di Enrico Voccia
La notizia è freschissima: gli inquirenti hanno trovato l'autore della missiva spedita a Lorsignor Bagnasco, contenente tre pallottole e minacce di morte.
Brigatista Rosso? Anarcoinsurrezionalista? Centrosocialista un po' svitato? No. Mitomane allora? Nemmeno.
La realtà è molto più particolare ed inaspettata. Si tratta di un quarantatreenne pregiudicato, del tutto al di fuori di qualunque prospettiva politica di sinistra e/o laica, il quale, finito in carcere dopo la denuncia di una coppia appartenente al suo stesso mondo, ha confezionato la lettera minatoria suddetta, lasciandovi alcune tracce che la facessero risalire alla coppia di cui voleva vendicarsi.
In tutto questo tempo, invece, i media hanno straparlato, per l'episodio in questione, di “terrorismo”, di “gravi minacce” verso Bagnasco, di una “strategia eversiva di ampio respiro” et similia, anche contro le indicazioni degli stessi inquirenti che, a onor del vero, ricordo bene di aver notato che, fin dall'inizio, hanno parlato di un possibile atto di mitomania – anche se, poi, la verità delle cose è risultata essere una terza.
Perché ci interessa quest'episodio? Innanzitutto perché mostra come un'operazione “false flag” sia facilissima da costruire: ... ... è sufficiente che i media VOGLIANO CREDERE alla notizia ed anche le operazioni più grossolane hanno buone possibilità di riuscita. Ma, soprattutto, perché gli inquirenti tendono a ribadire che “permangono, ovviamente, al vaglio dell'attività investigativa le altre iniziative di natura minatoria o comunque ingiuriose rivolte nei confronti dell'alta personalità ecclesiastica.”
Certo, gli inquirenti potrebbero essere particolarmente arrabbiati perché il pregiudicato ha intorbidato la ricerca degli autori delle “vere” minacce.
D'altronde, non si può certo escludere – dati anche recenti e meno recenti episodi di cronaca – che dietro alle “vere” minacce ci siano esponenti dei servizi “deviati” e che siano stati questi a mettere in moto le indagini per far fuori la concorrenza.
Diceva mia nonna (non solo Andreotti) che pensar male è brutto, ma c'azzecchi quasi sempre.
Enrico Voccia (Shevek)