IL PESO DELLA DEMOCRAZIA
E così siamo arrivati al giro di boa del 2004, un anno che è ormai destinato a passare alla storia anche se le elezioni di Novembre si rivelassero l’evento più insignificante di tutti i 12 mesi.
Vi siamo entrati, a Gennaio, con l’animo triste di chi assiste impotente alla prevaricazione da parte dell’ingordigia occidentale su chi già ha ben poco di suo, ma che si illude ancora che presto la follia passerà, e potremo tutti tornare a vivere più o meno come prima.
E invece abbiamo subito un trauma poderoso, come società nel suo insieme, che forse è stato ancora più violento del crollo delle torri, anche se gli effetti resteranno invisibili a lungo, poichè stemperati in una mutazione, leggera ma costante, all’interno di tutti noi: c’è stato Abu Grahb.
L’impatto di quelle immagini, a cui nessuno ha potuto sottrarsi, va ben oltre l’indignazione momentanea per i fatti, il disprezzo... ... per chi li ha perpetrati, o la pietà per chi ne è rimasto vittima. L’impatto è quello di una società che di colpo ha visto disintegrata la sua scala di valori assoluti, cioè non quelli interni alla società stessa, ma quelli di riferimento fra noi ed il resto del mondo.
Dopo Abu Grahb nessuno di noi ha più il coraggio, in cuor suo, di considerarsi “superiore”, anche nella più umile e rispettosa delle accezioni, a qualunque altro popolo del mondo. Nemmeno da un semplice punto di vista culturale potremo farlo, poichè è stata proprio la cultura dell’Occidente a rivelarsi marcia fin dalle fondamenta. Quegli aguzzini senz’anima, che infliggevano pene infinite a gente innocente, erano in realtà la sintesi agghiacciante della nostra contraddizione più profonda: il messaggio cristiano, di cui la nostra cultura è imbevuta sin dalle origini, avvinghiato inestricabilmente ad una filosofia del benessere che è la sua antitesi più inconciliabile.
Guardando il ghigno satanico dei torturatori - vittime essi stessi del sistema, e non certo colpevoli in prima persona (troppo comodo) - abbiamo visto il vero volto della nostra ingordigia, che è obbligata a trattare l’altro come un animale pur di potersi giustificare di essere venuti a casa sua a prenderci tutto quello che ci serviva.
Da oggi quindi dovremo ricostruirci una scala di valori completamente nuova, per poter tornare a relazionarci col mondo in maniera positiva. Una scala di valori che imponga d'un colpo tanta umiltà quanta è stata l’arroganza con cui nei secoli ci siamo sempre posti - tutti e comunque, inevitabilmente – uno scalino più sopra del resto dell’umanità.
Forse alla fine - amara consolazione - le sofferenze di quei poveracci non saranno state del tutto inutili.
Massimo Mazzucco