Basta risalire di un paio di settimane, nelle notizie che riguardano il Pakistan, per trovare l’annuncio degli attentati di Mumbai fra le righe di
questo articolo della Reuters, nel quale il capo della CIA Hayden diceva: "Il fatto che Al-Quaeda operi dalle zone tribali protette del Pakistan rimane il maggiore e più chiaro pericolo per la sicurezza degli Stati Uniti”, e poi aggiungeva che “gli Stati Uniti si sentono frustrati dall’incapacità dei pakistani di eliminare i militanti”.
A conferma del prevedibile “gioco di sponda”, il Daily Times di Islamabad ieri
titolava: “L’India guarda male il Pakistan”. [“
India gives Pakistan a dirty look”].
La Press Trust of India [equivalente della nostra ANSA] nel riportare il titolo
commentava: “Nel mettere in guardia dal gioco delle colpe sugli attacchi terroristici di Mumbai, i media pakistani hanno detto venerdì che Islamabad non va ritenuta responsabile del massacro nel centro finanziario indiano, e che il processo di pace [fra i due paesi] non deve essere lasciato deragliare. Il quotidiano pakistano ha aggiunto che India e Pakistan fronteggiano la stessa minaccia terroristica, e dovrebbero mettere a punto una strategia di coperazione”.
Contro chi, il Daily News non lo ha specificato. E i giornalisti indiani hanno saggiamente evitato di domandarselo.
“Le investigazioni in corso – concludeva l’articolo - hanno rivelato che alcuni attacchi terroristici, ... ... che erano stati attibuiti alternatamente al Pakistan o agli indiani musulmani, erano in realtà opera di reti terroristiche hindu”.
Nero docet, of course.
In tutto questo, si incastra alla perfezione la notizia della strana morte del capo dell’antiterrorismo indiano (ATS), Hemant Karkare, che ha ricevuto tre proiettili nel petto, durante l’assedio del Taj Hotel.
Da circa un mese Karkare era diventato il bersaglio di una feroce campagna stampa, dopo aver scoperto – appunto – che un recente attentato, inizialmente attribuito ai musulmani, era invece opera di un gruppo terrorista hindu.
La stampa indiana
aveva parlato di “shock nella nazione”, e ne aveva ben motivo: è come se gli israeliani un giorno scoprissero che gli attentati attribuiti ai palestinesi sono in realtà opera degli stessi sionisti.
Le indagini di Karkare avevano sollevato in India una vera e propria tempesta politica, e l’intera ATS era finita sotto il torchio, ricevendo accuse e insinuazioni di ogni tipo.
E così Karkare, mercoledì sera, ha indossato il suo giubbotto antiproiettile, mentre dirigeva le operazioni intorno all’Hotel Taj, ma è stato abbattuto da tre pallottole al petto “partite da un’auto della polizia, che era stata probabilmente sequestrata dai terroristi”.
Bisogna dire che il destino, a volte, è davvero crudele.
Massimo Mazzucco