CURIOSE COINCIDENZE: «TARGHE ALTERNE» E AUTO «EURO 4»

di Enrico Galoppini

I recenti provvedimenti istitutivi della circolazione «a targhe alterne» sono stati presi, ufficialmente, per attenuare i nocivi effetti dell’«emergenza smog». Ma come ciascuno di noi, per esperienza diretta, può osservare, tali provvedimenti risultano inadeguati a fronteggiare quello che [1] non è una semplice e passeggera «disfunzione del sistema», bensì un problema d’ordine strutturale, ovvero antropologico, sociologico e politico. Per tornare a respirare finalmente dell’aria buona in città, si dovrebbe perciò «cambiare mentalità». Altrimenti, le «targhe alterne», oltre che a non servire a nulla (anche perché i controlli latitano e molti automobilisti fanno i furbi), vengono percepite dai cittadini ... ... come un ostacolo imposto all’espletamento delle loro quotidiane esigenze. Con un certo margine di ragione, in mancanza di una risolutiva politica dei trasporti pubblici
Dunque, ricapitolando, la situazione è questa: esiste un’«emergenza smog» alla quale chi governa (cioè è delegato dal popolo a governare) oppone dei palliativi, mentre la mentalità diffusa resta ancorata ad un insano individualismo (perché ne esiste anche uno sano!), che a sua volta alimenta tale «emergenza.
Bisogna dunque spezzare questo circolo vizioso, colpendo i vari anelli della catena ed individuandone le connessioni, più o meno dirette e/o volontarie. Ad esempio, risulta di una solare evidenza la sincronia dell’istituzione - in tutta Italia – delle «targhe alterne» col lancio delle campagne pubblicitarie delle auto «euro 4», quelle che, come recita una réclame, possono circolare «anche quando vigono le targhe alterne»…

In un mondo normale, il potere politico, di fronte ad una così smaccata sconfessione dei suoi sforzi per tutelare la salute pubblica, dovrebbe intervenire e proibire simili messaggi pubblicitari. Ma, si dirà, non si può, perché c’è il «libero mercato», la «libertà d’espressione» ecc. ecc. Tutte chiacchiere. Il mio sospetto è invece che le cose siano ben peggiori ed inconfessabili: le «targhe alterne», in mancanza di mezzi pubblici adeguati, creano effettivamente solo delle difficoltà, quindi non è esatto dire che non servono a nulla… servono invece a far vendere nuove automobili, immancabilmente presentate come «ecologiche», «verdi» e via raggirando. Ripeto, la simultaneità delle «targhe alterne» (che potevano essere istituite in qualsiasi altro momento) e del lancio delle auto «euro4», entrambi a livello nazionale, induce a pensar male.

Così anche per questa volta, verrà salvato l’interesse delle lobby petrolifere, dei costruttori d’auto, e dei politici stessi, che remando contro l’interesse generale (la tutela della salute pubblica) puntano a garantirsi la rielezione. Dopo le «rottamazioni» di qualche anno fa, gli italiani dovranno tirare fuori altri quattrini, sentendosi raccontare che tutto ciò è in «sostegno dell’industria nazionale» e in difesa dei posti di lavoro dei lavoratori delle industrie automobilistiche e di quelli dell’indotto [2]. Il solito ricatto, dunque, quando invece se si puntasse ad una sostanziale riconversione del settore in funzione della costruzione di mezzi per il trasporto pubblico (treni, autobus, navette, taxi collettivi ecc.) tutti gli interessi verrebbero tutelati. Quello generale, con la salute in primo luogo, e anche quelli particolari dei lavoratori e degli imprenditori, coi politici che, in uno scenario di questo tipo, finalmente tornerebbero a svolgere la loro funzione naturale.

Enrico Galoppini 

"Luci sulla città", a. 1, n. 5, maggio-giugno 2005.


Di Enrico Galoppini VEDI ANCHE: ISLÂM

RECENSIONE: "SUL TERRORISMO ISRAELIANO"
   


NOTE

[1] Come ho già scritto su questo giornale (v. n. 0, gennaio 2005)

[2] Ma ciò è falso, ed è dimostrato dalla situazione catastrofica della Fiat emersa dopo le «rottamazioni». Intendiamoci, «catastrofica» per le maestranze, poiché, com’è prassi nel «libero mercato», si privatizzano gli utili – tra pochi - e si socializzano le perdite! Eppure c’è un articolo 46 della Costituzione, mai attuato, che recita: "Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende".