di Marco Cedolin
Fra le persone che nel corso della propria carriera hanno sproloquiato a vario titolo in merito all'alta velocità in Val di Susa, non poteva certamente mancare il leader dei "prenditori" d'accatto
Emma Marcegaglia, intervenuta oggi all'assemblea dell'Unione industriale di Torino.
La Presidente di Confindustria, perennemente alla ricerca di
contributi statali, attraverso i quali socializzare le perdite, ha dichiarato con piglio autoritario "Quando sento che per un’opera come la Tav si è creata “la libera Repubblica de La Maddalena”, dove circa 150 persone bloccano l’avvio dell’opera e l’apertura dei cantieri, penso che non sia degno di un Paese civile".
Ritenendosi in tutta evidenza titolata a stigmatizzare quello che non conosce, dimenticando che in un "Paese civile" lei e la congrega d'imprenditori che le fanno seguito, sarebbero stati mandati da tempo a lavorare sul serio, anziché "vivere alla grande" sulle spalle dei contribuenti italiani, di cui (sui numeri la buona Emma è stata male informata) le decine di migliaia di valsusini che si oppongono al TAV fanno purtroppo parte.
Non soddisfatta della sua prima esternazione, la Marcegaglia ha poi aggiunto: ... ... "Il ripristino della legalità vuol dire far accettare le leggi dello Stato ovunque. Che nel civilissimo Piemonte ci sia un’area “off limits” è qualcosa di inaccettabile. E non commento il fatto che la Fiom abbia espresso solidarietà a queste persone".
Dando sfoggio di un senso dell'ironia che non sospettavamo appartenerle, dal momento che legalità e leggi dello Stato sono parole con le quali la confraternita da lei capitanata ha assai poca dimestichezza, ovunque e in qualunque contesto si trovi ad "operare" nel paese.
La critica alla Fiom, per aver dato solidarietà ai cittadini che lottano per i propri diritti (da lei definiti con spregio "queste persone") è poi un chicca di quelle da custodire gelosamente, nel novero delle bestialità esperite nel corso della sua fulgida carriera.
Anche se portata da chi, come lei, fa parte della platea che ha tributato applausi all’ad della Thyssenkrupp, condannato nel processo, per il rogo nello stabilimento di Torino che
costò la vita a 7 lavoratori, finisce per suonare come un complimento.
Marco Cedolin
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