di Pike Bishop
Devo mettere in piazza gli affari miei, catastrofici, con una storia vera e magari istruttiva - e che contribuisce a chiarire come non e' solo per il costo del lavoro che le ditte straniere non gradiscono investire in Italia, a meno che non siano di dimensioni tali da comprarsi decine di studi legali di grido - e con la preghiera di diffonderla in ogni media, se volete.
Nel 2001 una proprieta' indivisa - composta di 8 alloggi, garages e magazzini - di proprieta' di mio zio paterno e di mio padre - venne ereditata da due parti distinte in seguito alla loro morte a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro: mia zia e mio cugino, eredi di mio zio, e mio fratello ed io, eredi di mio padre. La proprieta' era stata amministrata da mia zia per parecchi anni.
L'atto notarile di successione, redatto dal notaio di fiducia di mia zia, sanci' che la nostra quota era maggioritaria, ma nostra zia decise che non fosse giusto e che a noi invece spettava solo un'alloggio all'ultimo piano piu' quelli che gia' possedevamo a nostro nome al secondo.
Sia io che mio fratello, a quel punto, pensammo che l'amministrazione dello stabile non potesse essere lasciata in mano ad una delle parti in disaccordo, specie essendo noi emigrati e lontani e pure noi in affitto, e chiedemmo al Tribunale di nominare un amministratore di ufficio. [...] Il Giudice di allora (2002) sanci' che la situazione non era preoccupante e che mia zia, parte in causa e secondo la successione anche minoritaria, potesse continuare a riscuotere attivi della amministrazione dello stabile e disporne a piacere. Nel frattempo la nostra controparte non era interessata ad una divisione che non fosse a nostro completo sfavore: nei fatti erano loro i padroni dello stabile.
Nel 2003 nostra zia mori', e nostro cugino interpello' un Amministratore di condominio di sua fiducia, che io gia' conoscevo per la fama poco lusinghiera che era giunta alle mie orecchie, cosicche' diffidai a mio cugino a nominare uniteralmente un amministratore di sua scelta.
Purtroppo nonostante le nostre continue lamentele, essendo assistiti legalmente in modo che non si rivelo' soddisfacente, questo Amministratore, avendo in mano tutte le carte di mia zia passategli da mio cugino, non solo rimase di fatto a fare quel che voleva dello stabile, ma non ci informo' per anni della situazione economica, astenendosi non solo dall'attuare misure per sanare il a passivo noi allora ignoto di uno stabile per i precedenti 50 anni aveva sempre avuto un piccolo attivo per le spese extra grazie agli affitti, ma neanche fornire a mia madre, che abita in uno degli appartamenti dello stabile, nessun conto o indicazione di quanto dovesse contribuire per la sua parte. Naturalmente nessuna riunione di condominio o comunicazione veniva effettuata.
Noi, per pagare spese e per finanziare un periodo duro con disoccupazione o sotto-occupazione e di base per sopravvivere, vendemmo uno degli alloggi che gia' era intestato a noi ad un prezzo bassissimo ad uno speculatore che lo rivendette immediatamente per uno ben superiore, piu' del doppio. Anche al nuovo proprietario non venne comunicato alcunche' da parte dell'Amministratore.
Nel frattempo ci mettevamo d'accordo con mio cugino per una divisione parecchio piu' favorevole per lui di quanto non riportasse l'atto di successione, notificando anche a riguardo una scrittura privata in attesa di formalizzare la divisione davanti ad un notaio, quando , nel 2004 la ditta di nostro cugino fece fallimento.
Si fece presente al Curatore Fallimentare dell'atto privato, ma egli ebbe dall'Amministratore l'assicurazione che l'atto di successione era “sbagliato” per il fatto di non considerare le nostre parti gia' in proprieta' nello stabile nel conto comune. Egli procedette ad ignorare la scrittura privata che si sarebbe dovuta ufficializzare a pochi giorni dal fallimento, ed ad ipotizzare divisioni sulla scorta di valutazioni puramente teoriche e senza garanzia che esse fossero riscontrabili sul mercato immobiliare, come in quel caso pensiamo dovesse essere fatto.
