Il Darfur non è - come pensa qualche nostro rappresentante in parlamento - "uno stile di vita particolarmente affrettato", è una tragedia umana che riguarda quasi 3 milioni di persone, di cui evidentemente nessuno si vuole occupare.
Il Darfur è la zona occidentale del Sudan che confina con il Chad, ed è abitata prevalentemente da neri africani, ovvero non-arabi, in una nazione a forte maggioranza araba. Zona depressa e apparentemente "inutile" (inizialmente gli americani ci avevano fatto un pensierino, come fonte petrolifera di seconda scelta, ma poi si sono trovati troppo impegnati sul fronte iracheno), il Darfur è stato da tempo abbandonato al suo destino, tanto da scatenare, tre anni fa, una serie di violente sollevazioni popolare che hanno richiesto l'intervento dell'esercito sudanese per riportare la calma.
Ma le proteste su base etnico-geografica - la Cecenia insegna - sono tutt'altro che facili da domare da parte dei governi centrali, i cui soldati si trovano regolarmente di fronte un nemico costituito dall'intera popolazione locale. I soldati sudanesi inoltre pare che non siano particolarmente portati alla battaglia, ... ... e spesso si trovano a prendere delle sonore bastonate dal molto meno equipaggiato NRF, o National Redemption Front (Fronte di Riscatto Nazionale).
Il rifiuto generalizzato da parte dei militari sudanesi di partecipare a questo tipo di operazioni è diventato talmente frequente che da un paio di anni a questa parte sono comparsi sulla scena i cosiddetti janjaweed. Vere e proprie bande armate di mercenari arabi che saccheggiano uccidono stuprano rapiscono violentano distruggono tutto quello che trovano sul loro percorso, con il complice silenzio delle autorità sudanesi, che volgono regolarmente lo sguardo altrove.
Le incursioni dei janjaweed hanno già casuato il dislocamento di due milioni e mezzo di persone, mentre sono oltre duecentomila i morti lasciati sul terreno da questa interminabile serie di scontri brutali.
Tutto questo crea un evidente imbarazzo al governo sudanese, che un anno fa si era impegnato a disarmare e riportare all'ordine le bande dei Janjaweed. Ma la cosa non è mai avvenuta, e il genocidio prosegue indisturbato.
Ci si domanda questo punto perché mai in una situazione molto simile - quella libanese - l'intero occidente abbia sentito il dovere di intervenire addirittura con l'invio di forze nazionali, mentre in uesto caso i nostri parlamentari possono addiruttura permettersi di non sapere che cosa sia il Darfur. Di non sapere cosa sia, faccio notare, non di non sapere "dove sia".
In fondo, anche il governo libanese si era impegnato a disarmare i suoi "ferocissimi" Hezbollah, e non essendoci riuscito, è stato costretto a prendersi qualche centinaio di tonnellate di bombe sulla testa, senza nemmeno poter protestare più di tanto. Mentre a nessuno viene in mente di intervenire contro il governo sudanese, che ha fallito nello stesso indentico compito che si era impegnato a realizzare.
Che differenza ci può mai essere far le due situazioni, così macroscopica da creare questo evidente paradosso, senza che a nessuno venga voglia di trovare la risposta? Dov'è il nostro Ministro degli Esteri, sempre pronto ad intervenire dovunque sia in corso una chiara violazione dei più fondamentali diritti umani?
Forse reputa che i "negri" del centroafrica valgano meno di un qualunque altro essere umano che vive in Palestina, israeliano arabo o norvegese che sia?
Massimo Mazzucco
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