Il prezzo del cambiamento (lettera aperta a David Gramiccioli)
di Paolo Franceschetti
Caro David, la tua mancata elezione a consigliere comunale mi ha colpito molto e alcune cose in particolare non me le aspettavo neanche io. Mi ha colpito molto la storia della signora a cui hai fatto riavere suo figlio che non ti ha votato, e il mancato voto dei dipendenti dell’Idi che per un anno hai sostenuto in tutti i modi possibili.
So anche che tu non hai aiutato queste persone per avere il voto, anche perché solo negli ultimi mesi avevi deciso di candidarti, quindi il tuo aiuto è stato disinteressato, senza cercare ritorni. Però capisco la tua delusione.
Volevi organizzare da assessore la prima grande settimana della controinformazione, un grande evento in cui per una settimana parlavano tutti quelli che si occupano di informazione non di regime. Dei 150.000 ascoltatori della tua radio, non sei riuscito a prendere se non poche centinaia di voti.
A favore della tua mancata elezione vanno due fattori entrambi molto importanti. Il primo fattore è che molti dei tuoi potenziali elettori non sarebbero mai stati disposti a votare anche Alemanno; se concorrevi da solo indubbiamente avresti avuto molti più voti. Molte delle persone che conosco non sono state disposte a dare un voto ad Alemanno, nonostante si trattasse di votare anche te. Lo stesso Gioele Magaldi, leader di Grande Oriente Democrativo, consigliava voto disgiunto per te e per il sindaco, segno inquivocabile che molte persone apprezzavano te ma non lo schieramento con cui eri entrato.
La prima cosa che ho imparato. Il prezzo del cambiamento.
Ma c’è un secondo fattore molto più importante. Ed è il prezzo che ogni persona è disposta a pagare per il cambiamento, sia della società sia di se stesso. Come si fa per i prezzi di un supermercato, lascia che ti dica un po’ di prezzi che la gente paga per il cambiamento. Iniziamo dalle elezioni politiche nazionali.
La gente si lamenta, l’IMU, le tasse, Equitalia, la giustizia non funziona, gli ospedali non funzionano, ma al momento del voto la gente ha votato sempre gli stessi partiti, ... ... e solo una piccola percentuale ha votato Grillo, che rappresentava l’unico grosso partito obiettivamente nuovo, oltre ad altri che però non ha votato nessuno, come il PIN, FN, e altri ancora.
E’ stato dimostrato quanto la gente sia disposta a pagare per un cambiamento politico: il 20 per cento circa degli italiani è stata disposta solo a cambiare la croce su cui metteva il voto; gli altri neanche quello.
Vorrei poi sapere quante, delle persone che si lamentano, rinuncerebbero ad una bustarella, ad un posto di lavoro in cambio del voto o altri favori, ad una parte dello stipendio, per non alimentare un sistema corrotto, il cui marciume credo sia noto a tutti. Credo pochissimi. La maggior parte delle persone che conosco lavora perché ha avuto una raccomandazione ad un concorso, perché ha fatto uno scambio di favori, quasi nessuno lavora perché dice “sognavo di fare quel lavoro, e oggi faccio esattamente quello che sognavo”. Anche perché la maggior parte della gente ha pochi sogni, perlopiù di tipo materiale. Quanto vale quindi il cambiamento della società, che parta dal basso? Non certamente la rinuncia ai propri privilegi.
Più in genere nella mia vita, che è stata costellata di avvenimenti particolari, ha avuto anche il privilegio di poter osservare alcuni eventi da un punto di vista speciale e poter analizzare (e capire) situazioni sintomatiche.
Una vicenda eccezionale per le cose che ho imparato è stata quella delle Bestie di Satana. Una vicenda oggi ferma, perché io ho destinato a quella vicenda tutti i soldi che avevo, e che oggi non ho più. Quindi non la posso più portare avanti.
Ci sono parecchi ragazzi in galera innocenti. Questi ragazzi hanno famiglie, parenti, amici.
Quando ho trovato le prove della loro innocenza, nessuno dei loro familiari parenti o amici si è offerto di aiutarmi, nessuno di loro mi ha fatto neanche una telefonata per sapere qualcosa, nessuno di loro legge un atto processuale, nessuno di loro si informa, niente di niente.
Molti dei loro parenti e amici girano su belle auto, vanno in vacanza, fumano due pacchetti di sigarette al giorno, bevono vino ogni pasto.
Un pacchetto di sigarette al giorno in un anno viene a costare circa 1000/2000 euro l’anno.
Il vino ai pasti può costare da 1 a 2-3 euro al giorno come minimo.
