“S.L.C.” sta per “Siluro a Lunga Corsa”, il sottomarino tascabile – detto familiarmente “maiale” - con cui i nostri eroi della seconda guerra mondiale facevano saltare in aria le navi nemiche ormeggiate in porto.
Esistono in rete molte pagine di storia militare che descrivono le azioni di sabotaggio compiute con questo mezzo, e la Marina Militare pubblica addirittura le
istruzioni originali per il suo utilizzo.
Vorrei precisare che l'intento di questo articolo è puramente goliardico e distensivo, e che i miei commenti ironici sono limitati agli autori dello scritto, e non intendono in alcun modo sminuire il valore di coloro che parteciparono a quelle azioni, rimettendoci spesso anche la vita.
Il Siluro a Lenta Corsa
L' S.L.C., denominato familiarmente "Maiale", era un siluro adattato a trasportare, a bassa velocità, due operatori muniti di respiratori subacquei autonomi ed una carica esplosiva da applicare occultamente alla carena della nave avversaria all'ormeggio.
I primi S.L.C. elaborati poco prima dello scoppio della seconda Guerra, erano lunghi 7.30 mt e avevano un motore elettrico di 1.6 HP di potenza; l'alimentazione era fornita da una batteria d'accumulatori. La velocità massima era di 3 nodi con un'autonomia di circa 15 miglia alla velocità di 2.5 nodi.
Il trasportatore era dotato di timoni di profondità e di direzione, … … di casse assetto e di strumentazione comprendente una bussola magnetica, un profondimetro, un orologio, un voltmetro, due amperometri ed una livella a bolla d'aria per il controllo dell'assetto longitudinale.
Il trasportatore era costituito da tre sezioni: nella prima, di forma arrotondata per favorire la navigazione del mezzo, era collocata la carica (230 Kg circa di Tritolital) con i relativi congegni di scoppio. Tale parte, chiamata testa di servizio, veniva staccata dal resto del mezzo e applicata sotto la chiglia della nave.
La parte centrale, di forma cilindrica denominata corpo centrale, conteneva le batterie ed esternamente le strutture sulle quali erano ricavati i posti per i due operatori. Nella terza, di forma tronco conica denominata coda, era alloggiato il motore e l'armatura che portava le eliche e i timoni.
Fin qui, tutto bene, la descrizione è molto chiara ed efficace. L’unico dubbio, forse, riguarda la parte anteriore del mezzo: se è “di forma arrotondata per favorire la navigazione”, ma poi “veniva staccata dal resto del mezzo e applicata sotto la chiglia della nave”, come tornavano a casa i due sabotatori (che si presume a quel punto avessero una certa premura di allontanarsi)? Seduti su una specie di bidone tronco, che fa resistenza anche da fermo? In ogni caso, come vedremo, non era questo il problema più importante.
Trasformiamoci ora in assaltatori e vediamo come avveniva l'attacco:
Ci troviamo nell'interno del sommergibile avvicinatore; i nostri apparecchi sono rinchiusi in appositi cilindri a tenuta ermetica, disposti in coperta.
Andiamo bene: se bisogna tenere all’asciutto dei mezzi che devono operare sott’acqua, vuole dire che la fiducia nei costruttori del maiale doveva essere illimitata. E’ quasi come proteggere un ombrello dalla pioggia, per essere sicuri che funzioni quando ti serve.
Dopo qualche giorno di navigazione raggiungiamo i paraggi della base da attaccare. Saremo messi a mare alla minima possibile distanza dal porto nemico consentita dalle difficoltà naturali e da quelle create dalla difesa avversaria.
Il concetto strategico è geniale, ma come lo metti in pratica? Mentre ti avvicini al porto nemico, ci sono forse dei cartelli sommersi che dicono “qui inizia la distanza minima consentita dalla difesa avversaria”? Finchè non ti sparano addosso come fai a sapere che hai superato quel limite?
Appena usciti dal sommergibile, ogni equipaggio estrae il proprio apparecchio dal cilindro ed esegue varie prove per accertarsi che non abbia subito danni durante la navigazione di avvicinamento;
Scusate ragazzi, ma avete fatto “qualche giorno di navigazione” rinchiusi nel “sommergibile avvicinatore”, dove non credo che abbiate avuto da fare 18 ore su 24: dovevate proprio aspettare di raggiungere il limite di sicurezza, per mettervi a fare le verifiche di funzionamento? E’ come se i meccanici della Ferrari si avvicinassero a Schumacher sulla linea di partenza, e gli dicessero “scusa, schiaccia un attimino il freno, che vediamo se si accende”.
se tutto va bene, seguendo le indicazioni luminose della bussola, metterà alla massima velocità dirigendo, con le rotte precedentemente stabilite, verso l'imboccatura del porto.
