Due anni fa i partiti politici di destra e di sinistra ci hanno raccontato che "a causa dell'emergenza nazionale, dovevano mettersi insieme per il bene del paese". Gli italiani gli hanno creduto, e per circa un anno la farsa ha retto: sebbene con mugugni e "mal di pancia" ricorrenti, l'immagine generale presentata al popolo era quella di un governo che "cercava di trovare le soluzioni migliori per i suoi cittadini". (In realtà, i più attenti avevano capito fin dall'inizio che si trattava soltanto di una riedizione 2.0 del vecchio patto di complicità fra destra e sinistra. Ma tant'è, la facciata sembrava reggere).
Poi, lentamente, anche la facciata ha iniziato a sgretolarsi, e gli interessi di partito - se non addirittura quelli individuali - hanno cominciato a prendere il sopravvento sull'apparente sforzo di andare tutti d'accordo.
Poi c'è stata l'elezione del capo dello Stato, che ha fatto da detonatore alla totale implosione del sistema politico a cui stiamo assistendo oggi. All'estrema destra c'è una Lega che, da partito popolare a base democristiana, è costretta ad allearsi con i fascisti dal braccio teso pur di allargare la propria base di consenso. Al centro-destra c'è un Berlusconi che ormai se ne fotte chiaramente della politica, ... ... e pensa soltanto a fare gli interessi delle proprie aziende: quando un partito che due anni fa aveva il 32% dei consensi, e che oggi ne raccoglie a malapena il 12, arriva a spaccarsi addirittura in tre correnti diverse, vuol dire che la fine è vicina.
Non da meno, nel PD, assistiamo alla melliflua sceneggiata della finta "corrente di sinistra", che urla e strepita in nome dell'etica progressista, ma che alla fine vota comunque tutto ciò che vuole Renzi, dimostrando che per ciascuno di loro è molto più importante la poltrona di un qualunque principio etico o politico.
Insomma, dopo due anni di teatrino delle buone intenzioni, la politica è tornata a rivelare il proprio volto osceno, mostrando come i grandi partiti siano soltanto delle macchine da guerra atte a procurare consenso, che deve poi essere trasformato in quote di potere per ciascuno dei suoi componenti.
Se prima sapevamo, intuitivamente, che il mondo della politica è il regno dell'orrore all'ennesima potenza, oggi ne abbiamo chiaramente la dimostrazione davanti agli occhi.
In tutto questo fanno eccezione i Cinque Stelle, quasi commoventi nella loro epica battaglia per non integrarsi, per non venire divorati dal sistema stesso, per restare in qualche modo intatti, nonostante lo sfacelo che li circonda.
Ieri sera sono comparsi, quasi in contemporanea, Carlo Sibilia alla fine di Ballarò e Roberto Fico alla fine dello show di Floris. Non hanno avuto certo un grande impatto - vista anche l'ora tarda - ma è stato come vedere due margherite in un letamaio. Un sottile alito di aria fresca che ci permette ancora di sperare, e che ci ha evitato di andare a dormire ingoiati dal vuoto della rassegnazione. Chissà se davvero, una volta che lo sfacelo sarà completato, resterà ancora qualcosa di solido su cui iniziare a ricostruire.
Massimo Mazzucco