E’ in arrivo l’ateismo, con una serie di iniziative clamorose che sembrano voler rivendicare una volta per tutte il diritto del non credente, troppo a lungo calpestato, di non doversi confrontare giornalmente con le mille “esuberanze” della fede altrui.
L’eroico tentativo di Cascioli di denunciare i preti per abuso di credulità popolare, raccontando alla gente di un personaggio storico mai esistito (cosa che Cascioli sostiene di poter dimostrare), ha già fatto scuola, e oggi sono in molti a setacciare sistematicamente tutto quello che dicono i preti dal pulpito, sperando di cogliere la frase ingannatrice che gli permetta di portarli in tribunale.
Nel frattempo sta per essere lanciata una vera e propria campagna pubblicitaria basata su uno slogan di sicuro effetto: "LA CATTIVA notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno". Un
articolo di Repubblica ci spiega che
“questa è la versione italiana della campagna a favore dell'ateismo che dal 4 febbraio tappezzerà due autobus pubblici a Genova. Non a caso l'apertura della campagna lanciata dall'Unione atei e agnostici razionalisti (Uaar) - prosegue l’articolo -
partirà da Genova. "E' una specie di sfida atea in casa di Angelo Bagnasco, presidente della Cei" spiega Raffaele Carcano, segretario generale della Uaar. Dopo le polemiche sul gay pride di Genova, reo di essere stato fissato per il 13 giugno, giorno del Corpus Domini, e dopo le parole di Bagnasco per ostacolare lo svolgimento della manifestazione, dopo le frequenti uscite del cardinale in materia di scienza, diritti, riproduzione, l'Uaar ha deciso di riprendersi un po' di par condicio. E di fare pubblicità all'incredulità".
Tutto molto bello, tutto molto giusto, tutto molto democratico.
Peccato che troppo spesso, colti dai più nobili entusiami, si finisca per combattere una giusta causa .... .... difendendo un principio diverso da quello violato.
Cosa c’entra l’ateismo con l’invadenza della chiesa nelle cose dello stato? Il principio violato è quello della sovranità nazionale, non la libertà di credere (o non credere) a quello che si vuole. Fate rispettare fino in fondo le leggi – qui stiamo parlando della Costituzione, fra l’altro – sulla separazione fra stato e chiesa, e lasciate che ciascuno decida per conto proprio se vuole credere a Maradona o a Zarathustra.
Fra l’altro, qui siamo di fronte ad una doppia violazione, dovuta al nostro imprinting culturale, nel quale credere in Dio equivale in qualche modo ad essere cattolici. Non solo quindi ci si appella al principio sbagliato, per combattere il potere della Chiesa, ma si finisce per farle un favore enorme, confermando lo stesso equivoco di fondo – la sua unicità su tutte le altre chiese - su cui ha costruito quel potere.
(Piuttosto, si porti il concetto di Cascioli all’ennesima potenza, e si processi la Chiesa per questa deformazione storica della realtà, ottenuta dal pulpito con l’abuso millenario della fiducia popolare. Se è un reato dire che l’olocausto non avvenne nel modo “storicamente accertato”, perchè non dovrebbe essere un reato dire – o comunque affermarlo implicitamente, dandolo per scontato in ogni atto della vita civile che la riguarda - che dire “religione” equivale a dire “cattolicesimo”? Così facendo, non si presenta forse al popolo una realtà diversa da quella storicamente accertata? La sfumatura è molto più sottile, certamente, ma il danno è anche mille volte più grande. In ogni caso, non è questo il problema che ci interessa).
Qui si vuole suggerire che negare l’esistenza di Dio per combattere il potere della Chiesa è un errore talmente madornale da far sospettare che sia la Chiesa stessa ad alimentarlo, ben sapendo che lungo quella strada nessuno riuscirà mai ad ottenere qualcosa di concreto.
Chi mai riuscisse a dimostrare in tribunale che Dio non esiste, merita come minimo di sedere accanto a lui per il resto dei suoi anni.
Massimo Mazzucco