[Questo articolo è nato inizialmente come risposta alla critica di un iscritto, nei commenti. Viene passato in homepage, anche se mantiene la forma di lettera privata, perchè si ritiene possa essere di interesse per una buona parte dei nostri lettori. M.M.].
Caro Pax, Indymedia lo dici a tua sorella. E se ti domandi se il mio tono sia scherzoso o serio, sappi che è tutt'e due le cose insieme.
E' scherzoso nella forma, perchè a me, come a molti di noi, piace giocare con l'analogia, col doppiosenso, e con il doppiopetto (appunto), ma è serio - anzi, "maledettamente" serio, direbbe Patton - nella sostanza.
Luogocomune è tutto ciò che Indymedia non è, proprio perchè in certi momenti rischia di assomigliargli. La differenza è pacchiana e sottilissima insieme, come in Fibonacci, dove … … andare da zero a uno sembra un nonnulla, ma è contemporaneamente un salto di magnitudine assoluto.
Vuoi l'informazione "pura" (nel senso di internet)? Vai su Indymedia, perchè di meglio non ne trovi. Lo dico senza la minima ironia, e col rispetto più totale. Indymedia è la quintessenza dell'informazione asciutta, precisa, completamente spersonalizzata, anonima. Lo è "per definizione", lo è per formula, e lo è come risultato effettivo. Ed infatti, nel suo ambito, è un successo assoluto.
Vuoi la portineria (ciò che tu definisci "stupidaggini")? Vai su uno qualunque dei miliardi di blog di successo di Piero, Franca, Rita, Peppino Antonella o Genoveffa. Lì la persona predomina, anzi imperversa, mentre l'informazione è quasi del tutto accessoria.
Ora che mi sono costruito questo splendido trampolino, sarebbe fin troppo facile dire che Luogocomune sta nel mezzo. Sarebbe comodo - anche se non sarebbe comunque poco - dire che LC "ha trovato la formula" per stare in equilibrio fra le necessità dell'individuo di "essere" (manifestarsi in piazza) e quella di avere (ricevere dalla piazza).
Ma qui c'è una cosuccia in più, oltre all'essere e all'avere, ed è la possibilità di dare.
Qui l'informazione non "è", come su Indymedia, qui l'informazione "si fa". La si fa insieme, con il contributo di tutti. Ti cito il caso Calipari-Sgrena, solo perchè è il primo che mi viene in mente: all'inizio nessuno di noi - sottoscritto compreso - riusciva a capirci qualcosa. Da dovunque lo prendevi, ti scappava dall'altra parte. Un incubo, un cubo di Rubik a mille facce, una matrioska frattale. Poteva essere tutto, e il contrario di tutto. Ma a furia di mettere giù ciascuno la sua piccola ipotesi, a furia di correggere quello che aveva detto l'altro, a furia di aggiuncerci quello che apportava un terzo, alla fine abbiamo messo insieme un quadro logico che soddisfava più o meno tutti, e che nessuno di noi, da solo, avrebbe saputo comporre. Dopo una settimana tornava la Sgrena, e guarda caso si lasciava scappare quelle quattro parolucce di troppo che sembravano confermare in pieno la nostra ipotesi.
Ma il trionfo non era nell' esserci riusciti, in ogni caso, il trionfo era nell'averci provato. Era nel metodo. A volte infatti cazziamo in pieno, tutti insieme, perchè magari ci manca quel pezzo di informazione fondamentale per far quadrare il cerchio. Ma anche in quei casi sappiamo trasformare la sconfitta in vittoria, perchè impariamo qualcosa in più, ce la mettiamo in saccoccia, e la prossima volta almeno lì non ci fottono più neanche dipinti.
Sfido chiunque a venire su LC oggi e a cercare di far passare una bufala che sia tale (Attivissimoooooo, dove sei?), senza vederlo andar via ridotto come un colabrodo dopo venti minuti al massimo. Ma all'inizio non era così.
Un quarto aspetto che caratterizza LC, e lo rende unico (nel bene o nel male, sia chiaro) è la presenza di autori. A parte casi eccezionali, qui non esce un rigo che non sia scritto da noi. Esattamente l'opposto del concetto di Indymedia, in questo caso.
Ma ora veniamo al dunque, perchè da un paio di sfumature nelle tue parole, sembra di capire che il tuo problema stia più che altro in quel "noi".
Una volta eravamo in pochi (dici), ora sta diventando un gran calderone (non lo dici, ma lo pensi). Certo, vuoi che non me sia accorto, per caso?
Una volta ci conoscevamo tutti per nome, ora ti ritrovi a parlare con uno Strapunzl37, o con una Orchidea45, di cui non hai mai sentito parlare prima in vita tua. E questo ti fa sentire fuori casa, magari, e provi nostalgia per quel senso di "intimità pubblica" che credo fosse alla base dell'affezione iniziale di tutti noi per LC.
Anch'io per un attimo mi sono trovato ad esitare, un paio di mesi fa, rendendomi conto che stavamo entrando in una spirale di crescita dove sarà presto impossibile conoscersi tutti personalmente. Ho provato un momento di gelosia per la nostra piccola nicchia, protetta e riparata dalla merda che imperversa tutt'intorno, e ho sentito il desiderio di conservarla, di proteggerla, e di richiuderla dal di dentro.
Temevo inoltre un vero e proprio strabordare nei commenti - che già allora toccavano spesso il centinaio - con ogni articolo che sarebbe stato seguito da quintali e quintali di pagine inutili, che nessuno avrebbe più potuto leggere da cima a fondo.
Poi però mi sono reso conto di una cosa fondamentale: gli iscritti aumentavano, le letture aumentavano, ma i commenti rimanevano uguali. Ho capito allora quello che Platone va insegnando da oltre duemila anni, e che la mia prof di filosofia non era mai riuscita a spiegarmi in duemila ore di lezione: le persone possono essere tutte quelle che vuoi, ma le idee sono quelle che sono, e non una di più.
Per ogni specifico argomento trattato, puoi dire un numero X di cose al massimo, e basta. Quindi, che le dica Tizio o le dica Caio, una volta che quelle idee su un determinato argomento sono state espresse, e che tutte le contro-idee sono state formulate, la discussione finisce lì.
Se le idee sono dieci, saranno dieci persone a scriverle e basta. Che poi a leggerle siano gli stessi dieci, oppure mille o centomila, la cosa non cambia.
(Sia chiaro, non cambia per quel che riguarda il "numero" di idee, ma cambia moltissimo riguardo alla loro diffusione. D'altronde, siamo qui per questo).
A quel punto ho fatto 31, e ho capito anche un'altra cosa: l' "anonimato" che tu lamenti, e che io iniziavo a temere, in realtà è solo apparente: Strapunzl37, oppure Orchidea45 (i "nuovi arrivati" che nessuno conosce), in realtà sono identici a te e a me. Sono "un altro me" e "un altro te", e poi un altro, e poi un altro, e poi un altro ancora. Ognuno con una faccia diversa e un diverso indirizzo, ma tutti con lo stesso cuore, gli stessi problemi e le stesse speranze di ciascuno di noi. Siamo sempre di più dal punto di vista del numero, ma siamo solo una certa quantità da quello delle idee, poichè sono queste ad aggregarci, e non altro.
A questo punto, caro Pax, dobbiamo avere la forza di fare come il personaggio di Von Stroheim, nella "Grande Illusion" di Renoir. Nostalgico amante di un certo tipo di "cavalleria" al tramonto, si piegava umile ai tempi nuovi, in cui l'individuo doveva cedere il passo alla molteplicità (impersonata da Jean Gabin, il "popolare"). In Fibonacci, l'uno diventa due, il due tre, il tre cinque… ma la chiave di crescita, il "segreto", è sempre 1.66.
Lungo il cammino delle idee ciascuno di noi perde qualcosa, forse, ad ogni passo, ma come umanità ci si rinforza, si procede compatti e si arriva dove da soli nessuno avrebbe comunque saputo arrivare. Ed io e te sappiamo benissimo, sotto sotto, che quella è la cosa più importante.
Massimo
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