Su "Avvenire" di ieri Andrea Galli lamenta l'eco negativa che sta generando in Italia il documentrario della BBC sul "Crimen Sollicitationis", in un articolo intitolato "Infame calunnia via Internet". Sono parole pesanti, soprattutto per coloro che sopperiscono con il proprio tempo libero a quel lavoro di informazione che i nostri giornalisti, regolarmente salariati, si dimenticano troppo spesso di svolgere.
A proposito del documentario BBC, Galli sostiere che si tratti
"di un pot-pourri di affermazioni e pseudo-testimonianze che furono apertamente sconfessate a suo tempo dalla Conferenza episcopale inglese, la quale invitò l'augusta Bbc a "vergognarsi per lo standard giornalistico usato nell'attaccare senza motivo Benedetto XVI".
Galli non chiarisce però quali e quante fra queste testimonianze - perchè "pseudo", poi? Che cosa hanno di "pseudo" degli individui adulti che si ritrovano con il groppo in gola a raccontare, 40 anni dopo, la ignominosa esperienza subita? - siano state sconfessate, e che fine abbiano fatto i testimoni che avrebbero osato lanciare questo fango immeritato su dei prelati innocenti. Lo stesso ragionamento vale per la Chiesa come istituzione, che di fronte ad accuse come queste non è certo abituata a "invitare a vergognarsi" e basta. Ci si domanda anzi, ... ... visto che si tratterebbe, come dice Galli, di una calunnia a livello planetario, perchè la Chiesa non abbia imposto alla BBC di ritirare il documentario, con tanto di scuse ufficiali, che in quel caso sarebbero assolutamente dovute?
Davvero dobbiamo credere, Signor Galli, che una Chiesa con la coscienza a posto si sarebbe accontentata di "invitare la BBC a vergognarsi"? La stessa Chiesa che definisce "terrorista" un cantante che da un palcoscenico in piazza ha solo affermato delle verità storiche, dovrebbe ora limitarsi a dare del "birichino" a chi la accusa di reati ignominosi su un palcoscenico mondiale?
E' facile dire "è stato tutto sconfessato" (e noi qui ne sappiamo qualcosa), un pò più difficile è dimostrarlo, o indicare almeno degli elementi che vadano a supporto di tale tesi. Invece la BBC non ha ritrattato nulla, nessuno dei "calunniatori" è finito in tribunale, e a tutt'oggi pare che i ricercati dalla Mondialpol stiano sempre dalla parte dei prelati.
La seconda parte della "difesa d'Uffizio" di Galli si concentra sul documento specifico:
"Quel documento - sostiene Galli -
veniva presentato dalla Bbc come un marchingegno furbesco, escogitato dal Vaticano per coprire reati di pedofilia, quando invece si trattava di un'importante istruzione atta ad «istruire» i casi canonici e portare alla riduzione allo stato laicale i presbiteri coinvolti in nefandezze pedofile."
Se così fosse, Signor Galli, dovrà ammettere che il documento è stato davvero male interpretato dai vescovi di tutto il mondo: pare infatti che abbiano preso tutti alla lettera l'istruzione di tenere segrete le varie denunce, mentre non risulta che un solo prete sia mai stato "ridotto allo stato laico", come invece prevederebbe, secondo lei, la direttiva. Anzi, i preti pedofili sono stati "ridotti" a viaggiare e a trasferirsi in parrocchie lontane, dove hanno continuato imperterriti a fare quello che facevano prima.
Dove sono i preti "spretati" a causa della pedofilia, Signor Galli? Ce ne indichi almeno uno, per cortesia.
"E che il testo Crimen Sollicitationis non fosse pensato per tale fine - scrive sempre Galli -
lo dimostrava un paragrafo, il quindicesimo, che obbligava chiunque fosse a conoscenza di un uso del confessionale per abusi sessuali a denunciare il tutto, pena la scomunica."
Peccato che in questo caso sia stato molto sbrigativo, Signor Galli, e non abbia specificato "a chi" andasse denunciato il tutto: alle autorità civili, o al vescovo locale?
Perchè se anche fosse vero, come lei sostiene, che
"in base alla legge italiana il privato cittadino (tale è anche il vescovo e chi è investito di autorità ecclesiastica) è tenuto a denunciare solo i crimini contro l'autorità dello Stato", in America - dove si è registrata la stragrande maggioranza dei casi - le cose stano diversamente: l'obbligo di denuncia alle autorità civili scatta nel momento stesso in cui si venga a conoscenza del reato, e non adempiere a tale obbligo consiste a sua volta in un reato di pari gravità. Si chiama complicità.
La terza parte del testo di Galli è dedicata alla difesa della figura di Ratzinger, accusato dalla BBC di essere stato per oltre vent'anni il "garante" della direttiva segreta, in quanto capo della "Congregazione per la dottrina della fede" [Ex-Tribunale dell'Inquisizione, n. d. r. ], che l'aveva emanata vent'anni prima:
"Senza contare che Joseph Ratzinger, più tardi diventato sì prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, avrebbe firmato - ma siamo nel maggio 2001 - una Lettera ai Vescovi [...] dove si prevede espressamente che "il delitto contro il sesto precetto del Decalogo, commesso da un chierico contro un minore di diciotto anni", sia di competenza diretta della Congregazione stessa."
E' comprensibile da parte di Ratzinger una certa tendenza a sentirsi in diritto di interferire con gli altrui Codici, ma non risulta che negli Stati Uniti - lo ripeto, è lì che è avvenuta la stragrande maggioranza di casi, e cercare di spostare altrove il problema serve a poco - ci si rivolga al Papa per apportare modifiche alle proprie leggi.
"Segno - continua Galli
- per chi abbia un minimo di buon senso giuridico, della volontà romana non certo di occultare, ma di dare piuttosto il massimo rilievo a certi reati, riservandone il giudizio non a realtà "locali", potenzialmente condizionabili, ma ad uno dei massimi organi della Santa Sede".
Se questo è vero, Galli non deve far altro che elencare i tempi e i luoghi in cui Ratzinger avrebbe espresso questo "giudizio" - si spera negativo - perchè a noi sinceramente è sfuggito.
In altre parole, è perfettamente inutile citare dei passaggi del documento nei quali si vorrebbero leggere delle oneste intenzioni, quando la sua applicazione nel mondo ha portato regolarmente all'esatto contrario. E se davvero il presente Papa era animato da tali buone intenzioni, come sostiene Galli, lo stesso vorrà riconoscere che come leader della Chiesa mondiale il Signor Joseph Ratzinger lascia molto a desiderare. Pare infatti che non lo ascolti nessuno.
Un'ultima nota, in chiusura: l'articolo di Avvenire è stato reperito in Internet, fra le "infami calunnie", quindi, che vi paiono allignare, a seconda almeno del titolo dell'articolo. Signor Galli, voglia gentilmente spiegare al suo Direttore che Internet è solo un mezzo, non è un luogo. Sono le idee che contano, e le sue, se mi permette, hanno lo stesso identico sapore amaro che si prova nel leggere il palese tentativo di occultamento della Verità rappresentato dal "Crimen Sollicitationis".
Massimo Mazzucco
"Infame calunnia via Internet" (
Avvenire 19.05.07)