Secondo voi è possibile attraversare a nuoto un fiume come il Rio delle Amazzoni senza venire divorati dai piranha, martoriati dai pesce-stuzzicadente, invasi da mille micro-organismi in cerca di nuovo "habitat", oppure tirati a fondo da un'anaconda spessa quanto una coscia di Maradona? A me solo l'idea di infilare un piede nudo nelle acque limacciose di quel minestrone infernale fa venire i brividi fino alla punta delle orecchie.
C'è invece chi il Rio delle Amazzoni se lo è fatto tutto a nuoto per lungo, dalla sorgente alla foce, combattendo piranha, serpenti e sarchiaponi vari per ben 5200 chilometri consecutivi, per il puro gusto di entrare nel Guinness nei Primati. Partito dal Perù il 1° di febbraio Martin Strel, uno sloveno di 52 anni, è finalmente arrivato ieri alle foci del fiume più grande del mondo, nuotando per 65 giorni consecutivi (si fermava solo di notte a riposare). E non è stata questa, per lui, una follia "una tantum". In passato Martin Strel aveva già affrontato con successo l'intero Danubio (3.000 Km. "soltanto") nell'anno 2000, il Mississippi (3.700 Km., nel 2002), e lo Yang-Tze cinese nel 2004, superando in quell'occasione la barriera dei 4.000 km. percorsi a nuoto da un essere umano.
E noi che ci domandiamo se valga la pena di continuare a girare in macchina.
Ma nuotando lungo il Danubio alla peggio muori di noia, nel Mississippi i coccodrilli li trovi soltanto vicino alla foce, e nello Yang-Tze al massimo ti arrestano… … perchè sei entrato in Cina illegalmente. Ma nelle acque torbide dell'Amazonas trovi moltiplicato per mille tutto quello che non vorresti mai veder uscire dallo scarico della tua vasca da bagno nemmeno nel peggiore dei tuoi incubi. Per non contare infatti la lotta di Strel contro diarrea, vertigini, nausea, vomito e vere e proprie crisi di "deliurium", che lo hanno accompagnato per tutto il tratto finale della sua impresa. Pare che alla fine non riuscisse più nemmeno a reggersi in piedi, una volta uscito dalle acque, ma mentre i medici gli proibivano di rientrarci per qualche giorno almeno, lui sceglieva addirittura di proseguire di notte, pur di arrivare alla fine prima che la fine arrivasse a lui.
Va bene, bravo Strel, ce l'hai fatta - verrebbe da dirgli - E ora?
Ora che non sei morto; ora che i piranha non ti hanno mangiato vivo; ora che hai mostrato di essere più forte di un elefante, più impermeabile di una balena e più coraggioso di mille leoni messi insieme, cosa fai? Gioisci per il resto della tua vita, sapendo che il tuo nome comparirà per sempre (chi mai lo sfida, un record del genere?) nel Guinness dei Primati? Vai al bar e dici "nessuno di voi sa nuotare come nuoto io, quindi muti e pagatemi da bere finchè lo dico io"? Finisci sulla copertina di Uomo Vogue, tutto ingiacchettato di Armani "ma con la barba un pò sfatta e il capello salmastro", se no sembri soltanto una checca qualunque? Vai in TV a raccontare di quando ti eri addormentato sotto una mangrovia, e credevi di parlare con un ranocchio gigante? Scrivi un libro intitolato "Io e i piranha: storia di un rapporto fra l'Uomo e la Natura?"
Cosa fai adesso, Strel? E perchè hai fatto tutto ciò?
Perchè l'uomo continua, da quando esiste, a cercare di spostare di qualche millimetro - perchè di quello alla fine si tratta - il limite delle sue capacità? Se fino a ieri avevi tenuto il respiro per tre minuti di seguito, oggi al massimo riesci a tenerlo per tre minuti e due secondi, e poi magari dovremo aspettare dieci anni prima che arrivi uno che riesca a tenerlo per tre minuti e cinque secondi. Ma "un'ora" di seguito senza respirare non riuscirà mai a starci nessuno, questo già lo sappiamo tutti.
Siamo mortali, siano limitati, e siano comunque programmati dalla nostra stessa natura a non vivere per sempre, eppure facciamo finta di non saperlo, sogniamo di diventare immortali, e diamo i "premi" a chi ci illude, in un modo o nell'altro, di poterlo fare.
Siamo programmati per non andare sott'acqua più di qualche metro, eppure abbiamo i "campionati mondiali di profondità in apnea", con tanto di bestemmione in diretta TV da parte di don Maiorca, che si è trovato fra i piedi un sommozzatore non previsto.
Siamo programmati per saltare al massimo la siepe di casa, eppure continuiamo a dannarci, da anni, per riuscire a spostare quella maledetta asticella dei mondiali di atletica da due metri e trentadue a due metri e trentatrè.
Siamo programmati per salire al massimo sul tetto di casa nostra, ma c'è chi ogni domenica a mani nude si ostina a voler scalare in mutande la parete Sud del Cervino.
Roba da aspettarli in cima e dirgli "Bravo! E adesso che ce l'hai fatta torna giù di lì, perchè hai fatto tardi e il sentiero qui chiude alle otto".
Ma perchè, se proprio l'uomo vuole spostare in avanti questi suoi maledetti limiti, non comincia ad affrontare quelli veri, di tipo etico, sociale e morale, invece di interstardirsi come un caprone su quelli esclusivamente fisici? "Fatti non foste per viver come bruti, …" ci disse qualcuno di passaggio. Perchè allora non mettiamo anche un Guinness dei Primati - e non solo dei "primati" - per chi riesce a non rubare nemmeno mille lire nell'arco di un'intero anno fiscale, o chi riesce a dar da mangiare a più africani con gli avanzi di un qualunque ristorante di casa nostra, oppure chi riesce a passare un solo giorno della sua esistenza senza dire nemmeno una bugia?
Massimo Mazzucco