Piu' stranamente ancora, sulla scorta di queste valutazioni ci propose di integrare con denaro corrente e reale di cui noi, poveri emigranti figli di una vedova indigente, non possedevamo, al fine di dividere a meta' qualcosa che non era fisicamente possibile dividere. Alla nostra spiegazione del fatto che le stime erano teoriche ma il denaro vero e che non eravamo in grado di fornirlo anticipato a vendite, ed alla notizia che non ci saremmo piu' avvalsi della collaborazione del legale fino a quel momento utilizzato - il che significava che il Curatore avrebbe dovuto parlare direttamente con noi – egli non solo non fu interessato a giungere ad una controproposta in cui invece il fallimento dovesse fare una integrazione (con denaro che aveva gia', visto che un'altra proprieta' di mio cugino era gia' stata venduta ed il Fallimento era percio' in attivo), ma non ci parlo' per per 5 anni, dicendosi disposto a parlare solo con professionisti e non con il “pubblico”.
Noi avevamo anche trovato un compratore interessato a comprare tutto lo stabile in blocco cosicche' una divisione avrebbe a quel punto essere evitata, vendendo tutto lo stabile come in comune. Il Curatore volle incontrare questo signore, un noto industriale di un'altra citta', col quale perdemmo purtroppo l'amicizia proprio per quel frangente, quando il Curatore, avendolo pur fatto venire espressamente da 250km di distanza, si rifiuto' di mostrargli lo stabile (del quale noi non avevamo chiavi, essendo sotto sequestro) o di accennare grossomodo l'entita della base d'asta.
Nel frattempo l'Amministratore mai formalmente da noi incaricato, continuava a non incassare introiti (o almeno cosi' poi ha detto) ed a pagare di tasca sua ogni spesa, comprese le multe che accumulava per il ritardo nei pagamenti, lasciando acceso il riscaldamento che nessuno pagava (gli inquilini capendo che nessuno li obbligava a pagare gli affitti e le spese – o magari avendo riduzioni in nero - erano felici di approfittarne e solo quando hanno subodorato ulteriori sviluppi se la sono filata senza conseguenze, conseguenze che peraltro non si sono mai verificate: c'erano gia' le vittime sacrificali, noi). Mentre tutto questo accadeva, il Curatore, che e' sicuramente piu' esperto di noi in questioni riguardanti i condomini, lascio' che tutto andasse avanti cosi' per parecchi anni, ed avendo la maggioranza del condominio (secondo la sua versione mai ufficializzata della Successione ed avendo noi anche ceduto un alloggio) nei fatti permetteva il comportamento inaudito dell'amministratore.
A quel punto, temendo il peggio dopo tutti quegli anni, mio fratello riusci' a farsi ricevere dal giudice delegato, e per combinazione ad incontrare nel suo ufficio il Curatore.
Assicurando che al contrario di quanto diceva il Curatore noi non ci eravamo mai opposti o avevamo fatto alcunche' per ritardare la divisione, acconsentimmo che il Giudice decidesse per una divisione chiaramente in nostro sfavore, poiche' manteneva una parte indivisa con il Fallimento da vendersi all'asta. Inoltre, dopo quei 6 anni, il valore di mercato degli immobili, vuoi per il mercato stesso in stagnazione, vuoi per le manutenzioni disattese, era precipitato a livelli nulli.
Comunque dopo alcuni mesi ed una riunione che fu rinviata, con noi provenienti dall'estero, per incuria dell'amministratore ed una seconda decisa dal notaio durante la crisi dei voli dovuta al famoso vulcano islandese in eruzione, che ci obbligo' a raggiungere l'Italia in auto a prezzo spaventoso con tempo ridotto e nel quale viaggio a momenti morimmo per un colpo di sonno, finalmente nel giugno 2011 riuscimmmo finalmente a fare la divisione, che quasi salto' per il fortissimo ritardo del Curatore. Ci ritrovammo con due alloggetti (quelli piu' piccoli) da poter vendere in un mercato nel quale nessuno comprava ed i magazzini in comune con il fallimento da mettere all'asta. Passando i mesi, vedevamo che sebbene l'atteggiamento del Curatore fosse assolutamente mutato nei miei confronti fino a diventare amichevole, le cose non si muovevano.