La libertà dei loro familiari non vale il tempo di una telefonata e/o di un colloquio. Non vale economicamente le sigarette o il vino che si consumano in un anno. Non vale la fatica di analizzare atti processuali e prendere in mano le redini della vicenda cercando di capirci qualcosa da soli, senza subire gli eventi e senza mettersi nelle mani di altri cui devono delegare la loro libertà.
Fantastiche le motivazioni che talvolta qualcuno di loro ha dato per non voler perseguire determinate strade processuali: non ho tempo perché devo studiare, ha detto uno di loro.
In poche parole: la loro libertà non vale niente. Vale di più studiare.
Le sigarette, il vino, l’auto, valgono più della libertà dei loro parenti.
Libertà che vale quindi più per me, che per loro.
Un ufficiale dei carabinieri trovato sul cadavere della moglie, che non ricorda come sia successo, è in galera; “sei innocente, forse dovresti analizzare alcuni fatti”; “no – risponde lui – non ho tempo”.
Poi ci sono quelle persone che vogliono trovare la verità sulla morte di un parente; ma non vogliono spendere soldi, e poi non vogliono correre rischi. In un caso mi sono capitati due genitori a cui hanno rapito il figlio; “ma ci sono dei rischi?”, chiedono. “Bè certo”, dico io. Allora no, pensavano di poter strappare il figlio a un’organizzazione criminale senza rischi. E poi dico loro di divulgare la storia su un blog. Non hanno tempo, dicono.
Una volta mi incontrai con una persona semi paralizzata, per una malattia che si chiama psoriasi artropatica e che ho anche io. “Ma come mai non hai sintomi?”, mi chiese. “Dipende dalla dieta che faccio, occorre evitare alcuni cibi, se vuoi ti spiego”.
“No grazie, non ho tempo per cucinare cose diverse, preferisco comprare le cose in rosticceria”.
La sua malattia, la sua paralisi, non valeva il tempo di prepararsi alcuni cibi.
Tempo fa è stata organizzata una colletta per una persona senza casa. A seguito di un articolo scritto su un giornale on line, un albergatore si è offerto di ospitarla gratis. “No grazie, troppo lontano da casa mia, preferisco stare nella mia città vicino ai miei parenti”.
Avere una casa sì, ma non a prezzo di trasferirsi.
Poi ci sono alcune storie che abbiamo vissuto insieme. C’è la storia di Milica Cupic, a cui ho detto mille volte che ripetere sempre gli stessi concetti su facebook non è il modo migliore per divulgare la verità; potrebbe occuparsi di altre storie dando voce ad altri, potrebbe migliorare lo stile dei suoi scritti facendoli correggere, e soprattutto potrebbe occuparsi anche di altre vicende per accrescere la potenza di effetto della sua storia e farla conoscere sempre più. Ma non credo mi abbia mai ascoltato oltre i dieci secondi, e continua a ripetere sempre lo stesso schema senza mai cambiare.
Molte volte mi chiama qualcuno che chiede consigli su alcune tecniche spirituali; alcuni soffrono di insonnia, di ansia, di squilibri vari; se consiglio loro di recitare un’ora o due di daimoku al giorno la risposta è “non ho tempo” oppure mi chiedono qualcos’altro perché il daimoku pare loro troppo “religioso”. Allora consiglio di praticare il kriya yoga, mezz’ora al giorno, e loro chiedono “dove lo imparo?”; io consiglio un corso della durata di un giorno, dal costo di 108 euro, che tiene un mio amico a Roma; troppo caro, e troppo lunga un’intera giornata.
Il costo del cambiamento deve essere inferiore a 100 euro, e deve durare meno di un giorno l’apprendimento della tecnica. Fantastico, no?
Ho deciso di organizzare una colletta per pagarmi alcune delle spese ormai diventate insostenibili nell’attività che svolgo. Totale raccolte: 400 euro. Per la totalità dei lettori, il mio lavoro, a detta di molti eccezionale, non vale niente. Mediamente, tenendo conto che ho qualche migliaio di lettori, direi che vale pochi centesimi a lettore, dieci, forse venti, non so.
Nei soldi che ho raccolto con le donazioni, vedo molto il numero di tuoi ascoltatori che ti ha votato, perché più o meno come numero si equivalgono.
In linea di massima posso dire che il maggiore aiuto, nella mia vita, l’ho avuto da persone che non conoscevo e a cui non avevo dato nulla, e non l’ho avuto indietro da persone a cui pure avevo dato molto (ad esempio non a caso le donazioni al blog sono state effettuate da persone che non intervengono mai, e che non conoscevo, e con cui non avevo mai intrattenuto rapporti, fatta eccezione per Villari e una mia amica).
