EXIT STRATEGY - Il nuovo documentario di John Simpson
Per fortuna c'è ancora qualcuno al mondo che si ricorda che cosa significhi fare del giornalismo televisivo. E' John Simpson, da più di vent'anni al servizio della BBC di Londra, ed oggi responsabile della sezione esteri della storica emittente britannica. Simpson fu uno dei primi a mettere a nudo il problema dei soldati americani dal grilletto facile, all'inizio della campagna d'Iraq. Giornalista "embedded", al seguito delle truppe, durante un rastrellamento in un villaggio vide un marine che stava puntando con calma il fucile su un ragazzo iracheno che, su un tetto lontano, stava battendo un tappeto. Con voce calma Simpson disse al marine: "Sarò il primo testimone al tuo processo per omicidio." Il soldato americano abbassò la mira. Qualche tempo dopo Simpson sarebbe rimasto ferito in uno strano incidente ... ... di "fuoco amico" - sono moltissimi i giornalisti stranieri morti in quel modo in Iraq - le cui origini non sono mai state ben chiarite.
Il recente documentario di Simpson sull'Iraq, "In the Line of Fire", ha da poco vinto svariati premi, e già arriva il suo nuovo filmato che racconta nuove scomode verità. Si intitola Exit Strategy, ed andrà in onda domenica sera (oggi) su BBC1 alle 22.15 GMT. In occasione, ovviamente, della giornata elettorale irachena (chi avesse la possibilità di vederlo, e volesse riferire, è ringraziato anticipatamente).
Tra le rivelazioni di Simpson si segnala una notizia particolarmente significativa: secondo dati che il reporter avrebbe ottenuto direttamente del ministero dell'interno iracheno, il numero di civili uccisi dalle attività di "guerriglia" (attentati contro i collaborazionisti in genere) sarebbe decisamente inferiore a quello dei civili uccisi direttamente dai portatori di pace della coalizione. La lista ufficiale degli ospedali di città e di provincia riporta infatti, dal 1 Luglio 2004 al 1 Gennaio 2005, un totale di 3,274 civili uccisi, di cui 1,233 a causa degli attentati e 2,041 uccisi direttamente dalle forze d'occupazione. Idem per i feriti gravi, con un totale di 12,657, di cui 4,115 feriti nel corso di attentati, e 8,542 direttamente dalle forze di coalizione.
Ovvero, mediamente quasi il doppio.
Mentre quindi gli americani continuano a denunciare con retorica altisonante il "terrorismo" da estirpare, per il normale cittadino iracheno la roulette della giornata si presenta più o meno cosi: se stai dalla parte degli americani, hai solo un 40 per cento di rischio di morire ammazzato dai tuoi, ma se ti ci metti contro ne hai un 60 percento abbondante di venire ammazzato direttamente da loro. Sarebbe ricatto bello e buono, e pure della peggior specie, ma visto che siamo in periodo elettorale chiamiamola "incentivazione al processo democratico".
La cruda realtà che emergerebbe dal documentario è quella di un paese ormai allo sbando, del tutto fuori controllo, con ampie sacche di territorio in cui gli americani ormai non si fanno più vedere da mesi, e dove le antiche tensioni di stampo sia etnico che religioso, bene o male sopite sotto Saddam, sono tornate a marcare nel tessuto sociale linee di separazione ormai difficilmente sanabili in tempi brevi.
Su tutto questo, ci sarà oggi la farsa elettorale, nella quale gli unici che avranno una certa garanzia di votare in sicurezza saranno proprio - paradossalmente - i ricchi iracheni espatriati da tempo in occidente. Lunedì avranno vinto tutti - i baahatisti, gli sciiti, la democrazia, gli emigrati, i kurdi e pure Bertinotti (vedrete se non ci si infila in qualche modo anche lui), e da martedi riprenderà per milioni di cittadini iracheni, nel rinnovato disinteresse dell'occidente, una vita impossibile alla quale li abbiamo di fatto costretti noi stessi.
La meraviglia è che siamo tanto bravi a rompere tutto quanto siamo assolutamente incapaci di riaggiustare anche soltanto i cocci più grossi di questo disastro storico imperdonabile.
Massimo Mazzucco
Fonte: BBC -
Exit Strategy
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