Il cerchio si chiude Quando il 27 febbraio del 1933 il Reichstag, il Parlamento della repubblica di Weimar, fu consumato dalle fiamme, Hitler fu lesto a far firmare dal presidente Hindenburg, il giorno successivo, il Verordnung des Reichspräsidenten zum Schutz von Volk und Staat (Decreto del Presidente del Reich per la protezione della popolazione e dello stato. Per tutta la durata dello stato di emergenza venivano sospesi alcuni articoli della costituzione di Weimar, riguardo i diritti di libertà personali (l'habeas corpus), la libertà di organizzazione ed assemblea, la riservatezza della corrispondenza e delle telefonate. Venivano autorizzate, poi, perquisizioni e confische, anche senza mandato, per scovare terroristi e nemici del Reich.
Quando nel 2001, dopo la tragedia dell'11 Settembre, l'amministrazione Bush preparò, in un mese soltanto, lo Uniting and Strengthening America by Providing Appropriate Tolls Required to Intercept and Obstruct Terrorism Act, lo USA PATRIOT Act, molti videro delle analogie tra il provvedimento governativo statunitense e quello, di settant'anni prima, che permise l'ascesa nazista. Il decreto rafforza i poteri dei corpi di polizia e di spionaggio, permettendo di fatto intercettazioni telefoniche, accesso ad informazioni personali e prelevamento delle impronte digitali, ed altri provvedimenti limitatitivi delle libertà e della privacy dei cittadini statunitensi. Ma il Patriot Act non è l'unico provvedimento temporaneo preso per contrastare il terrorismo. Il 13 novembre 2001 fu infatti emanato dal Presidente Bush il decreto militare intitolato Detention, Treatment, and Trial of Certain Non-Citizens in the War Against Terrorism e veniva definita la figura di "nemico combattente", ovvero "un individuo che è parte o supporta i Talebani o le forze di Al Qaeda, o forze associate che sono impegnate in ostilità contro gli Stati Uniti o i suoi alleati. Questo include ogni persona che ha commesso un atto belligerante o ha direttamente supportato ostilità in aiuto delle forze armate nemiche." Questi "nemici combattenti" non godono dell'habeas corpus e possono essere detenuti per un tempo imprecisato senza essere soggetti a nessuna accusa o dover subire alcun processo. Ad esempio Ali Saleh Kahlah Al-Marri, un cittadino del Qatar, presente legalmente negli Stati Uniti, è stato dichiarato "nemico combattente" e consegnato alla custodia militare. Il suo crimine? Originariamente era stato incarcerato in connessione all'indagine sugli attacchi dell'11 Settembre 2001 ma poi gli era stata soltanto imputato il reato di frode tramite carta di credito ed il suo processo fissato per il 21 luglio 2003. Il 23 giugno però, il Presidente Bush lo ha designato, tramite decreto, "nemico combattente", e da allora è tenuto in una prigione militare della Carolina del Sud. [Caso Al-Marri] Anche Jose Padilla, cittadino americano, fu arrestato, di ritorno da un viaggio in Medioriente, nel corso delle indagini sull'11 Settembre e poi dichiarato dal presidente Bush come "nemico combattente" e non ha potuto godere dell'Habeas Corpus in quanto il governo americano lo accusa di essere stato in contatto con i Talebani e di averli supportati direttamente con un atto belligerante, durante il suo viaggio in Afghanistan. E' certamente una grave violazione dello stato di diritto, ottenuta per mezzo di prove assolutamente indiziarie, ma sino ad ora Jose Padilla era stato l'unico caso di cittadino americano definito "nemico combattente" e detenuto per tre anni senza che gli venissero formulate accuse. [Ns. articolo: "I diritti a corrente alternata"]. La situazione, però, è destinata a cambiare. Con il Military Commissions Act of 2006 approvato il 27 settembre 2006 dal Senato, insieme alle metodologie di interrogatorio e detenzione, alla Sottosezione 4(b) (26) della sezione 950v, viene aggiunta una nuova definizione di chi può essere definito "nemico combattente illegale" ed essere quindi soggetto a detenzione a tempo indefinito e tortura senza dover ricevere accuse formali e senza processo: (26) AIUTARE ILLEGALMENTE IL NEMICO- Ogni persona soggetta a questo capitolo che, rompendo la fedeltà ed il suo dovere nei confronti degli Stati Uniti, aiuta in modo intenzionale e consapevole un nemico degli Stati Uniti, o uno dei cobelligeranti del nemico, sarà punito da una commissione militare sotto le direttive previste da questo capitolo. Questa legge, come osservato da Bruce Ackerman, professore di Legge all'Università di Yale, in un articolo per il Los Angeles Times, "autorizza il presidente a far arrestare cittadini americani come "nemici combattenti" anche se questi non hanno mai lasciato gli Stati Uniti". Basta, fa osservare il professore, che questi abbia fatto una donazione per una associazione di carità che opera in Medioriente per rischiare di essere imprigionato e detenuto indefinitamente in una prigione militare. Ovviamente c'è da stare tranquilli. Questa legge vale soltanto per chi ha consapevolmente finanziato il terrorismo. Ovviamente. Ma intanto il New York Times fa notare che una definizione così pericolosamente ampia di "nemico combattente illegale" in questa legge "potrebbe colpire tanto cittadini residenti legalmente negli Stati Uniti, così come cittadini stranieri che vivono nei loro paesi," inclusi paesi alleati (Remember Abu Omar?), "arrestandoli in modo sommario e trattenendoli per un tempo indefinito senza speranza di un processo. Il presidente ha il potere di applicare questa definizione a chiunque voglia." Come sottolineato dal documento della Casa Bianca, Strategia Nazionale per combattere il terrorismo, del Settembre 2006, tra gli ambienti che aiutano il terrorismo a crescere, sono elencate: Per l'amministrazione Bush siamo quindi tutti "nemici combattenti"? Siamo tutti terroristi? Il cerchio si chiude. Scritto da Marco Bollettino per www.luogocomune.net |