Se invece tutto va male cosa fai? Tiri a indovinare, e ti dirigi al minimo verso una direzione qualunque?
- Ma dove state andando?
- Boh, che ne so? Che Dio ce la mandi buona. Eia eia alalà.
Durante questa fase terremo la testa fuori acqua per orientarci …
Nuova conferma della profonda fiducia che i nostri avevano dei loro superiori: ti hanno dato la bussola, ti hanno dato le rotte precedentemente stabilite, ma una sana occhiatina di persona, per verificare che non ti abbiano dato le coordinate del porto sbagliato, non fa mai male.
Pare infatti che ci siano degli equipaggi dei maiali a cui hanno dato le coordinate del porto di Alessandria, mentre si trovavano davanti a Gibilterra, e si sono ritrovati sulle spiagge di Santo Domingo. (A riceverli però non c’erano più gli indigeni di Cristoforo Colombo, ma una comitiva di turisti bergamaschi in viaggio premio, che li fotografava incuriosita con i cellulari).
… e, per non affaticarci troppo, respiriamo all'atmosfera.
Qui cominciano i veri problemi, di cui parleremo fra poco.
Ridurremo la velocità, a mano a mano che ci avviciniamo al raggio di sorveglianza delle sentinelle nemiche;
Quindi, non solo ci sono i cartelli subacquei che indicano il limite di sicurezza, ma ci sono anche quelli che dicono “state entrando nel raggio di sorveglianza delle nostre sentinelle”. (A volte c’è anche l’aggiunta: “State attenti a non farvi vedere, che questi sparano senza fare troppe domande”).
Se un'imbarcazione in perlustrazione minaccerà di scoprirci, …
Chiedo venia, ma come fa un’imbarcazione a minacciare di scoprirti? “Sta attento che guardo di lì, eh. Conto fino a dieci e poi mi volto.”
… o il raggio di un proiettore in ricerca si indugerà su di noi, spariremo sott'acqua, mediante una rapida immersione nella rotta d'avvicinamento.
Fatemi capire: mentre il raggio “indugia su di noi”, che faccia dobbiamo fare? Quella della rana in amore, per caso? E poi: per quanto tempo esattamente deve indugiare il raggio, prima che decidiamo di sparire sott’acqua? Un minuto, un’ora….
I due sabotatori parlano sottovoce, senza muovere la bocca:
- Ohi, Gino, mi sa che quel raggio sta indugiando su di noi.
- Sei sicuro?
- Minchia, ormai è un quarto d’ora che ci illumina.
- Beh, tu ignoralo e continua a gracchiare, come se niente fosse.
- Secondo me gracchiare non è proprio l’idea migliore.
- Perchè?
- Perchè prima o poi lo capiscono che siamo uomini-rana.
- E’ vero, non ci avevo pensato. Facciamo la faccia del gabbiano sperduto, allora?
- Scusa, ma non sarebbe meglio immergerci e sparire sott’acqua?
- Giusto, ottima idea. Uno, due, tre… vai!
Pluff! Appena in tempo per evitare il doppio obice da venti millimetri fra le sopracciglia. L’avventura continua.
Ed ecco il nostro maiale urtare contro l'ostruzione retale;
Qui si spera che la singola “t” non sia un errore, altrimenti ci tocca rileggere il tutto in chiave metaforica.
ci si passerà sotto se esiste un varco, oppure lo si creerà mediante alza-rete o taglia-rete.
Oddio, non è che abbiamo a che fare con dei doganieri svizzeri: sperare che gli inglesi abbiano gettato “ostruzioni retali” con il varco già incorporato mi pare un pò troppo. Io opterei direttamente per il taglia-rete, senza stare a perdere troppo tempo.
Sorge però un dubbio, a questo punto: visto che siamo destinati a urtare contro queste ostruzioni retali, la carica esplosiva non era meglio sistemarla “dietro” al maiale, invece che davanti? D’accordo che sarà disinnescata, ma andare continuamente a sbattere con 200 chili di esplosivo appesi alla punta non mi sembra proprio igienico….
