di Giorgio Mattiuzzo
Quando si dice covarsi una serpe in seno. La coalizione di centro sinistra, dopo aver portato in Parlamento le sensibilità politiche più disparate, sembrava aver trovato un punto di accordo riguardo al problema iracheno. Certo era un grosso problema, politico e di immagine. Adesso però la medesima questione si pone di nuovo con un'altra missione all'estero, quella in Afghanistan. Bisogna dire, a parziale discolpa della maggioranza, che in campagna elettorale non andava di moda parlare dell'Afghanistan. Nessuno ci aveva più pensato a quel teatro di azione. Pozzi petroliferi non ce ne sono e, a meno di navigare in internet tra siti di dubbio gusto, nessun
pacifista responsabile aveva mai menzionato quella guerra, tantomeno aveva mai osato metterla in dubbio.
Ma si sa come è fatta questa gente: gli dai un dito e si prendono il braccio. Così persino in Parlamento.
mirabile dictu, adesso si inizia a parlarne, e alcuni esponenti della maggioranza hanno dichiarato di volersi opporre al rifinanziamento, provocando un bello scossone alla stabilità del nuovo governo.
Il nuovo governo, si diceva. Il Ministro degli Esteri D'Alema in viaggio a Mosca
ha parlato della tensione e dei problemi riguardo l'Afghanistan:
"E' in gioco la credibilità di una maggioranza politica ...
che non può che contare su una maggioranza parlamentare anche nelle scelte di politica estera" [...]
Secondo D'Alema la maggioranza
"deve essere in grado di sostenere la politica estera del governo" anche perché
"non è pensabile una maggioranza di governo che non ha la capacità di sostenere i provvedimenti di politica estera del governo" [...]
Per quanto riguarda, invece, la possibilità che parlamentari dell'opposizione, in particolare dell'Udc, votino con la maggioranza, D'Alema ha spiegato di considerarlo "normale" perché un parlamentare deve votare per i provvedimenti che ritiene giusti.
"Ho votato sempre a favore delle missioni, salvo quella in Iraq, quando ero all'opposizione" [...]
"Il governo deve avere una maggioranza propria - ha ripetuto il titolare della Farnesina -
dopo di che tutti i voti che sostengono scelte così delicate e impegnative come quelle contenute nel provvedimento che il Consiglio dei ministri approverà sono benvenuti". Insomma
"un consenso parlamentare più ampio sarà un fatto certamente positivo. Non riuscirei a capire - ha concluso D'Alema
- il voto contrario di chi condividesse i contenuti del provvedimento". [...]
Forse qualcuno ha notato che manca qualcosa in questo discorso.... Ecco, si potrebbe dire che magari ci si aspetterebbe che il Ministro spiegasse le ragioni per cui siamo in Afghanistan, i motivi profondi di quella missione che giustificano la spesa e il rischio mortale che corriamo a stare lì. Invece no. L'unica questione sul tavolo è quella di mantere il governo dov'è, ossia una questione tutta interna non solo alla politica italiana, ma ai partiti che sostengono il governo.
A onor del vero, al Ministro è balenata un'idea sui motivi che hanno spinto alcuni tra i suoi ad alzare la voce:
Verso i senatori della maggioranza che hanno annunciato un voto contrario, il ministro degli Esteri, ha espresso
"il più grande rispetto" per posizioni che nascono da
"ragioni di coscienza".
Ma, come si dice, dopo essersi fatto la domanda, si è anche dato la risposta:
Ma ha osservato che se queste posizioni dovessero venire portate
"fino all'estremo" il governo al Senato
"non avrebbe una maggioranza per sostenere un provvedimento importante ed equilibrato di politica estera".
E siamo sempre lì: il governo ha deciso e se qualcuno critica la decisione non si discute la decisione, ma gli effetti che la contestazione può avere sul tornaconto politico del governo. La coscienza e la morale valgono finché il governo stabilisce che valgono, poi basta.
Forse è il caso di rinfrescare i motivi per cui siamo lì. In realtà non è facile. Pare che i nostri soldati siano laggiù per portare avanti la lotta al terrorismo internazionale. Ma non è sicuro. Innanzitutto perché non si ha memoria di terroristi afghani che siano andati in giro per il globo ad assassinare civili innocenti. E nemmeno che l'Afghanistan fosse in guerra contro altre Nazioni.
Forse si potrebbe ipotizzare che si sia invaso e bombardato l'Afghanistan per cercare Osama bin Laden, in relazione agli attentati dell'11 settembre 2001. Ma anche questo non è sicuro, poiché ad oggi non esiste nessuna incriminazione ai danni di bin Laden per quegli attentati, come ha recentemente dichiarato l'FBI.
Quello che è certo è che esiste una legittimazione reale a tali fantasmatici motivi, la
risoluzione 1386 (2001) del Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
La risoluzione afferma che vuole
"supportare gli sforzi internazionali volti a sradicare il terrorismo. [...] Dare il benvenuto agli sviluppi che permetteranno a tutti gli afghani di godere dei diritti inalienabili e della libertà liberi dall'oppressione e dal terrore. Riconoscendo che la responsabilità di fornire sicurezza, legalità e ordine nel Paese risiede negli afghani stessi [...] Riaffermando il suo forte impegno per la sovranità, l'indipendenza, l'integrità territoriale e l'unità nazionale dell'Afghanistan"
Finché finalmente si svela l'arcano:
"Stabilendo che la situazione in Afghanistan continua a costituire una minaccia per la pace e per la sicurezza internazionale. [...] Agendo sotto il capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite [...] autorizza gli Stati Membri che partecipano alla Forza di Assistenza Internazionale [ISAF, NdA]
a prendere tutte le misure necessarie per adempiere al suo mandato"
Nemmeno qui tuttavia si trova motivo per cui la situazione afghana sarebbe un pericolo per la comunità internazionale. Il dubbio rimane, ma forse il governo italiano saprà dire la parola definitiva in proposito.
