Di fronte al costo del petrolio, alle incertezze del solare, all’inquinamento del carbone, e ai rischi del nucleare, il sistema eolico potrebbe sembrare la soluzione ideale per produrre energia nel nostro futuro: costo ridotto, e rendimento praticamente infinito. La quantità totale di vento disponibile sulla terra è centinaia di volte più abbondante della quantità di energia consumata da tutti i paesi del mondo messi insieme.
Basterebbe quindi organizzarsi per acchiapparne una certa quantità, per aver risolto il problema energetico alla radice.
Naturalmente, le cose sono un po' più complicate di così, al punto che il sistema eolico rischia di passare alla storia per uno dei sistemi di produzione energetica meno efficienti in assoluto.
Prima di tutto la produzione di energia eolica, come tutti i sistemi di tipo meccanico, ha dei limiti intrinseci ... ... determinati dal concorrere di attriti, consumi, resistenze, dispersioni e trasformazioni energetiche, ecc. che si possono esprimere con precise formule matematiche: si scopre così che una determinata quantità di vento (che viene misurata in Km./h. per metro quadrato di superficie esposta), può produrre al massimo un certo numero di KiloWatt/ora, e non uno di più.
La cifra risultante rimane comunque appetibile, al punto da aver indotto migliaia di investitori privati a rischiare somme considerevoli nel nascente business dell’eolico. Da una parte ci sarà sempre bisogno di energia – si diceva – dall’altra ci sarà sempre vento sulla terra, e una volta installate le pale ti resta solo il costo di manutenzione per vederle fruttare praticamente all’infinito.
Finchè non ne
vedi esplodere una.
L’esplosione di una turbina eolica non rappresenta una casualità o un imprevisto, come la gomma della macchina che ti scoppia all’improvviso, ma è la diretta conseguenza delle formule matematiche di cui sopra. Non solo una certa quantità di vento non può produrre più di una certa quantità di energia, ma se la velocità dell’aria aumenta bisogna immediatamente frenare il movimento della pala, per evitarne l’esplosione dovuta all’eccessiva produzione di calore generato dagli attriti.
Si finisce così per gettare letteralmente al vento tutta l’energia prodotta in eccesso.
Esiste infatti la magica cifra di 45 Km. orari, che viene considerata ideale per produrre energia con il sistema eolico, ma solo se rimane costante. Sotto quel limite se ne produce troppo poca perchè valga la pena di farlo, mentre sopra quel limite diventa troppo costoso disperdere l’energia in eccesso.
Per frenare una pala di quelle dimensioni infatti non bastano certo i freni di una bicicletta. Occorre altra energia, che devi andare a prendere altrove, rendendo la tua impresa finanziaria una avventura che corre sul filo del rasoio.
Le turbine più sofisticate arrivano al paradosso di utilizzare la stessa energia prodotta in eccesso per attivare un freno di tipo magnetico, che agisce direttamente sul rotore. Questo sistema permette di evitare l’esplosione improvvisa della turbina, che non farebbe in tempo a cambiare l’angolazione delle eliche (per ridurre la superficie esposta al flusso d’aria), ma non protegge l’impianto nel suo insieme, che soffre comunque del degrado progressivo dovuto alle intemperie.
Questo comporta dei costi di manutenzione molto più alti del previsto, e riduce sensibilmente il ciclo vitale di una “wind-farm” (fattoria del vento).
Ci sono poi i problemi legati all’impossibilità di prevedere con precisione i flussi d’aria, che rende ancora più difficile far coincidere i picchi di produzione elettrica con quelli della domanda. (Come è noto, l’energia elettrica è molto costosa da immagazzinare, e andrebbe consumata tutta all’istante. Ma i cicli notte/giorno delle diverse zone servite rendono la cosa estremamente difficile).
Insomma, a conti fatti, sembra di poter concludere che l’eolico sia un modo dignitoso di produrre energia – pulita, certamente - ma niente di più.