Siamo all'interno del porto; a piccolo moto, con appena mezza testa fuori d'acqua ("quota occhiali"), si dirige verso il bersaglio che ci è stato assegnato e di cui conosciamo perfettamente l'ubicazione, e quindi le rotte d'avvicinamento, e la sagoma, che abbiamo mille volte studiato sotto tutti i possibili aspetti.
Eccoci finalmente al problema principale: la ”quota occhiali”… di chi, esattamente? Del pilota, o del secondo? Perchè a quanto pare i due combattevano per lo stesso esercito, cavalcavano gli stessi maiali, ma sedevano ad altezze completamente differenti. Ne parla anche
questa pagina storica:
Occorre precisare che il «secondo uomo», al pari del «primo uomo» a cavalcioni sul mezzo d'assalto, era il più sacrificato, nei brevi momenti dell'affioramento, in quanto non poteva respirare aria pura, rimanendo sott'acqua.
Il problema è chiaramente visibile nelle diverse immagini:
Così accadeva spesso che nella fase cruciale dell'azione, il «secondo» fosse il più provato (si considerino anche i tempi: il materiale, dalla tuta di gomma ai respiratori, a tutto il resto, non era quello di oggi).
Quindi, o davanti ci mettevano un nano del circo, oppure bisognave che quello dietro avesse un collo alla Modigliani, per respirare più o meno alla stessa altezza. Altrimenti il primo si ossigenava come se fosse sul Cervino, mentre il secondo ingoiava un branco di sardine ogni venti secondi.
- Ah, come si sta bene con l’aria pulita!
- Insomma… Io devo dire … pfùi, pfùi (sputa due sardine) che preferivo stare a Milano… puah! (un tonno da venti chili dritto nella schiena del pilota).
Oppure, per rispettare la “quota occhiali”, quello dietro li teneva appoggiati sulla fronte, teneva la bocca serrata e respirava con la punta delle orecchie.
Al di là dell’ironia, davvero non riesco a capire dove fosse il problema. Metti pure che ci fosse un motivo tecnico per cui non si potevano costruire i due sedili alla stessa altezza: ma portati un cuscino, cristosanto! Non sarà particolarmente virile, d’accordo, ma almeno non mi arrivi sotto il bersaglio che sei già in coma profondo.
Finalmente eccola, la nave che ci è stata assegnata: l'abbiamo individuata.
Notoriamente, sulla fiancata delle navi inglesi pendeva una scritta al neon che diceva “questa è la nave che vi è stata assegnata”. E poi sotto, più in piccolo: “Non fate confusione quindi, ed evitate soprattutto di affondarne un’altra, anche se fosse più grossa di quella prevista.”
Vediamo la sagoma del nostro bersaglio in risalto contro il cielo.
Che strano. Io credevo che queste azioni si svolgessero di notte, quando non c’è la luna, ma è chiaro che di guerra non ho mai capito niente.
Lo abbiamo sognato per mesi, ci siamo allenati per anni.
Addirittura, mesi e anni? Ma da quanto sono lì, quelle navi? Dalla Prima Guerra Mondiale?
Questo è il momento conclusivo. il successo significa la gloria; il fallimento un'occasione unica fallita per sempre.
Perchè unica? Se non riesci a piazzare la bomba, non puoi tornare tranquillamente la sera dopo? Mica ti timbrano la mano, come in discoteca, una volta superate le ostruzioni retali.
A quota occhiali ci si avvicina fino a una trentina di metri dal bersaglio. Forse vi è qualche luce in coperta; il bagliore di un fiammifero che accende una sigaretta, o qualche nota di canzone dal locale equipaggio, ti ricordano che quel che cerchi di uccidere è cosa viva.
Beh, abbi pazienza, ma se pensavi di andare ad uccidere una cosa morta non stupirti se poi ti risvegli con la camicia di forza. Te l’ho messa io, per il tuo bene.
Prendi la rotta esatta sulla bussola, poi allaghi la cassa d'immersione e l'acqua si chiude sulla testa.
Prendi la rotta esatta di chi? La nave è lì da quando l’hanno costruita, tu sei appena arrivato “seguendo le indicazioni della bussola luminosa, sulle rotte precedentemente stabilite”…. Cos’altro ti serve, per capire dove ti trovi? Un altro cartello subacqueo, con la mappa dettagliata del porto e la scritta lampeggiante “voi siete qui”? (“E adesso vi facciamo un culo così”, più sotto in piccolo, in marrone scuro su sfondo nero).