E magari saprà dirci qualcosa in più rispetto alle attività italiane in quel lontano Paese. A molti non è chiaro cosa si faccia laggiù. A volte si capisce, altre un po' meno.
Quando ci furono le elezioni nel 2004 l'
ANSA del 8/10/2004 riporta che:
Ci sono anche gli alpini per le vie di Kabul [...] Ogni giorno, sull'arco di 24 ore, le pattuglie dell' operazione 'Sparviero', circolano nell'area di competenza designata dall'Isaf, l'International security assistance force di cui l'Italia fa parte con altri 500 uomini, per osservare, controllare e scoraggiare eventuali attacchi ostili.[...]
Il tenente Ciro Parisi tiene una lezione di geografia:
''la sicurezza non e' stabilizzata ma non siamo a Baghdad''.
"La task force 'Cobra' (Battaglione di riserva operativa) - con uomini del battaglione alpini Susa di Pinerolo, della Brigata Folgore di Livorno, del plotone 'Ranger' del battaglione alpini paracadutisti 'Monte Cervino' di Bolzano [...] restera' in Afghanistan almeno fino alla fine di ottobre."
Abbiamo pure una task force militare lì, composta per lo più da paracadutisti. Poi si scopre che per gli italiani le
regole d'ingaggio si adattano al
Codice Penale Militare di Guerra, così come previsto nelle operazioni militari internazionali, anche per garanzie inderogabili del diritto umanitario. Tale Codice, con le modifiche intervenute in occasione della conversione in legge del decreto-legge n. 4/2003 (legge n. 42 del 18.03.2003), è stato oggetto di allineamenti al dettato costituzionale. Le Regole di Ingaggio (ROE) adottate per la Operazione "Praesidium" (PRT) e per l'Operazione "Nidus Aquilae" (FSB) sono quelle già implementate dalla NATO per l'Operazione ISAF.
Poi si scopre
qui che la missione Enduring Freedom si svolge “nell'area di responsabilità del CINC USCENTCOM”, che comprende i seguenti Paesi: Afghanistan, Egitto, Sudan, Gibuti, Kenya, Etiopia, Eritrea, Somalia, Seychelles, Arabia Saudita, Giordania, Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Yemen, Iran, Iraq, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekitan, Siria, Libano e Pakistan.
Quindi la missione si svolge praticamente in mezzo mondo, anche perché lo scopo della missione è:
la distruzione dell'organizzazione terroristica "Al Qaida", le sue infrastrutture ed altri gruppi terroristici ad essa collegati, anche attraverso operazioni militari.
l'interdizione all'accesso e l'utilizzo, da parte dei gruppi terroristici, di Armi di Distruzione di Massa (WMD)
impedire che Stati od organizzazioni non governative continuino a supportare il gruppo terroristico "Al Qaida" e quelli ad esso collegati
la condotta di attività di assistenza umanitaria anche con l'impiego di assetti e unità militari
il mantenimento delle capacità di scoprire, scoraggiare ed impedire il riemergere del terrorismo internazionale.
A proposito, alzi la mano chi è a conoscenza di questa operazione in atto: operazione "Resolute Behaviour".
L'EUROMARFOR (EMF) è una Forza Navale Multinazionale a cui partecipano Italia, Francia, Spagna e Portogallo [...] Il Capo di Stato Maggiore della Difesa è inserito nella struttura di Comando della Forza in qualità di membro del Comitato Interministeriale di Alto Livello (CIMIN), organo di controllo politico-militare della Forza Navale. [...] Il CIMIN ha approvato l'Operazione "Resolute Behaviour" che consta della partecipazione di EUROMARFOR all'operazione "Enduring Freedom" (OEF) tramite il dispiegamento di un dedicato Task-Group (TG 460.01) nell'area del Corno d'Africa e l'assunzione del compito di Comandante della Task Force 150 sotto il controllo operativo di COMUSNAVCENT.
Forse ora la conclusione sarà che, qualunque cosa si faccia laggiù, ci siamo col mandato dell'ONU. Questo è in parte vero. Siamo lì
anche su mandato delle Nazioni Unite. Ma solo l'operazione ISAF rientra in questa categoria. L'operazione Enduring Freedom non rientra nella sopracitata risoluzione. Enduring Freedom è altra cosa, voluta dagli americani, e forse sarebbe ora di mettere in chiaro anche questo.
Ecco, magari, Ministro D'Alema, se vorrà, potrà andare di fronte al Parlamento, ai giornalisti, o a chi le parrà giusto, e dire quale di questi alti e nobili obiettivi è stato raggiunto. O magari dire all'Italia quando, in che giorno, è entrata in guerra, visto che si applica il codice militare di guerra. Quali e quanti dei motivi che hanno portato all'invasione del Iraq sono ancora validi. Ma soprattutto ci potrà dire quali erano questi motivi e quale minaccia alla pace mondiale costituisce l'Afghanistan.
Ed infine dirci in base a quale diritto, legge, consuetudine internazionale noi partecipiamo all'operazione Enduring Freedom.
Anche se sappiamo bene che tutto il discorso verterà sempre su: fedeltà agli Stati Uniti e tenuta del suo Governo. Anzi no, tenuta del suo Governo e fedeltà agli Stati Uniti (pare sia questa la svolta della politica estera del nuovo governo).
Giorgio Mattiuzzo (Pausania)