L’incubo di una crisi globale, scatenata da una aggressione americana all’Iran, non è ancora del tutto dissolto.
Il giornalista Seymour Hersh – l’uomo che già aveva scoperto e denunciato le complicità di Rumsfeld nella faccenda di Abu Grahib - ha rivelato ieri, in un articolo sul New Yorker, che il presidente Bush ha ottenuto qualche mese fa l’autorizzazione per un finanziamento segreto, destinato a favorire delle missioni di disturbo in Iran, intese a rovesciare l’attuale regime di Ahmadinejad.
La particolare “formula“ usata per questa autorizzazione si chiama “Presidential Finding” - che corrisponde più o meno a una “informativa presidenziale” - e viene utilizzata quando si renda necessario finanziare un’operazione di grosse dimensioni, che debba però rimanere segreta.
In quel caso la conoscenza dell’informativa può essere limitata alla cosiddetta “banda degli otto“ (
Gang of Eight), ovvero i capi di maggioranza e minoranza, sia del Senato che della Camera (in questo caso Harry Reid e Nancy Pelosi per i democratici, John Bohener e Mitch McConnell per i repubblicani), più i due presidenti e vicepresidenti delle due commissioni permanenti di intelligence, una del Senato e una della Camera. Queste otto persone la sottoscrivono, e nel contempo si impegnano a non rivelarne i contenuti a nessuno.
L’informativa sembra essere nata come risposta della Casa Bianca alle dichiarazioni della CIA che escludevano ogni pericolo imminente di tipo nucleare da parte dell’Iran, ... ... tagliando in quel modo alla radice le possibilità dei neocons di imperniare una nuova ondata di propaganda mediatica sulla paura nucleare.
In particolare l’informativa autorizzava “operazioni di disturbo lungo il confine dell’Iran, partendo dall’Iraq, finanziando nel frattempo le forze interne di opposizione, ostili al regime di Ahmadinejad”. Ma la stessa cattura, ed eventuale uccisione, di uomini di Al-Quds (la Guardia Rivoluzionaria dell’Iran) sono contemplate dall’informativa, che appare a questo punto una operazione con chiari intenti provocatori.
Ma la frattura all’interno dell’esecutivo americano non finisce qui: non solo la CIA si è chiamata fuori da una nuova eventuale operazione militare, ma lo stesso ministro della difesa Gates ha espresso forti dubbi sui vantaggi di un eventuale attacco armato all’Iran.
Tutti ricordano le recenti dimissioni dell’Ammiraglio Fallon, che non furono certo date per “raggiunta età pensionabile”: per quanto Fallon non abbia mai dichiarato ufficialmente di non condividere la linea strategica della Casa Bianca, lo ha lasciato capire in modo inequivocabile.
Tutto questo non significa che un attacco all’Iran sia per forza imminente. Ci conferma però, una volta di più, come l’esecutivo americano sia ormai completamente allo sbando, nel chiaro vuoto di potere creatosi dalla prematura dipartita di uomini come Rumsfeld e Wolfowitz da un lato, e di George Tenet dall’altro: finchè erano tutti d’accordo nel perseguire gli stessi obiettivi, si poteva anche tentare l’impossibile, ma da quando hanno iniziato ad accusarsi l’un l’altro apertamente, il giocattolo si è rotto, e tutto diventa più difficile.
A noi non resta che aspettare, col fiato sospeso, e contare in silenzio i giorni che ancora rimangono alla fine di questo incubo.
Massimo Mazzucco
L’articolo di Hersh sul
New Yorker