Perchè allora c’è stato comunque il clamoroso boom dell’eolico, se esiste questa sua limitazione intrinseca? Perchè Spagna, Stati Uniti, Danimarca, Cina, o la stessa Italia, hanno visto improvvisamente fiorire campi sterminati di pale eoliche sul loro territorio, pur sapendo di non andare incontro ad un reale vantaggio economico?
Perchè nel mondo della libera impresa, detto anche sistema capitalistico, non è importante che a guadagnarci sia la comunità, basta che a farlo sia l’investitore.
I privati. Le famose corporations. Sempre loro.
Ricettacoli del male che fino a ieri hanno inquinato e depauperato il nostro pianeta, hanno visto nell’eolico una splendida occasione per rifarsi il trucco e ricostruirsi la reputazione, riciclandosi in paladini dell’energia “rinnovabile”.
Oggi non c’è spot pubblicitario della BP, della General Electric o della Exxon che non sappia di fresco, sano e profumato, e ti faccia respirare a pieni polmoni la più limpida aria di montagna. I salmoni risalgono felici la corrente, da quando la BP produce il biofuel; le città sono oasi di verde incontaminato, da quando la GE fa i mulini a vento; e i pescatori dell’Ontario lanciano gioiosi la loro lenza, da quando la Exxon “protegge in nostro ambiente”. Dopo che hai visto tre o quattro di questi spot pubblicitari ti viene quasi voglia di inalare un gallone di benzina per sentirti meglio.
Ma sotto il belletto, il meccanismo è sempre lo stesso: il mondo “pulito” di domani rimane nelle sporche mani dei privati di ieri, i quali si servono dei politici, che tengono a libro paga, per fare quello che hanno sempre fatto: leggi che gli permettano di rubare a piene mani, ma alla luce del sole.
Non a caso in tutti i paesi in via di “eolizzazione“ sono comparse leggi molto simili, che elargiscono vistosi incentivi ai “coraggiosi” che investono in un sistema sano e pulito come l’eolico, anche se poco attraente dal punto di vista economico.
E visto che la quantità di vento, ovunque nel mondo, è tanto imprevedibile quanto incostante, in queste leggi hanno fatto che stralciare il concetto di “energia prodotta”, sostituendolo con quello di “capacità produttiva”.
Eccolo qui, signore e signori, il grande inganno dell’eolico: mentre noi la corrente la paghiamo a consumo, chi la vende viene pagato – anzi, premiato - dai rispettivi governi per la produzione potenziale, e non per quella effettiva.
Una wind-farm vale quindi quanto la sua massima capacità produttiva, anche se quel picco viene raggiunto solo a Natale e a Capodanno. Ecco quindi la rincorsa a sviluppare e piazzare pale più grandi possibile, con piloni fino a 90 metri di supporto, anche se sono più costose e meno efficienti di quelle di dimensioni inferiori.
In questo modo fra sussidi, incentivi e palliativi, mentre il prezzo medio di un kilowatt nel mondo è di circa 5 centesimi, chi lo produce arriva ad incassarne anche 35-40, e se non lo produce prende praticamente gli stessi soldi.
Abbiamo così creato il paradosso dei paradossi: di fronte ad una risorsa naturale illimitata ed inestinguibile come il vento, siamo riusciti a costruire un sistema nel quale conviene tenere i mulini fermi piuttosto che farli girare.
Massimo Mazzucco
Mentre le pale di grande dimensione risultano antieconomiche, sono stati sviluppate nel frattempo dozzine di tecnologie complementari, che si accontentano di una produzione elettrica ridotta, ma sono pienamente in grado di soddisfare le esigenze locali per cui vengono installate. Esattamente come accadeva cento anni fa, quando in molte zone rurali degli Stati Uniti si produceva elettricità per il consumo locale con la semplice modifica dei normali mulini a vento.
Savonius
, Darreius
e Tesnic
sono tre fra i più comuni tipi di turbina che hanno un ottimo rendimento a basse velocità di vento.