Quello che ho imparato in questi anni è che è inutile fare le cose per gli altri e sperando un riscontro dagli altri.
Le cose vanno fatte per se stessi.
Bisogna comportarsi, come dice una bella frase di Gandhi, essendo noi stessi il cambiamento che vorremmo nel mondo, ma cambiando prima di tutto noi stessi.
Bisogna comportarsi in modo tale che quando ci guardiamo allo specchio, dentro quello specchio vediamo riflessa la parte di mondo che ci piace e che vorremmo trovare ovunque.
Gli altri, stanne sicuro, cambieranno sempre molto poco.
Senza contare che pure io mi dico spesso che vorrei cambiare tante cose, e poi faccio tutto il contrario.
Non c’è riuscito Buddha, non c’è riuscito Cristo a cambiare il mondo, vuoi che noi cambiamo anche solo qualcosa a Roma?
Una cosa importantissima che ho imparato in questi anni, quindi, è che la legge di attrazione è una grande verità. Ciascuno vuole esattamente la situazione in cui sta, e per cambiare le cose di cui si lamenta non è disposto a fare niente.
La seconda cosa che ho imparato.
L’altra cosa importante che ho imparato in questi anni, l’ho appresa da un insegnante di karma yoga.
Lui spiegava che la vita è un sogno, ma spesso non ce ne rendiamo conto.
E spiegava che spesso rendiamo un sogno la vita di altri.
Mentre ci spiegava questa tecnica per il karma yoga, ci faceva notare che quella vita che noi conduciamo con noia, con sfiducia, con difficoltà, è un sogno di tranquillità e di felicità per milioni di persone che nel mondo muoiono di fame o vivono in condizioni di tortura.
Dobbiamo quindi ricordarci, nei momenti difficili, nei momenti di noia, in fila per andare al lavoro o mentre stiamo facendo qualcosa che non gradiamo, che quella nostra condizione è il sogno di un ragazzo brasiliano delle favelas. Quei debiti di cui siamo sommersi, ma che non ci impediscono di mangiare o dormire in un letto, sarebbero problemi che milioni di persone sarebbero felici di avere.
E spesso senza volerlo rendiamo un sogno la vita di altri, senza che neanche ce ne accorgiamo e senza che mai verremo a saperlo.
Difatti il nome di quell’insegnante che ha reso un sogno alcune esperienze quotidiane grazie alla pratica del karma yoga io neanche lo ricordo. Ma grazie a lui la mia vita è molto più bella, da anni, perché solo grazie a queste tecnica sono riuscito a fare alcune delle cose che più odiavo nella mia giornata trasformandole in una cosa bella.
E non so tu quanti sogni altrui hai realizzato nella tua vita.
Ma posso dirti di me che qualche anno fa, quando mi chiamasti per la prima volta in trasmissione, era la prima volta che venivo chiamato in una radio di grandi dimensioni a esporre le mie ricerche da un pulpito più “ufficiale” e diverso dal mio blog o dalle conferenze.
Quel giorno per me rappresentò un sogno di cui porto ancora il bellissimo ricordo.
E siccome sono uno che si gode le cose nel presente, e tendo ad apprezzare le cose che ho al momento, ricordo che mentre stavo aspettando che mi apriste il cancello mi sono detto: “un giorno mi ricorderò come un sogno di questo giorno, e voglio immortalarlo”.
Quella in apertura è la foto che scattai, che ti regalo, con un augurio: che torni a fare quello che facevi prima, perché se è un sogno sfumato quello di poter realizzare la prima settimana della controinformazione, ci sono persone che comunque sognano che tu ritorni a fare quello che facevi prima, ma soprattutto sperano che tu da adesso in poi ti concentri di più su te stesso e meno sugli altri.
Il mondo non cambierà certo grazie a te; ma i tuoi 600 voti, anche se non da chi ti aspettavi, anche se meno di quelli che speravi, sono sempre un piccolo segno che qualcosa hai smosso nel mondo. Anzi, considerando che non ti candidavi da solo, considerando tutto, sono pure un grosso risultato.
E ti auguro che questa esperienza ti faccia uscire più forte, perché certamente ne avrai acquistato in consapevolezza e in conoscenza del mondo. Che forse non lo conosciamo ancora bene se ci arrivano queste batoste.
Ti abbraccio.
Paolo
Fonte
[Grazie a Musicband per la segnalazione]