Tutto è freddo, buio e silenzio. Ora sei a profondità sufficiente; chiudi la valvola d'allagamento, metti a lento moto il motore e scivoli in avanti. L'oscurità diventa improvvisamente più fonda.
Perchè, ”davanti” è più buio che “dietro”?
Sai che sei sotto la nave.
Ah, ecco. Questo però conferma che la notte è tutt’altro che buia. Infatti tu non lo sai, ma in questo momento sul ponte si stanno radunando gli equipaggi locali, che parlano tedesco fra di loro per confondere le idee al nemico che li ascolta:
“Gucken, gucken! Der zwei strunzen unter wasser mit der lichten bussel!” (Guardate quei due stronzi sott’acqua con la bussola illuminata!)
Fermi il motore ed apri la valvola che caccerà via l'acqua della cassa d'immersione. Mentre sali metti una mano su, sopra la testa. Ti domandi se incontrerà lamiere lisce o taglienti denti di cane che ti rovineranno le dita o, peggio ancora, faranno a pezzi il tuo vestito di gomma e l'acqua di mare vi penetrerà.
A parte che preferirei mille volte bagnarmi che perdere le dita, ma usare un bastoncino no? Voglio dire, devi propri usare la mano per capire se quello che hai sopra è un dente di cane o il culo di un gatto?
Eccoci contro la carena. Ora spingi il siluro all'indietro, finché il tuo secondo uomo può agguantare l'aletta di rollio larga un paio di spanne, che corre su ciascun fianco della carena di ogni grande nave.
Scusate, non voglio insegnare il mestiere a nessuno, ma se questa aletta è larga un paio di spanne e corre sul fianco di tutta la carena, non potevate acchiapparla mentre arrivavate? Che bisogno c’era di andare fin sotto la chiglia, per poi fare marcia indietro?
Fra l’altro, metti che a quel punto hai già perso le dita (a causa dei denti di cane), così almeno ti eviti di cercare l’aletta con la lingua, no?
Senti un colpo sulla spalla: è il secondo che ha trovato l'aletta e vi sta fissando un morsetto;
Lo starà fissando con i denti, visto che con una mano ti dà il colpetto sulla spalla, e con l’altra si presume che stia aggrappato da qualche parte, per non cadere dal viscido maiale.
Due colpi sulla spalla: il morsetto è fissato.
Geniale, questo codice Morse in versione subacquea: se un colpo vuol dire “sto fissando”, e due colpi vogliono dire “ho fissato”, “fissai” saranno sicuramente tre colpi, “ebbi fissato” quattro, e così via fino al condizionale, “fisserei”, che risolvi con quattordici colpi della mano, oppure con quattro colpi e una ginocchiata nella schiena (che sta al posto delle decine).
Avanti ora, per raggiungere l'aletta dell'altro lato. il secondo sta svolgendo una cima dall'una all'altra. Fissa il secondo morsetto.
Scusa, se sei andato “avanti”, e il secondo ora sta fissando il morsetto all’aletta opposta, tu dove sei finito nel frattempo? Un paio di metri allo scoperto, come minimo, in piena vista di quelli che cantano:
“Gucken ander strunzen, uberzuken transparentem!” (Guardate l’altro stronzo, che crede di essere trasparente!).
Ma poi scusa, invece di farti “andare avanti” con tutto il siluro non poteva passarti la cima, cosi il morsetto lo fissavi tu? Mica ci vorrà una specializzazione, per stringere una vite.
E ora indietro di nuovo, e con le gambe trattieni il siluro, il tuo secondo viene fuori dal suo posto e, passandoti a fianco, si porta sulla testa del maiale davanti a te.
Ragazzi, ferma un attimo, qui c’è qualcosa che non va: avanti e indietro, avanti e indietro, con le gambe trattieni il siluro, il secondo che ti si avvinghia da tutte le parti, la testa del maiale che spunta davanti a te… E’ il manuale operativo dei sabotatori, oppure il Kamasutra gay in versione militare?
In effetti, leggendo il CCSOMS (Codice di Comunicazione Silenziosa fra gli Operatori dei Maiali Sottomarini) qualche dubbio può anche sorgere. Ecco la lista completa dei segnali in codice:
Due colpi (da parte del secondo): Avanti, verso l’altra aletta.
Un gomito alzato (del pilota): Sto procedendo.
Tre colpi: Quanto manca?
Un leggero ondeggiamento della testa: Ci sto passando sotto adesso.
