di Marco Cedolin
Poche catastrofi al mondo hanno avuto un’esposizione mediatica paragonabile a quella della
tragedia di Fukushima. Settimane intere di prime pagine, TG, approfondimenti in seconda serata, aggiornamenti su aggiornamenti, dibattiti, contraddittori, ipotesi, smentite, poi ancora ipotesi e ancora smentite.
Il tutto ad onor del vero costruito in maniera molto raffazzonata, con le immagini dei reattori che esplodevano ma l’esperto di turno che rassicurava trattarsi di esplosioni “controllate” per impedire disastri più gravi. Con i noccioli prossimi alla fusione, macchè già fusi, ma no fusi solo parzialmente. Con le quantità di radioattività disperse nell’aria e nell’oceano espresse in valori assoluti (di cui nessun cittadino normale potrebbe comprendere la valenza) o con l’ausilio di parametri perfino troppo semplici. Cento volte, mille, un milione di volte il valore normale di radioattività, con il cittadino a domandarsi ma qual è il valore che fa male? E quanto male fa? E la Tepco, titolare degli impianti che fornisce dati catastrofici, e il governo giapponese che li smentisce e la Tepco (costretta?) ad annunciare che i calcoli erano sbagliati.
Con i reattori coinvolti nella tragedia che aumentano e diminuiscono come lucine dell’albero di Natale, ... ... con la zona di evacuazione sempre contenuta in una trentina di km, anche mentre le navi americane alla fonda fuggono al largo ad almeno 100 miglia.
Con le mirabolanti operazioni iper tecnologiche che regolarmente falliscono miseramente, l’acqua marina usata come ultima ratio, i tecnici costretti ad evacuare le centrali ed i tecnici eroi che ritornano, pur sapendo che si tratta di un suicidio. Che ne è stato di loro? Chissà?
Con la nube radioattiva che arriva in Europa e in Italia, ma non fa male e tutto rimane sotto controllo, con la radioattività a spasso per l’oceano, ma senza fare drammi. Con Tokyo contaminata, ma non troppo, la gente che fugge, ma i servizi sulla megalopoli che rassicurano sul fatto che la vita continua come prima.
Con le paure per le sorti della borsa e dei mercati, dal momento che la radioattività è impalpabile, mentre il portafoglio lo si palpa benissimo con il terrore che diventi più leggero. Con l’economia giapponese che potrebbe andare a rotoli ma anche no. Con le esportazioni nipponiche in pericolo, vietate, non vietate, solo da determinate zone, solo per determinati prodotti, forse.
Con gli Stati Uniti terrorizzati per l’effetto del disastro giapponese sulle coste californiane, pronti ad inveire ma anche ad aiutare, il tutto con estrema moderazione, però.
Una sciagura seconda solo a quella di Chernobyl, o uguale a quella di Chernobyl, o di gran lunga superiore. Una sciagura che potrebbe pregiudicare il futuro della scelta nucleare a livello mondiale. O pregiudicare la salute a livello mondiale. Una sciagura di fronte alla quale la Germania decide di chiudere con l’atomo, mentre la UE di ripensare le proprie scelte in materia e solo l'Italia
continua a far finta di nulla.
Mentre i reattori giapponesi continuano a rimanere fuori controllo e dispensare nell’aria e nell’acqua la loro dose giornaliera di radioattività, mentre gli esperti non offrono prospettive di una certa utilità nel breve termine, mentre i numeri continuano a rincorrersi, i media a rimpallarsi le notizie, la politica a fingersi preoccupata, ma fiduciosa, non si comprende bene se nei giapponesi o nella buona sorte.
Poi il nulla!
Da oltre un mese Fukushima è uscita dalle pagine dei giornali e da tutti i palinsesti della TV. Niente più notizie, niente più dibattiti, niente tavole rotonde, niente più esperti con la bacchetta, niente dati, niente aggiornamenti, niente previsioni. Nulla di nulla, neanche ad andare a cercare nei trafiletti sui giornali, neppure provando ad accendere la TV alle 2 di notte quando è uso diffondere le notizie “scomode”.
Se non esistesse qualche articolo reperibile su internet, dove c’è scritto che i reattori di Fukushima sono sempre lì, fuori controllo come e più di prima, senza che s’intravedano soluzioni di sorta, verrebbe quasi da pensare che abbiamo sognato tutto. Magari!
In tutta evidenza stanno semplicemente cercando di farcela dimenticare, con una
"tattica" che ricorda da vicino l’escamotage usato da Berlusconi per
aggirare il referendum.
Un lungo silenzio, un paio d’anni di controlli pilotati sulle centrali esistenti, politiche mirate a raggiungere standard di sicurezza tali che più sicuri non si può. E poi tutto come prima e più di prima, perché adesso, grazie all’insegnamento di Fukushima, le centrali sono super sicure e perfino più belle.
Ma le conseguenze del disastro giapponese? Le sorti delle centinaia di migliaia di poveracci che vivevano nell’area della catastrofe? La radioattività che va a spasso per il mondo e continua a fuoriuscire dai noccioli fusi o semifusi dei reattori? I prodotti contaminati? La nostra salute e quella del mondo intero?
Tranquilli! La sicurezza è sempre stata una nostra priorità e la testa dello struzzo, una volta sotto la sabbia è così sicura che più sicura non si può.
Marco Cedolin
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