GLI SCIACALLI DELLA FELICITA ALTRUI
Un rapimento condotto chiaramente con l'accordo delle autorità irachene, che rispondono al governo fantoccio messo in piedi dai nostri alleati - e quindi da noi stessi - si sta rapidamente trasformando in un'occasione di giubilo da parte di chi per primo ne ha creato le premesse, e poi non ha fatto assolutamente nulla per impedire che avvenisse. Esattamente come a Nassyria, per chi avesse già dimenticato la complicità passiva del nostro governo in quell'azione, denunciata al tempo addirittura dal Washington Post.
Con Simona & Simona la scommessa poi era a senso unico: se ti va male vinci, se ti va bene stravinci. Intanto, se ne andavano comunque le ONG di mezzo mondo, e poi, se andava male con le ragazze, si potevano continuare a rovesciare tonnellate gratuite di letame... ... sull'animale islamico, belva medioevale cieca ed incontrollabile, della quale nell'arco di pochi mesi abbiamo modificato cultura, religione ed abitudini, pur di farla combaciare più velocemente con in nostri parametri hollywoodyani del "male". Solo nei TV-movie di serie B i fondamentalisti islamici vestono il nero e non il verde.
Se andava bene, come questa volta è andata, ecco che "Silvio Berlusconi e' molto soddisfatto della prova di ''unita''' fornita dal paese nella vicenda delle due italiane liberate."
Naturalmente, per quella vita che nessuno avrebbe dovuto mettere in pericolo in primo luogo, Simona & Simona ora doveranno ringraziare tutti. Di Gianni Letta Berlusconi dice: "Credo che sia anche a lui che devono la vita le due ragazze italiane". Di quell' "anche", ovviamente, l'avanzo è tutto suo. Il ministro Martino ci dice ''Decisivo e delicatissimo'' il lavoro svolto dal Sismi per la liberazione.
Ma soprattutto, Simona & Simona dovranno ringraziare tutta la sinistra unita, poichè, sempre per Martino, l'esito positivo è stato "consentito anche dal positivo clima di coesione nazionale assicurato dal comune impegno di tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione".
Chissà perchè poi dei rapitori brutali e assetati di sangue, che stanno a 10 mila chilometri da noi, dovrebbero stare a misurare la temperatura interna del nostro parlamento, prima di decidere se liberare o meno i loro ostaggi.
Una volta era tutto molto più semplice: il rapitore rapiva, il ricattato veniva ricattato, se cedeva rivedeva i suoi cari, se no glielo mandavano a casa un'orecchio alla volta. Fine.
Oggi non più. Rapiscono senza dirti cosa vogliono, e ti lasciano lì a indovinare per almeno una settimana. Poi, quando finalmente si decidono a dirtelo, se ne escono con delle richieste che non stanno nè in cielo nè in terra. E le settimane fanno due. Tu ti metti a discutere su tutti i giornali quanto sia giusto accettare anche solo parte di quelle richieste, e le settimane fanno tre. Poi non senti più nulla, ripiombi nell'angoscia, e tempo che è ora di festeggiare l'unità d'Italia un'altro mese di disastri economici, di furti legalizzati, e di rapine a suon di decreto legge se n'è silenziosamente andato sotto il tuo naso, mentre tu tiri su nel fazzoletto per la lieta conclusione del dramma.
Il tutto vigliaccamente, codardamente, meschinamente giocato sulle nostre emozioni e sulle paure, vere ed incancellabili, di chi è stato direttamente coinvolto.
Massimo Mazzucco