Quello che fa più tristezza, di questa “nuova destra” italiana, è il fatto che ricorra sempre più spesso a metodi antichi e superati, che risalgono ormai a quasi un secolo fa. Prima il manganello per la popolazione di Napoli, oggi il ritorno del grembiule e del 7 in condotta per la scuola dell’obbligo.
Sono scelte che trasudano una tale nostalgia dei tempi andati, da sconfessare in partenza qualunque tentativo di far passare come innovatrice questa “nouvelle droite” di Berlusconi e Company.
Riguardo al voto di condotta, il nostro Premier ci dice che «è una risposta importante agli atteggiamenti di bullismo che ci vengono illustrati dalla stampa quasi quotidianamente», mentre il Ministro dell’Istruzione afferma che «il comportamento deve concorrere alla valutazione complessiva dello studente», come già avveniva una volta.
Come sempre premuroso il nostro Presidente, al quale sta profondamente a cuore l’estirpazione totale di ogni forma di violenza. Con la sua frase sulla “valutazione complessiva”, invece, il Ministro Gelmini indirizza la stampa e l’opinione pubblica verso un falso problema. Mentre a “Porta a Porta” discuteranno ardentemente se la condotta debba concorrere o meno al giudizio complessivo, ... ... verrà fatto passare un concetto molto più sottile e lungimirante, mille volte più dannoso rispetto alle reali libertà del cittadino. Se infatti torna il 7 in condotta, torneranno anche l’8, il 9 e il 10, e questo significa che alcuni studenti verranno giudicati “più bravi di altri“ nel rispettare le leggi. Mentre nella legge non esistono zone “grigie“, e l’unica differenza che andrebbe mai fatta fra i cittadini è quella fra chi la rispetta e chi non lo fa. L’introduzione di questa graduatoria permette invece agli insegnanti di arrogarsi il diritto di esprimere un giudizio che nessuno dovrebbe avere, e questo comporterà a sua volta, da parte dello studente, il desiderio di compiacere i professori con un comportamento “più buono dei buoni”, in cambio di un trattamento privilegiato rispetto agli altri.
Pe il futuro cittadino, la lezione subliminale è la seguente: stai buono e bravo, non fiatare e non aprire mai bocca – nemmeno quando avresti il pieno diritto di farlo - e verrai premiato. Invece di insegnare ai ragazzi dove iniziano i loro diritti, all’interno dei quali sono liberi di comportarsi come meglio credono, purchè non ledano quelli altrui, li si prepara già da piccoli a rinunciarvi, adeguandosi al volere dei potenti, in cambio di privilegi non meritati.
Non ci vuole molto, infine, ad estendere questo concetto di “gradazione” della legalità fino a vedevi riflessa la grande “elasticità” con cui lo stesso Presidente del Consiglio sembra concepire le leggi vigenti. Se ti chiami Ricca, non puoi dire nemmeno “buffone” senza venire processato. Se ti chiami Berlusconi, possiamo addirittura modificare la Costituzione, pur di venire incontro alle tue esigenze molto particolari.
Riguardo al grembiule, il Ministro ci informa che «vi è la disponibilità di alcune case di moda a cimentarsi con la divisa scolastica», e che, per quanto la scelta finale spetti ai singoli presidi, «l’importante è semplificare la vita delle mamme e l’uso della divisa va in questa direzione».
Commovente la disponibilità delle case di moda, e ancora più commovente l’intento del Ministro di semplificare la vita delle mamme. In realtà possiamo solo intravvedere una nuova epopea di ruberie di denaro pubblico a favore di gente già disastrata come Armani, Zegna o Ferrè, con la novità che ora si potranno anche coinvolgere i presidi – corrompendoli, ovviamente - visto che “la scelta finale spetta a loro”.
Mentre il vero problema, anche qui, non è “chi” farà i grembiuli dei nostri bambini, ma “perchè” questi verranno fatti. La risposta, in questo caso, è talmente evidente che il rispetto per i miei lettori mi impedisce di enunciarla.
Almeno, “quando c’era lui“, queste cose si facevano con il chiaro intento di controllare la popolazione, e basta. Oggi invece dobbiamo anche ingoiare la ributtante ipocrisia con cui si cerca di far passare gli stessi identici concetti di una volta.
Massimo Mazzucco
Fonte CdS