Un colpo: Sì, ora la vedo anch’io.
Tre colpi rapidi: Frena cazzo, l’abbiamo superata!
Doppia alzata di gomito, con ondeggiamento rapido della testa: E tu perchè non l’hai acchiappata, cazzo?
Una pedata nel culo: Perchè andavi troppo veloce, cristo!
Una gomitata all’indietro, nella costole: E tu stai più attento, deficiente.
Una sberla isterica sull’orecchio: Deficiente lo dici a tua sorella. Impara a guidare, piuttosto.
Lungo ondeggiamento della testa, lento e ripetuto: Va bene, scusami, non volevo offenderti.
Doppia strizzatina di capezzoli: Non preoccuparti. Lo sai che quando ti arrabbi mi ecciti.
Gomitata all’indietro, nelle gengive: Piantala, che non è il momento.
Doppio morsichino sul collo: E’ da tempo che volevo dirtelo, infatti. Non possiamo continuare a vederci così.
Una scorreggia violenta, con bolla d’aria che sale ingloriosa fra i due sabotatori: Fra noi è tutto finito, mettitelo in testa una volta per tutte.
Lunga pausa di riflessione, seguita da rapida alzatina di spalle: Non voglio sentirle nemmeno per scherzo, queste cose.
Lenta inclinazione della testa su un lato: Ne riparliamo a casa. A che punto sei piuttosto?
Riprendiamo dunque la descrizione originale:
[i]Nel buio tu sai che [il secondo] sta collegando la testa carica alla cima tesa sotto la nave fra le alette di rollio. [/i]
Siccome i messaggi in codice sono finiti, il resto della missione devi indovinarlo tu.
Ora la testa è staccata; la spoletta a orologeria, che farà esplodere i 300 Kg della carica fra due ore e mezzo, comincia a scandire i suoi secondi.
A parte che i chili erano 230, ma perchè due ore e mezza? E’ un tempo enorme, per programmare una detonazione! Se quelli si accorgono di voi, mentre scappate, hanno tutto il tempo di evacuare la nave venti volte.
- Has mitnehmen mangiadisken?
- Nein, spater, vielen zeit. Retten bomben und munizionen, seinen vielen importanten.
- Hai preso il mangiadischi?
- No, per quello torno dopo, tanto c’è tempo. Cominciamo a mettere in salvo le bombe e le munizioni, che sono più importanti.
Anzi, a causa di questo ritardo infinito nella detonazione, pare che a volte si generassero delle situazioni metafisiche, come
questa:
Il comandante della Valiant [una nave inglese che era stata minata, prima che i sabotatori italiani venissero catturati]
non si comportò in modo cavalleresco. Di fronte al rifiuto degli assaltatori di rivelare dove la carica era stata collocata, De la Penne fu rinchiuso in un locale sotto la linea di galleggiamento, perché subisse per primo gli effetti dell'esplosione.
Se doveva subirla “per primo”, vuol dire che sapevano dove fosse la bomba, no? Oppure – giustamente – scendevano tutti, andavano a comprarsi birretta e patatine, e si sedevano sul molo per godersi lo spettacolo? Boh.
L'uomo torna al suo posto; tre colpi sulla spalla: tutto fatto. Il lavoro è terminato. Metti in moto il motore, ti sfili di sotto la nave, e dolcemente vieni a galla.
Bravo pirla! Mettiti anche a cantare l’Aida, già che ci sei, così il successo della missione è garantito. Cazzo, hai fatto una fatica nera per avvicinarti in silenzio, di nascosto, e ora vieni a galla come se fossi Heather Williams nella piscina di casa sua.
Ora puoi pensare a metterti in salvo.
E infatti! Magari PRIMA pensi di metterti in salvo, e poi vedi se è davvero il caso di venire dolcemente a galla. Fra l’altro, non hai nemmeno più la punta arrotondata, quindi non è che puoi schizzare via a tremila all’ora facendo pernacchie a destra e a manca. Con un motore di nemmeno due cavalli, e la punta quadrata, ti va già bene se riesci a muoverti del tutto.
Durante la guerra furono apportate numerose migliorie e furono costruiti diversi tipi di S.L.C. mantenendo, però, pressochè, inalterato il profilo d'attacco.
Lo speriamo davvero, perchè perdere dei soldati che rischiano la vita per affondare una nave è una cosa, perderli perchè hanno respirato sardine per tre ore è un’altra.
Un “regio saluto” a tutti.
Massimo Mazzucco