I NASTRI DEL PRESIDENTE
"Dal nemico mi guardo io, dall'amico mi guardi Iddio." Se addirittura c'è il proverbio, vuol dire che la consuetudine al tradimento inaspettato, da parte della persona di cui ti fidavi ciecamente, è vecchia quanto il mondo.
Oggi ne ha fatto le spese il buon Bush, che una volta tanto ci trova solidali (umanamente parlando) di fronte ad un gesto che molti non esiterebbero a definire vile, e che come minimo lascia spazio ad ampie interpretazioni. Douglas Wead, scrittore, politicante ed esponente di punta della destra evangelica americana, già collaboratore di Bush padre, e amico di famiglia da sempre, aveva trascorso nel 1999/2000 lunghi pomeriggi al telefono con l'allora governatore del Texas, George W. Bush. Ciò che quest'ultimo non sapeva, era che Wead avesse preso l'abitudine ... ... di registrare tutte le loro conversazioni, dall'inizio alla fine, senza mai farglielo sapere. "Mi rendevo conto di stare parlando con una grossa figura politica del futuro - si è giustificato Wead - e penso che chiunque sapesse di trovarsi al telefono con un Churchill [!] o un Gandhi [!!!] vorrebbe mantenere una traccia precisa di ciò che è stato detto."
Peccato che del nostro "gandhi" delle praterie l'aspetto che Wead ha voluto far conoscere ai giornalisti - un'anteprima, dice, rispetto alle dozzine di registrazioni che avrebbe da parte - sia tutto negativo.
Eccone alcuni esempi.
Parlando del fatto che Bush si rifiutasse di rispondere, in campagna elettorale, a domande sull' eventuale uso di marijuana fatto da giovane, lo stesso Bush dice: "Non ho voluto rispondere alle domande sulla marijuana, e sai perchè? Perchè io voglio diventare un leader, voglio diventare presidente, e non mi va che un ragazzino qualunque provi quello che ho provato io, solo perchè 'lo ha fatto il presidente'".
Riguardo al suo rivale di allora alla candidatura per il partito repubblicano, John Forbes, Bush dice a Wead: "Se solo ci prova ad attaccarmi ancora come ha fatto, Texas e Florida può scordarseli proprio". Suggerendo quindi di avere la possibilità di rovinare completamente la campagna del rivale nel suo stato ed in quello governato dal fratello Jeb.
Di un altro rivale, John McCain, che inizialmente era apparso come pericoloso outsider nelle primarie repubblicane, Bush dice tranquillamente: "quello si sgonfia da solo" (he will wear thin). Nel senso che la mancanza di supporto economico da parte dei grossi gruppi industriali avrebbe presto tagliato le gambe alla brillante rincorsa del senatore suo concorrente. La cosa in effetti avvenne di lì a poco. (E noi che pensavamo che bastassero le idee, per vincere le elezioni).
Mentre di John Ashcroft Bush dice che sarebbe "un perfetto vice-presidente". Su questo almeno deve essersi ricreduto, visto che Ashcroft, a cui poi affidò la Giustizia (FBI), è stato uno dei pochi licenziati nel rinnovo dell'amminstrazione Bush per il secondo quadriennio. Le sue aperte posizioni a favore di "Cristo Re", sua "unica luce e guida", erano divenute davvero imbarazzanti per tutti.
In altri nastri Bush chiarisce di non aver mai detto di non voler assumere personale gay nell'amministrazione (cosa che la destra fondamentalista gli chiedeva invece di fare), ma che piuttosto non ne avrebbe mai licenziato uno per il semplice fatto di scoprire che fosse gay.
Mentre quindi i nastri ci confermano l'idea di un Bush che si barcamena fra i repubblicani "economici" e la destra cristiano-fondamentalista, di ambedue dei quali necessitava il voto, dai nastri non è uscito nulla di particolare che sembri essere così devastante per la sua reputazione.
Ed infatti la Casa Bianca ha subito saputo cogliere la palla al balzo, dichiararando: "L'unica cosa che questi nastri confermano è che il nostro beneamato presidente sia una persona genuina, che dice sempre con onestà quello che pensa."
Al punto che qualcuno ha perfino suggerito che l'intera sceneggiata sia nata dalla mente infaticabile del Mazzarino della Casa Bianca, il silenzioso e potentissimo Karl Rove, vera mente pensante del nostro "beneamato" presidente.
Massimo Mazzucco