di Massimo Mazzucco
25.05.04 - Se c’è una cosa che in Israele pare sia proibito anche solo nominare, all’interno di un qualunque dibattito politico, è l’Olocausto.
Ne sa qualcosa il ministro della giustizia Lapid, che l’altro giorno ha osato suggerire, durante una intervista radio, che la recente immagine di una anziana donna di Rafah, china sulle macerie di casa propria, disperata e piangente, gli aveva ricordato da vicino sua nonna, morta ad Auschwitz più di cinquant’anni fa.
Apriti cielo. Ariel Sharon in persona è intervenuto, anche a nome dei colleghi di governo, per ammonire pubblicamente il ministro Lapid, che appartiene al partito moderato della coalizione, il Shinui. In un altro momento, forse, l’episodio sarebbe passato inosservato, ma evidentemente qualche coda di paglia più lunga del solito ...
oggi deve esserci, in Israele, visto che il cosiddetto “ritiro” da Gaza rischia quasi di far rimpiangere i momenti peggiori dell’occupazione israeliana: 40 morti civili in tre giorni, dozzine di case distrutte, infrastrutture polverizzate, 1600 persone (in più) senza un tetto o un semplice piatto di minestra.
“E’ per proteggerci dal terrorismo” recita la ormai stantìa autodifesa di Sharon. La frase di Lapid, infatti, aveva un significato che andava chiaramente al di là del nostalgico ricordo, e lo stesso ministro ha dovuto in seguito scusarsi per “non aver voluto fare nessun paragone fra il nazismo di allora e il sionismo di oggi.“
Ma intanto l’ha fatto. Ha poi rivelato che il nuovo piano di Sharon prevede l’abbattimento di almeno altre 2.000 abitazioni, ed ha aggiunto, rispetto alla politica di devastazione di Israele di questi ultimi mesi: “se andiamo avanti così, saremo espulsi dalle Nazioni Unite, ed i responsabili di queste azioni dovranno prima o poi risponderne al tribunale dell’Aia.”
Certo, avere un un ministro che ti dà del nazista e del criminale alla Milosevic, non è poco. Ma Sharon evidentemente ha la pelle dura, se non corrazzata del tutto ormai: sembra un bufalo lanciato a testa bassa verso l’obbiettivo che insegue da una vita intera, e man mano che lo sente avvicinarsi sembra perdere sempre di più il ritegno e il controllo delle proprie azioni.
Solo il suo stesso popolo potrebbe ormai salvarlo, se non fosse così accecato - da Sharon stesso - e riuscisse a vedere che quello sarebbe anche l’unico modo per salvare se stesso.
Massimo Mazzucco