventi petroliferi e sul federalismo risulteranno più facilmente risolvibili quando verrà meno la minaccia terroristica. Che è il vero problema urgente dell'Iraq e del resto del mondo. Ecco perché i morti di Bagdad ci riguardano assai da vicino.
Magdi Allam