Della scelta di Bergoglio al soglio pontificio non stupisce tanto la nazionalità - ormai all'idea di un papa internazionale ci siamo abituati - quanto il fatto che sia un gesuita.
E' infatti il primo in assoluto nella storia a diventare papa, e questa non è certo una casualità.
Fin dalla fondazione dell'ordine, da parte di Ignazio di Loyola, i gesuiti hanno sempre presentato un doppio volto nei loro rapporti con il Vaticano.
Da una parte i primi gesuiti erano i "soldati di Gesù" che andavano in tutt'Europa a combattere il protestantesimo insorgente, nel tentativo di restaurare il potere di Roma durante la controriforma.
Dall'altra però criticavano la lassitudine e la corruzione in cui era caduto il clero romano negli ultimi secoli, chiedevano una più stretta aderenza alle sacre scritture, si auguravano una maggiore preparazione culturale nei vertici della Chiesa, e predicavano una povertà e un'umiltà che ormai in Vaticano erano del tutto sconosciute. E' infatti curioso che nessun papa, dal 1200 ad oggi, avesse mai pensato di chiamarsi "Francesco".
I gesuiti hanno anche il grande merito di aver fatto da ponte culturale fra l'Occidente e l'Oriente, nel periodo delle prime esplorazioni del continente asiatico. Se non fosse stato per loro, Cina e Giappone non avrebbero saputo quasi nulla di noi, ... ... e noi avremmo saputo ancora meno di loro, per almeno un altro secolo. (Furono i gesuiti a portare dalla Cina l'idea degli occhiali che appoggiano con la bacchetta sulle orecchie, quando noi per tre secoli abbiamo continuato a cercare di pinzarli goffamente sopra il naso, oppure di reggerli davanti agli occhi con un apposito bastoncino).
Ma è soprattutto in Sudamerica che i gesuiti hanno lasciato la traccia più profonda nel loro operato. E anche questa traccia, purtroppo, ha due volti diversi e contrapposti. Da una parte, i gesuiti hanno sempre cercato di proteggere le popolazioni locali dagli abusi e la tentativi di schiavizzazione da parte dei latifondisti. Il culmine di questa loro filosofia venne raggiunto negli anni '70, quando la teologia della liberazione, da loro predicata, sembrò poter diventare il nuovo vangelo sociale per le grandi masse di sfruttati in tutto il continente.
Ma c'è anche il lato oscuro della Chiesa, che in Cile e in Argentina ha collaborato attivamente con la repressione militare degli anni 70, non mancando di coinvolgere, a quanto pare, gli stessi vertici gesuiti.
Fu proprio Jorge Bergoglio, il papa eletto poche ore fa, ad essere accusato di aver consegnato alle squadre della morte alcuni preti gesuiti da loro ricercati. Era il periodo dei desaparecidos, iniziato subito dopo golpe argentino del '76, nel quale oltre 5000 oppositori del regime vennero rapiti dai militari e fatti scomparire nel nulla.
Si sarebbe poi saputo che questi oppositori venivano rinchiusi nei sotterranei della famigerata ESMA, l'accademia della marina militare di Buenos Aires, trasformata per l'occasione in un vero e proprio campo di concentramento. Qui gli oppositori venivano direttamente uccisi dai militari, oppure venivano caricati su aerei ed elicotteri, e venivano gettati in mare ancora vivi.
Due preti che riuscirono a sopravvivere, Orlando Yorio e Franz Jalics, accusarono in seguito il loro superiore, Jorge Bergoglio, di averli consegnati ai militari. Bergoglio ha sempre raccontato di essersi adoperato per la loro liberazione, ma non ha mai saputo spiegare perché non sia stato in grado di proteggerli dall'arresto dei militari in primo luogo. Sarebbe bastata una sua parola, e nessuno li avrebbe mai toccati. La vicenda, che fece molto scalpore in Argentina, è stata raccontata nel dettaglio da Horacio Verbitsky nel suo libro "El Silencio: de Paulo VI a Bergoglio: las relaciones secretas de la Iglesia con la ESMA".
Insomma, gira e rigira, sembra che sia impossibile trovare fra i cardinali qualcuno che non si tiri dietro un passato pieno di ombre e di ambiguità. O forse questi cardinali ci sono, ma nessuno ha davvero voglia di eleggerli al papato.
Massimo Mazzucco