Dopo Donald Rumsfeld, Karl Rove, John Bolton e Scooter Libby, Paul Wolfowitz è il quinto "pezzo grosso" dell'armata neocons - che sette anni fa si era letteralmente impadronita del potere a Washington - a cadere nel dimenticatoio. E la settimana prossima tocca ad Alberto Gonzales, che con la sua ostinazione a non voler lasciare il Ministero di Giustizia ha costretto la commissione senatoriale a convocare un voto di sfiducia nei suoi confronti. Dopo che molti fra gli stessi repubblicani hanno richiesto le sue dimissioni, è rimasto solo Bush a difendere l'uomo da lui scelto per sostituire John Ashcroft, all'inizio del secondo mandato. (Ricordiamo che Gonzales è l'autore dei famigerati "Patriot Acts I e II", oltre che grande promotore della "dottrina della tortura" che contraddistingue nel mondo questa amministrazione). Negli Stati Uniti è infatti il Presidente che nomina i suoi ministri, ed è solo lui che può cacciarli, se questi non se ne vogliono andare di propria iniziativa. Ma Gonzales, che finora è sopravvissuto grazie alla notoria incapacità di Bush di riconoscere i propri errori, ormai ha le ore contate.
Sempre di Bush (si scrive Bush ma si legge Cheney, ovviamente) è stata l'infelice scelta di imporre Paul Wolfowitz alla guida della Banca Mondiale, circa un anno fa. Come è noto, fra europei e americani esiste un tacito accordo secondo il quale i primi scelgono il presidente del Fondo Monetario Internazionale, ... ... mentre i secondi nominano quello della World Bank. (WBO e IMF sono istituzioni "gemelle", che dovrebbero in teoria cooperare d'amore e d'accordo. Che poi in realtà rappresentino un cinico strumento di ricatto politico verso il terzo mondo, questo è tutt'altro discorso).
Ma è stato chiaro fin dall'inizio che la nomina di Wolfowitz fosse decisamente fuori luogo, se non altro per il fatto che la World Bank ha ufficialmente il compito di sostentare e ricostruire i paesi in difficoltà, come ad esempio l'Afghanistan e l'Iraq che lo stesso Wolfowitz aveva appena finito di distruggere, nei panni di vice-ministro della difesa accanto a Rumsfeld.
Sarebbe un pò come nominare Jack lo Squartatore alla presidenza del comitato cittadino contro la violenza nelle strade.
E la cosa divertente è che Wolfowitz era arrivato alla World Bank con lo strombazzato intento di "mettere fine alla corruzione" nell'ambito del sistema dei prestiti mondiali, quando lo stesso Pentagono dichiarava un "ammanco ingiustificato" di circa tre mila miliardi di dollari nel consuntivo dell'anno appena trascorso. (Anche Bush, se è solo per quello, aveva promesso di riportare decoro e dignità morale alla Casa Bianca, dopo la caduta agli inferi del caso Clinton-Levinsky).
Ufficialmente Wolfowitz ha dovuto andarsene per aver mal gestito il palese conflitto di interessi con la sua fidanzata, Shaha Riza, già dipendente della Banca Mondiale al momento della sua nomina, ma è evidente che la gravità del fatto è stata artificialmente gonfiata e sgonfiata a seconda delle esigenze, da parte della dirigenza ostile a Wolfowitz, nel lungo e tormentato braccio di ferro con il nuovo arrivato.
E' vero infatti che lui ha approfittato della situazione per far praticamente raddoppiare lo stipendio alla fidanzata, prima di trasferirla al Ministero degli Interni (obbligando così quest'ultimo ad assumerla con un salario addirittura superiore a quello di Condolezza Rice), ma è anche vero che in un primo tempo la dirigenza della World Bank si era dichiarata soddisfatta dell'operato, e aveva dichiarato chiuso il caso.
E' però evidente che giochi di potere a tale livello non si possano risolvere sulla base di fatti relativamente insignificanti come questo, e che l'episodio è servito solo da strumento per cacciare definitivamente un uomo - e tutto l'entourage di residuati neocons che Wolfowitz si era portato appresso - che nessuno voleva più vedersi intorno.
E' curioso davvero come questa gente riesca ad andare d'accordo solo con se stessa (e al massimo con coloro che momentaneamente ne condividono gli obiettivi pratici), ma provochi continue reazioni di rigetto in qualunque altra situazione al mondo, sociale politica o personale che sia.
Bene li aveva definiti Clinton, allo scadere del suo mandato, quando gli fu chiesto cosa ne pensasse della nuova squadra al potere a Washington. "Loro sono..... diversi - aveva detto con uno strano sorriso - non trovo altro modo per descriverli".
In ogni caso, Wolfowitz è riuscito a trascinare la faccenda abbastanza a lungo da poter programmare le proprie dimissioni per il prossimo 30 di giugno. Essendo stato nominato all'inizio del giugno scorso, Wolfowitz avrà così diritto a tutti i benefici che spettano a un presidente dimissionario "che abbia compiuto almeno un anno" alla guida della banca mondiale, fra cui la non indifferente liquidazione di alcune centinaia di migliaia di dollari.
Gira e rigira, è sempre e soltanto questione di soldi.
Massimo Mazzucco