Grazie ai potenti mezzi di lc sono riuscito anch'io, seppure in ritardo, a godermi il "guancia a guancia" dei nostri candidati alle elezioni del prossimo mese. Moltissimo è già stato scritto, nel frattempo, nei commenti, e mi limito quindi ad aggiungere un paio di osservazioni "collaterali" a quanto già detto da altri.
La prima, è lo smaccato tentativo di ricopiare la formula americana fin nei minimi particolari: ad esempio, la tanto strombazzata e "rigorosa" tempistica, che i due avrebbero "faticosamente concordato", è esattamente la stessa usata da Bush e Kerry nel 2004, come già lo fu fra Bush e Gore, nel 2000, compreso il diritto di replica alternato, con tempo ridotto rispetto alla risposta iniziale. Mancava che i due cercassero di parlare in inglese, e la differenza sarebbe stata nulla. Ma soprattutto, è stato sfruttato in pieno il segreto della formula, stracollaudata negli States, ... .. che è quello di illudere gli spettatori di assistere ad un faccia a faccia, quando in realtà il regolamento impedisce ai due candidati di parlarsi direttamente.
Si tratta quindi, in realtà, di "comizi alternati", fra i quali l'unico punto di contatto è la possibilità per ciascun candidato di dare del bugiardo all'altro alla fine del suo intervento, e all'inizio del proprio.
Naturalmente, il copione prevedeva un Prodi che muove con il bianco, e un Berlusconi in elegante arrocco difensivo, con sortite improvvise di pedone sul fianco dell'avversario. Assolutamente innocue, peraltro, proprio come da copione. Inutile quindi perdersi a commentare dei giri di parole che avevano come scopo evidente quello di non dire assolutamente nulla di importante.
C'è stato invece un solo momento di "vita vera", in tutta la serata, in cui i due candidati sono stati colti alla sprovvista da una domanda per la quale evidentemente non avevano una risposta "cotta e mangiata": la domanda sulle quote rosa. Di fronte a quella, i due hanno vistosamente dovuto metterci del proprio, e nel farlo si sono evidentemente dimenticati del personaggio che dovevano interpretare, finendo per dare al pubblico (ovviamente in modo involontario) la propria definizione personale della "donna".
Berlusconi ha detto, in parafrasi, che "non è facile trovare delle signore che siano disposte a lasciare la loro professione e venire in politica", ma comunque si cerca in tutti i modi la loro collaborazione "per la loro superiore profondità e capacità di vedere attraverso le cose". Ovvero: casalinghe a vita, fattucchiere per l'occasione.
Prodi invece "aveva tanto sperato, dieci anni fa, che si arrivasse ad una certa percentuale di donne in politica, senza doverla imporre con la legge, ma questo purtroppo non è accaduto, e la legge diventa necessaria". Ovvero: minus habens per natura, liberamente trasportabile a seconda del bisogno.
A nessuno dei due - anzi dei tre, perchè va incluso anche il giornalista che aveva posto la "domanda pesante" (*) - è venuto in mente di domandarsi perchè mai in Parlamento le donne non ci vogliano venire, e da dove nasca quindi questa strana "necessità" di averle a tutti i costi.
Fra i commenti che mi hanno preceduto, molti utenti hanno sottolineato la difficoltà effettiva di porre valide domande con solo trenta secondi a disposizione, e di dare adeguate risposte nell'arco di soli due minuti e mezzo. Mi permetto di dissentire, mostrando un esempio di quella che avrebbe potuto essere una qualunque domanda seria, con relative risposte, altrettanto serie, contenuta nei tempi previsti dal regolamento.
Giornalista: Lei concorda sul fatto che l'Italia sia troppo fortemente legata agli Stati Uniti, nel senso che il nostro impegno nei loro confronti spesso ci obbliga a fare scelte con le quali non necessariamente concordiamo? E, se sì, quanto spazio vede di manovra per riuscire ad alleggerire questo evidente handicap?
Berlusconi: Mah, guardi. Più che di dipendenza, come sembra suggerire la sua domanda, io parlerei di condivisione di interessi. Non dimentichiamo che facciamo parte di un sistema economico collettivo, e che a nostra volta apparteniamo al cosiddetto mondo occidentale (tira una riga sul foglio con la matita). Ora, all'interno di questo mondo, chiaramente gli Stati Uniti fanno la parte del leone, ma anche noi, non creda, abbiamo spesso da dire la nostra. Vi sono centinaia di aziende italiane che beneficiano di rapporti privilegiati con gli Stati Uniti, con grandi vantaggi per migliaia e migliaia di nostri lavoratori, e questo grazie alla continua battaglia che le nostre Camere di Commercio svolgono sul territorio americano (fa un cerchietto sul foglio con la matita). Il Made in Italy, a sua volta, non è certo diventato tale grazie al mercato russo o a quello ungherese (digrigna i denti, guardando dritto Prodi), ma grazie alla visibilità che gli Stati Uniti hanno saputo dare alle più alte espressioni della creatività e dell'imprenditoria italiane. Certo, vi sono episodi, come ad esempio il nostro contributo alla guerra in Iraq, che sono particolarmente vistosi, e possono dare l'impressione di una dipendenza assoluta nei confronti degli americani, ma ad una analisi più attenta risulterebbe sicuramente che le cose non stanno così (rimane un attimo in sospensione, come ad ascoltare, stupito, le stesse parole che ha pronunciato).
Giornalista: Professor Prodi…
Prodi: Guardi, io sono stato in America proprio di recente. Sono stato a New York e a Philadelphia, e in tutte e due le città, naturalmente, ho visitato i quartieri italiani. Ma lei non sa (apre le mani verso l'alto, agitandole, alla Pio XII), lei non sa l'emozione che ho provato nel vedere questi nostri connazionali - che sono i figli e i nipoti di gente che è partita magari sessanta o settant'anni fa, con un solo sacco sulla spalla - che mi raccontavano come loro sono amati e rispettati da tutti. L'italiano nel mondo ha saputo conquistarsi un rispetto, anzi (punta l'indice severo, agitandolo) una reputazione direi, per la sua capacità di dedicarsi al lavoro con passione, con amore direi, e con capacità tutt'altro che comuni. Ora, le mi parla di sudditanza dell'Italia nei confronti degli Stati Uniti. Certo, c'è la guerra, e la guerra non è una cosa bella. E' inutile stare a nascondersi dietro a un dito, signori, tutti vorremmo poter fare a meno delle guerre. Ma lo scacchiere internazionale è quello che è, e purtroppo bisogna guardare in faccia la realtà delle cose. Ma l'Italia conta, mi creda, conta molto di più di quello che può sembrare, e appena tornerò al governo avremo modo di dimostrare quello che sto dicendo.
Fine. Tempo totale? Nemmeno 5 minuti in tutto.
Visto che si poteva benissimo prendere per il culo la gente nei tempi previsti, e senza farsene accorgere?
Massimo Mazzucco
* La "domanda pesante" (loaded question) è una fallacia logica nella quale si implica un presupposto non necessariamente vero. In questo caso, che le donne in Parlamento ci vogliano venire.
(Grazie a fefochip per l'upload del video)