Cosi', disperato, mandai una missiva al Giudice, nella quale espressi le nostre preoccupazioni. Non ci fu mai risposta, ma una copia fu inoltrata al Curatore, il quale, di rigore, non avrebbe mai dovuta averla, siccome riguardava il suo operato e non era stata mandata a lui. In ogni caso il Curatore acconsenti' a fare qualcosa al piu' presto e nel frattempo l'Amministratore ci fece avere i conti, tutti in una volta, in un formato incomprensibile e pieni di errori ed omissioni. In ogni caso capimmo subito che i passivi erano spaventosi.
Su invito del Curatore, acconsentimmo obtorto collo a riconoscere un dato di fatto al quale mai avevamo acconsentito, e si fece la prima riunione di condominio a ben 8 anni dal momento nel quale l'Amministratore prese possesso dei documenti dello stabile, e accettammo come dato di fatto quello che ci era stato imposto da nostro cugino, ed in seguito dal Fallimento, come amministratore dello stabile. Senza che noi lo sapessimo, aveva gia' provveduto a richiedere un codice fiscale ed ad assolvere ad altri adempimenti di legge tempo prima. Durante la riunione feci grande attenzione a non ammettere che la gestione dell'Amministratore, che ancora considero sia stata fino a quel preciso giorno espletata senza il nostro mandato, fosse da me stata retrospettivamente approvata, ma non potetti negare che ci fosse stata, da un punto di vista fattuale, una amministrazione da parte sua. Presi anche visione di nuovi conti ora “corretti” durante l'assemblea ma mai assentii che lo fossero veramente o che fossero legittimi (ora il nuovo amministratore, mi dice che quel che c'e' scritto precisamente non importa, ma che ho acconsentito implicitamente). Spiegai il fatto al Curatore che mi assicuro' di fronte all'Amministratore, a voce, che il fallimento poteva anche permettersi di pagare tutte le quote dei riscaldamenti eccetto quelle dell'alloggio del secondo piano dove risiede nostra madre, e di non preoccuparsi troppo al riguardo: tutti I conti si sarebbero fatti dopo che le aste fossero state concluse. In ogni caso dovemmo, sempre per rientrare di spese e tasse, vendere i due alloggi di cui ora potevamo disporre ad un prezzo ridicolo, inferiore di parecchie misure alla stima per la quale eravamo stati messi in questa situazione da parte del Fallimento.
Quella della prima riunione di condominio fu l'ultima volta che vidi l'Amministratore. Durante un viaggio in Italia allo scopo di vederlo e avere un definitivo colloquio riguardante tutta la faccenda, incontrai invece la moglie, che mi annuncio' della sua dipartita e del fatto che voleva subito tutti gli importi delle spese arretrate a mio nome secondo i loro calcoli.
Ritornai in Italia un paio di mesi dopo e con il Curatore controllammo che le spese avessero pezze giustificative, cosa che sembrava verosimile, ma il Curatore disse che nessuno, tanto meno il fallimento, era disposto a pagare senza avere concluso prima l'asta.
Nell'agosto dell'anno scorso, appresi da mia madre che un nuovo amministratore (un amico dell'acquirente dei nostri alloggi che era amico del precedente amministratore, evviva!) era stato nominato e lo incontrai, apprendendo quindi da lui, non dal Fallimento, che sia il Giudice che il Curatore erano stati esautorati e che un nuovo giudice ed un nuovo curatore erano in carica. Il nuovo amministratore durante l'ultima riunione di condominio, pochi mesi addietro, ha esordito chiedendo il saldo di tutti i pregressi delle due amministrazioni del precedente amministratore, quella irregolare fino al 2011, senza straccio di incarico, assemblee e approvazione e quella approvata dai condomini dal 2011 in poi, che dopo accurata revisione, e' stata saldata per la parte del fallimento per intero (loro i soldi ce li hanno e non sono loro, in ogni caso).
Noi siamo siamo stati citati dal Condominio (di cui facciamo parte e pagheremo anche le spese legali in ogni caso) per cifre della dimensione di decine di migliaia di euro da sborsarsi per pagare spese che mai abbiamo autorizzato, per locali dei quali non abbiamo mai goduto e a favore di affittuari che non ci hanno mai rimborsati, senza che niente sia stato fatto per porre rimedio, per 14 anni, a questa situazione, nella quale noi niente potevamo.
