Il grosso vantaggio dell’UE per le lobby finanziarie e industriali è che è molto più facile influenzare un potere centrale che i singoli governi dei 28 paesi membri.
Ieri infatti la Commissione guidata dall’ineffabile Juncker, noto amico dei piccoli contribuenti e feroce avversario delle grandi multinazionali che tentano di eludere il fisco,
ha autorizzato l’introduzione in tutta l’UE di 19 OGM, senza attendere il parere di Parlamento e Consiglio europeo. L’autorizzazione vale 10 anni su tutto il territorio europeo e include gli Stati che si erano opposti.
Ovviamente sui giornaloni nazionali non troverete grandi titoli. Sopire, troncare.
Fonti riportate dal Figaro spiegano che il presidente Juncker era “ossessionato dalla quantità di richieste di autorizzazione di OGM bloccate” (dagli Stati membri, NdR). Bravo Juncker, è noto che i cittadini europei si torturano ogni giorno sul problema degli OGM bloccati. [...] UE batte Natura 2 a 0
Andiamo a vedere la lista degli OGM autorizzati da Juncker: sui 19 approvati, 17 sono per l’alimentazione umana e animale e 2 riguardano specie di garofani.
Ben 11 sono brevetti dell’americana Monsanto (soia, mais, colza e cotone), gli altri 8 sono prodotti della statunitense Dupont e dei gruppi tedeschi Bayer e BASF.
Tutto indica un’attenzione speciale delle istituzioni europee per gli interessi delle multinazionali a danno della biodiversità e della libera scelta. Ricordiamo infatti che sementi non incluse in una lista della UE sono vietate. Lista i cui criteri privilegiano le sementi industriali ed escludono varietà antiche e tradizionali. A riprova, associazioni senza fini di lucro che come Kokopelli promuovevano la biodiversità sono state punite con
multe astronomiche e la cessazione dell’attività per aver diffuso semenze tradizionali
secondo una sentenza della Corte Europea del 2012 (scusate il link estero ma non sono riuscito a trovare questa notizia da fonti ufficiali italiane). Una sentenza che rovesciava la
posizione dell’Avvocatura Generale della stessa Corte Europea, la quale stimava che «il divieto di commercializzazione di sementi (…) è non valido in quanto viola i principi di proporzionalità e di libera impresa secondo l’articolo 16 della carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, la libera circolazione delle merci secondo l’articolo 34 TFUE così come il principio di uguaglianza di trattamento secondo l’articolo 20 della detta carta».
Dunque la Corte ribalta il parere dell’Avvocatura e vieta le sementi tradizionali. Il terreno è pronto per la mossa successiva. E qui interviene Juncker, che motu proprio autorizza gli OGM su tutto il territorio europeo. Per salvare le apparenze i singoli stati potrebbero in teoria vietare gli OGM sul proprio territorio – ma solo se accettano la riforma proposta tre giorni fa (guarda caso) dalla stessa Commissione Juncker, che rende più facile l’importazione di OGM in Europa e allo stesso tempo permette ai singoli Stati di vietarle.
Divieti che però devono essere motivati in base a pericolo per salute e ambiente (rovesciando l’onere della prova sugli Stati!), sono sempre impugnabili (cfr.
TTIP e le prerogative del suo Regulatory Council) e difficilmente applicabili in pratica, vista la libera circolazione delle merci e le ambiguità europee sull’etichettatura degli alimenti. Nulla impedirebbe di trovarci in tavola carne di maiale nutrito con soia transgenica in Germania o Polonia.
Poiché le multinazionali hanno tempi lunghi e costi elevati per dimostrare che gli OGM sono innocui (quando ci riescono), saranno gli Stati a dover dimostrare che sono nocivi, in barba al principio di cautela che dovrebbe regolare le questioni attinenti la salute e l’ambiente.
In sintesi, la nostra stessa sovranità alimentare è messa in pericolo dalla UE.
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