Non ci sarebbe da stupirsi se il prossimo scossone agli equilibri mondiali arrivasse dalla zona della Corea. Il curioso incidente della motovedetta affondata, infatti, offre risvolti che sembrano far pensare ad un mutato interesse da parte degli Stati Uniti nella difesa del loro storico alleato sudcoreano.
Ufficialmente, sarebbe stato un siluro nord-coreano ad affondare, tre mesi fa, la corvetta sudcoreana Cheonasang, tranciandola in due e causando la morte di 47 marinai. Naturalmente i sud-coreani sostengono di avere le prove dell'affondamento da parte dei connazionali del nord, e altrettanto naturalmente questi negano di essere i responsabili dell'affondamento. (Per gli amanti di queste barzellette molto particolari, le “prove” consisterebbero in alcuni frammenti di siluro, rinvenuti nella carcassa della nave affondata, che appartengono ad un modello di torpedine utilizzato dai nord-coreani, secondo un non meglio identificato "catalogo di prodotti bellici". In altre parole, se io ho in casa un vecchio catalogo della Vestro, e in Afghanistan si fa esplodere un mujaheddin con un thermos che compare in quel catalogo, il colpevole sono io).
La storia infatti ci ha insegnato che raramente incidenti di questo tipo sono davvero ciò che appaiono, … … mentre hanno rappresentato fin troppo spesso un comodo pretesto per dare il via ad escalation militari che a volte sono sfociate in guerre vere e proprie. Il più noto caso storico è naturalmente quello del Golfo del Tonchino, che risale al 1964, quando il presunto attacco da parte di una motovedetta nord-vietnamita all’incrociatore americano Maddox forni agli Stati Uniti il pretesto per entrare in guerra contro il Vietnam del Nord. Solo quarant'anni dopo l'allora ministro della difesa, Robert McNamara, avrebbe confessato con supremo candore che l’incidente non era mai avvenuto.
Nel caso attuale, non si comprende perché la Corea del Nord debba voler provocare un escalation militare che in questo momento la vedrebbe completamente isolata, contro una poderosa coalizione di americani, sudcoreani, giapponesi, eccetera eccetera.
Ma vi sono altre dinamiche in corso, che rendono la situazione più complicata di quello che appare. Ad esempio, proprio in queste ore il ministro degli esteri americano Hillary Clinton è in Giappone, per vedere di risolvere l'annosa questione della base americana di Okinawa, contestata ormai dalla popolazione al punto da mettere a repentaglio la rielezione dell’attuale primo ministro, se non riuscisse ad ottenerne la chiusura definitiva.
E’ noto d'altra parte che le alte gerarchie del Pentagono lamentino in continuazione la ridotta disponibilità di uomini sullo scacchiere mondiale, ed è quindi possibile che gli americani siano comunque propensi ad alleggerire la loro presenza militare in Estremo Oriente. Questo naturalmente metterebbe in difficoltà la Corea del Sud, che ha tutto l'interesse invece a veder mantenere la presenza militare americana ai massimi livelli.
E’ quindi molto più plausibile che siano stati gli stessi sud-coreani a ricorrere al classico trucco dell’autoaffondamento, nella speranza di scatenare una escalation militare con i cugini del Nord che coinvolgesse in qualche modo anche gli americani.
Curiosamente, però, proprio oggi il ministro della difesa Gates ha fatto sapere che "il livello di allerta militare degli americani nella zona della Corea rimane lo stesso di sempre", e che "l'incidente navale riguarda una nave sudcoreana, e quindi devono essere loro a dirci eventualmente se desiderano che noi interveniamo un qualunque modo”.
A tutto questo si può aggiungere l’estemporaneo viaggio effettuato in Corea del Nord da Bill Clinton lo scorso anno, in occasione della liberazione delle due giornaliste americane Laura Ling e Euna Lee, imprigionate dai nordcoreani sotto l’accusa di spionaggio. Naturalmente gli americani hanno sempre sostenuto che si sia trattato di un errore da parte dei nordcoreani, e che le due ragazze fossero solo delle innocenti reporter di National Geographic, ma è curioso che gli Stati Uniti non abbiano mai chiesto una correzione ufficiale da parte dei nordcoreani. La liberazione infatti avvenne in termini assolutamente amichevoli, quasi personali: i nordcoreani fecero sapere che avrebbero gradito l'intervento di un personaggio come Bill Clinton, il quale si dimostrò prontamente disponibile per andare a riscattarle.
La spiegazione ufficiale per questa strana richiesta è stata data dallo stesso Clinton alle ragazze liberate sull'aereo di ritorno dalla Corea: “Il presidente Kim Jong II - avrebbe detto Clinton - mi ha detto che mi ha sempre rispettato molto per essere stato il primo a mandargli le condoglianze in occasione della morte di suo padre, e che da allora aveva sempre avuto un grande desiderio di conoscermi”.
Nemmeno un bambino di 4 anni avrebbe saputo inventare una scusa più patetica di questa.
Sembra quindi evidente che siano in corso delle grandi manovre, dietro le quinte, destinate forse a mettere fine ad una delle situazioni più ridicole, dal punto di vista militare, che la storia abbia mai conosciuto: due nazioni che sono ufficialmente in stato di tregua da 25 anni, e che pattugliano regolarmente i loro confini per accertarsi che l’avversario non li oltrepassi.
Con buona pace dei sudcoreani, che si troverebbero così a dover entrare per forza nella loro età adulta, come nazione indipendente. Avete venduto le chiappe al padrone a stelle e strisce? Ora imparate di che pasta è fatto questo grazioso “alleato per tutte le stagioni”.
Massimo Mazzucco