Il caso di Andrea P., lo studente quindicenne escluso da un concorso per una leggerezza della giuria, dimostra ancora una volta come non sia esagerato definire Internet “una delle più importanti rivoluzioni della storia umana”, che rischia di capovolgere in pochi anni il fondamentale rapporto fra "adulti" e "bambini".
Dopo aver presentato qui il suo lavoro originale (una sintesi dei punti deboli della versione ufficiale sull’11 settembre), Andrea è stato lodato per una capacità di ragionare, ed un controllo del linguaggio, normalmente riscontrati in gente molto più anziana di lui. (Avevamo anche dedotto che fosse proprio questo “salto” qualitativo, rispetto ai lavori degli altri ragazzi, ad aver insospettito la giuria, portandola a verificare le fonti in Internet).
In realtà Andrea non è affatto un enfant-prodige, sono gli altri ragazzi della sua età ad essere in ritardo.
Andrea è semplicemente una persona che ha scelto già da tempo di chiudere il televisore, e di informarsi esclusivamente in Internet. Questo non solo lo tiene al riparo dalle ondate di letame quotidiano ... ... che ci viene riversato addosso, ma gli impone di diventare “attivo” nel processo stesso di acquisizione dell’informazione.
Mi spiego meglio: mentre il televisore ti permette di ricevere informazioni senza fare il minimo sforzo (da cui la classica immagine ciabatta-birretta-e-patatine), Internet ti impone costantemente di scegliere “dove andare”, prima ancora di iniziare a leggere qualunque cosa.
Se accendi il computer e aspetti, nessun Emilio Fede salterà fuori a cantarti la ninna-nanna.
Dovendo scegliere una precisa destinazione, in un mare di siti praticamente infinito, sei obbligato sin dall’inizio ad applicare un criterio selettivo, che ti garantisca innanzitutto l’affidabilità della fonte. A sua volta però Internet non dispone di una ”classifica di affidabilità”, per cui sei tu stesso a dover affinare quel criterio, con l’uso prolungato dello strumento.
Le prime volte che navighi ti senti sommerso da una quantità strabordante di informazione, impossibile da affrontare perchè apparentemente tutta uguale. Solo col tempo, a furia di leggere stupidaggini, impari a distinguere i siti seri da quelli meno seri. Nel frattempo incameri sempre più informazioni accurate ed essenziali, liberandoti di tutte quelle inutili o sbagliate.
Questo doppio processo, di selezione e di arricchimento, funziona in progressione algebrica: più ne sai, più riesci a selezionare in fretta. Più selezioni in fretta, più rapidamente ottieni nuove informazioni valide.
A questo punto un ragazzo come Andrea offre un risultato così drasticamente superiore alla media da sembrare un prodigio, mentre non fa che confermare le grandiose capacità del nostro cervello – specialmente in giovane età – se tenuto libero dalle pastoie della cultura “calata dall’alto”.
Torniamo quindi, per l’ennesima volta, alla fondamentale differenza fra il meccanismo deduttivo e il meccanismo induttivo. Nella cultura (società) di oggi, esistono principi e valori prefissati, che ci vengono progressivamente inculcati, tramite scuola e TV, con una tale efficacia (grazie al nostro status passivo) da rendere in seguito molto difficile l’emancipazione completa del nostro cervello. E’ il classico meccanismo top-down, dall’alto verso il basso.
Con Internet invece la necessità di essere selettivi (status attivo), prima ancora di raggiungere le informazioni, determina un percoso di tipo induttivo, nel quale le conclusioni vengano tratte solo alla fine, invece di essere poste come condizione iniziale. E’ il classico meccanismo bottom-up, dal basso verso l’alto.
Detta in soldoni: la TV parte dal presupposto (premessa intoccabile) che i palestinesi siano tutti terroristi, e quindi IMPONE di concludere che Israele abbia ragione.
In Internet invece prima scopri (percorso induttivo) che il vero terrorismo viene da Israele, e poi concludi che siano invece i palestinesi ad avere ragione.
Guarda che piccola differenza può fare l’utilizzo di un metodo di ragionamento rispetto all’altro, e guarda soprattutto la differenza che comportano i due casi: nel primo, la responsabilità di quello che pensi - giusto o sbagliato che sia - è in mani altrui. Nel secondo caso la responsabilità è tutta tua.
Questo significa che Internet è in grado di cambiare alla radice il rapporto fra "adulto" e "bambino": il fatto che una persona decida di informarsi in internet, assumendosi la piena responsabilità per quello che pensa, può rendere paradossalmente "adulto" un ragazzo di 15 anni, di fronte ad un "bambino" di 50 che ancora si fidi della TV.
Grazie a Internet, la rivoluzione dell'umanità è a portata di mano: basterà che la gente, col passare delle generazioni, torni ad appropriarsi del proprio cervello.
Massimo Mazzucco