LA PUNTATA è disponibile QUI.. Appena possibile Mediaset ripristinerà la puntata integrale, compreso il mio filmato iniziale, che ora manca.
Anche Gianni Riotta ha scelto di scagliarsi a testa bassa contro il cosiddetto “complottismo”, nella puntata che Matrix ha dedicato oggi all’assassinio del presidente Kennedy. Lo ha fatto in modo simile a quello di Piero Angela, cercando di ridurre ogni erba a un fascio, in modo maldestro e grossolano.
Con una grande differenza, però: mentre Angela si mantiene saggiamente lontano da affermazioni categoriche, e si limita a cercare di far passare i “complottisti” per una sorta di malati sociali, Riotta nel corso della trasmissione ha finito per affermare tutto e il contrario di tutto, contraddicendosi più volte di fronte a un pubblico allibito, nel tentativo di tenere in piedi un’ipotesi insostenibile come quella della colpevolezza di Lee Harvey Oswald.
Spavaldo e saccente, Riotta ha esordito sposando la versione ufficiale, “poichè – ha spiegato in seguito - l’America è un paese dove è impossibile falsificare le foto dell’autopsia del presidente”. (Che le foto siano state falsificate, per chi non lo sapesse, è una delle cose più facili da dimostrare di tutto il caso Kennedy). Dopo questa funambolica affermazione, Riotta ha concluso l’intervento con uno sdegnoso “io detesto il complottismo”.
Mal gliene incolse.
Quando ha capito che gli sarebbe toccato spiegare certe incongruenze della versione ufficiale, ... ... Riotta ha subito alzato un pesante fuoco di sbarramento, interrompendo più volte il sottoscritto senza motivo. Dopodichè ha iniziato a remare vigorosamente in senso opposto, intervento dopo intervento, fino ad arrivare ad affermare, con altrettanta sicumera, che “molto probabilmente a Dallas ci fu un secondo sparatore”, e che “certamente Ruby uccise Oswald per chiudergli la bocca”. Ovvero, che ci fu un complotto.
In America lo chiamano il “full 180”, la completa inversione di marcia in corsa.
Forse Riotta non sa che il Rapporto Warren esclude categoricamente il coinvolgimento di una seconda persona oltre ad Oswald, per cui è impossibile sostenere la presenza di un secondo sparatore senza dichiarare falsa la versione ufficiale.
Talmente plateale è stato il voltafaccia, che durante una pausa pubblicitaria il pubblico ha chiesto a Vinci di invitare Riotta a chiarire meglio la sua posizione sul caso Kennedy. [Riotta stava a Milano, non era in studio a Roma].
Sommerso dalla sua stessa contraddizione, Riotta ha cominciato ad annaspare senza più appigli, e ha finito per dichiarare che quella della Commissione Warren “non è la versione ufficiale”, ma soltanto “una delle tante versioni esistenti”, e che “vi furono varie commissioni, con risultati diversi, ciascuna alla ricerca della verità”.
Peccato che nelle scuole di tutto il mondo insegnino ormai da decenni che John Kennedy sia stato ucciso da un pazzoide chiamato Lee Harvey Oswald. Delle altre versioni esistenti, a quel che ne sappiamo, non risulta traccia.
Addirittura comico è stato infine il richiamo di Riotta a Wikipedia, da lui invocata come repositorio assoluto della verità nel tentativo di assalire il “complottismo”, ed in particolare il mio passato lavoro sull’11 settembre. Assalto che si è subito placato, peraltro, quando ho invitato Riotta a contestare davanti a tutti uno qualunque dei fatti da me presentati sull’11 settembre.
Resta il fatto, profondamente triste, che il direttore di una testata nazionale – che è stato anche direttore del TG1 – citi Wikipedia come parametro di serietà e di obiettività storica. Forse non sa Riotta che Wikipedia è il feudo del CICAP dove il sottoscritto non riesce nemmeno a modificare la propria biografia.
Non quella degli altri, la propria!
Altrettanto contraddittorio – anche se in modo più sfuggevole ed elegante - è stato Walter Veltroni, che ha prima sostenuto con assoluta fermezza la tesi del complotto nel caso JFK, solo per dichiarare alla fine di “non essere un complottista”. Questo dopo essere stato lui – paradosso dei paradossi - a definire “complotto” un attentato “a cui partecipi più di una persona”.
E’ toccato quindi al sottoscritto ricordare a tutti che “complottismo” è un termine fasullo, artificiale, creato
ad hoc da chi ama difendere le versioni governative per gettare discredito su chi le attacca, mentre il vero criterio da adottare è semplicemente quello dell’analisi dei fatti, da applicare caso per caso.
Risulta comunque evidente quanto sia efficace lo spauracchio del termine “complottista”, se persone intelligenti come Walter Veltroni si riducono a contraddirsi in quel modo pur di evitare di essere etichettate come tali.
Se fosse più coraggioso Veltroni potrebbe diventare un grande leader.
Una volta svanite le parole, in ogni caso, rimangono i fatti: di fronte alla massa di prove emerse in 46 anni di ricerche indipendenti nessuno oggi sembra in grado di difendere la versione ufficiale.
Persino Gianni Riotta, partito lancia in resta a difesa della versione ufficiale, si è ritrovato a confrontarsi con la parte di sè che non ama passare per cretino, ed ha finito per riconoscere l’esatto contrario di quanto affermato all’inizio.
Senza nemmeno rendersene conto – questa è la vera tragedia.
Massimo Mazzucco
NOTA: Non è la prima volta che Gianni Riotta si scaglia in modo inconsulto contro il “complottismo”, fenomeno che evidentemente lo deve turbare a tal punto da non saper più distinguere un fatto vero da uno inventato:
Appello a Gianni Riotta.
Ricordo che avvisai Riotta di questo mio articolo, e che mi rispose “accusando ricevuta”. Non mi risulta però che abbia poi modificato la sua posizione sulla morte di Milosevic.