IRAQ: IL MATTATOIO DEMOCRATICO
di Fabio de Nardis
A Fallouja una folla di iracheni inferociti ha attaccato due veicoli che trasportavano alcuni agenti di sicurezza privati, uccidendone quattro e mutilandone i resti. E in tutto il mondo sono presto rimbalzate le immagini di due corpi carbonizzati, legati con delle funi e appesi ad un ponte sul fiume Eufrate, mentre la gente attorno gioisce. Tanta ferocia ci fa ritornare in mente scene analoghe in Somalia... ... nel 1993, quando il corpo di un soldato americano rimasto ucciso durante un agguato fu legato a un automobile e trascinato in segno di disprezzo per le strade di Mogadisho. L’assalto segue di poche ore la morte di cinque marines che ad appena dodici miglia di distanza sono rimasti uccisi in un attentato, portando a 597 il numero dei militari americani morti in Iraq dal Marzo 2003.
Da Washington, il portavoce della Casa Bianca Scott McClellan definisce la morte dei Quattro civili “un attacco spregevole e orribile”; e continua dicendo: “il nostro pensiero e le nostre preghiere vanno ai familiari delle vittime, ma non ci faremo intimidire da un simile atto. Anzi, il miglior modo per onorare la memoria delle vittime è rispondere a queste manifestazioni di odio e codardia continuando a insistere sul piano del progresso democratico e del perseguimento della libertà che il popolo iracheno sta finalmente acquistando”. Ma allora mi chiedo: non era forse il popolo iracheno che ha assaltato quei convogli, che ha massacrato quei quattro civili, che, a detta di un testimone, ha colpito ripetutamente con un lungo palo i loro corpi ormai senza vita, fracassandone il torace? Da dove può avere origine tanta rabbiosità? Forse dalla libertà riconquistata grazie all’intervento umanitario degli americani? Strana democrazia quella che produce una simile reazione. Allora ditemi, chi sono le vere vittime?
E poi chi erano quei civili morti? Cosa si intende quando li si definisce agenti di sicurezza privati? Forse non lo sapevate, ma l’Iraq, così come tutti quei paesi verso cui gli Stati Uniti mostrano un’attenzione tanto caritatevole, sono il centro di un mercato semiclandestino di aziende private che competono a scopo di lucro per aggiudicarsi fette di territorio da controllare con il supporto di mercenari, perlopiù ex-berretti Verdi, la cui identità viene tenuta accuratamente nascosta. Si stima che in Iraq attualmente ve ne siano almeno 15.000. Signori della Guerra che vanno dove c’è sofferenza e regna il caos sociale per offrire il loro contributo all’ordine pubblico. C’è da aspettarsi che siano tutte persone perbene, sinceramente interessate ad alleviare il dolore di un popolo ridotto allo stremo. O forse sono solo dei delinquenti che sfruttano l’anonimato per fare il bello e il cattivo tempo con il tacito assenso delle forze di occupazione americane.
Questo non è l’esempio di un paese in via di democratizzazione, ma la tragica manifestazione di una terra di nessuno, senza regole, senza autorità riconoscute, dove pochi oligarchi “democratici” si contendono il potere politico ed economico, mentre la società reale è lasciata ai margini, senza risorse, senza prospettive, ha incrementare la propria rabbia e la propria frustrazione. Complimenti Bush, nostro imperator, sei proprio l’orgoglio di papà.
VAI A: di Fabio De Nardis
Professore di Sociologia Politica all’Università di Lecce, e professore di Scienze Politiche all’Orientale di Napoli, Fabio de Nardis è attualmente alla UCLA (University of California Los Angeles), per un periodo di ricerca scientifica. Fabio de Nardis è anche direttore della rivista (cartacea e on-line) “il Dubbio”, una pubblicazione internazionale di analisi politica e sociale.