Viste le more dei mercati da qualche anno a questa parte, e' ben difficile che la vendita della nostra parte dell'asta della liquidazione incassi cifre sufficienti a pagare le spese pregresse, il che significa che, avendo ereditato delle proprieta' sane ed in attivo, ci sono state riconsegnate dopo parecchi anni in pessimo stato, con una situazione immobiliare sfavorevole di parecchi ordini di grandezza e con un passivo tremendo che noi non potremo pagare senza perdere tutti i nostri assetti (e magari peggio, secondo la legge britannica che verra' applicata in caso di estradizione per la convenzione di Bruxelles), sempre che bastino.
Non sappiamo come far fronte alla questione in cui siamo stati calati senza essere noi con alcuna colpa o responsabilita' in tutta la vicenda, ed essendo persino piu' innocenti dei creditori, che almeno avevano scommesso sulla solvibilita' di nostro cugino (e siamo pure creditori per una cifra, che non e' mai stata citata quando si parlava di integrare la divisione con denaro sonante), ad essere rovinati dopo anni di calvario su e giu' in Italia, con danni morali e materiali, e di avere nostra madre messa sul lastrico essendo l'alloggio dove essa dimora il nostro unico assetto.
Sono cosciente della legalita' tecnica del “sequestro” dei nostri beni per anni, senza averne potuto godere o avere voce in capitolo sulla loro gestione, ma avendo il privilegio di pagare tasse dirette e spese per una gestione sulla quale non potevamo intervenire (per esempio spegnendo la caldaia del riscaldamento, come avrebbe dovuto essere fatto, in assenza di fonti di attivi, ma solo di passivi).
Perche' la Curatela o l'Amministratore si siano comportati nel modo in cui si sono comportati e' cosa che ci e' ignota e totalmente incomprensibile, a meno di pensare al dolo, ma la cosa sicura e' che saremo solo noi a pagare il prezzo di tutto questo, senza averne avuto alcuna responsabilita'.
Anche se cio' e' legalmente possibile, lo riteniamo ingiusto (ed il Ministero ci ha messi in questa situazione e' chiamato Ministero della Giustizia), personalmente persecutorio e moralmente ripugnante. Ci aspettavamo che dall'alto della propria posizione e della sua esperienza e professionalita' il nuovo Giudice – al quale abbiamo spedito mesi fa una memoria in cui chiedevamo aiuto, ricapitolando, piu' o meno come e' stato fatto in queste righe, tutta la questione dall'inizio – fosse in grado di consiliarci qualche soluzione per affrontare una vicenda che ci sta portando alla disperazione e alla follia, e che ha danneggiato la nostra vita sociale, familiare e professionale, e della quale noi certamente non siamo responsabili. Invece l'unica cosa che abbiamo ricevuto e' il suo silenzio, totale.
Mia moglie mi ha detto, qualche tempo fa: “ Ma e' possibile che solo noi possiamo essere in questa situazione? Deve essere successo a qualcun altro. Cosa hanno fatto????? Come si puo' contattare qualcuno che ci possa consigliare?” Un amico ci ha consigliato ci contattare le associazioni dei consumatori, o quelle dei piccoli proprietari. Ci ho provato e non e' servito assolutamente a niente: non sono interessati. Tutti dicono di rivolgerci ad un legale ma la cura, lo sappiamo, e' peggiore del male.
Qui in Gran Bretagna hanno un grande successo I legali “No Win, No Fee”, quelli cioe' che se pensano di poterla spuntare chiederanno un onorario (concordato in anticipo) solo in caso di conclusione favorevole. Qui fanno pubblicita' anche alla TV. In Italia, con le migliaia di avvocati semi-occupati che ci sono, e' possibile che nessuno sia interessato a qualcosa del genere? Non lo sappiamo.
Per questo ho deciso di raccontare questa storia, nel caso che qualcuno si faccia avanti e possa raccontarci la sua o darci una mano che non si riveli armata...
A questo siamo ridotti, alla faccia della Giustizia con la G maiuscola.
Colgo anche l'occasione per scusarmi con tutti gli amici che ho trascurato, in preda ad una depressione che mi ha trasformato in una larva. Vi prego di perdonarmi.
Grazie a tutti, comunque vada a finire.
Fonte
Il Portico Dipinto