E’ stato rilasciato ieri l'audio della conversazione fra il pilota del volo US Airways 1549 e i controllori di volo, nel recente episodio che lo scorso 16 gennaio ha portato l'aereo a compiere un ammaraggio di emergenza nelle acque dell’Hudson River, all’altezza di Manhattan.
Mentre è stata lodata da tutti la freddezza con cui il comandante ha portato in salvo passeggeri ed equipaggio, i problemi che devono affrontare i piloti civili, come vedremo, sembrano essere di ben diversa natura. Non esistono soltanto gli stormi di uccelli a tener compagnia agli aerei commerciali, durante il loro tragitto da una città all’altra del mondo.
Il volo 1549 era decollato da La Guardia (New York) da pochi minuti, quando ha colpito uno stormo di uccelli che non era stato correttamente segnalato dal centro radar. Dopo il botto inaspettato, l'aereo si è trovato di colpo nel silenzio più agghiacciante, mentre i passeggeri si rendevano conto di essere sospesi nel cielo, senza più motori, a soli 1000 metri d’altezza. (Normalmente, negli impatti con gli uccelli, gli aerei perdono l’uso di un motore, e con l’altro riescono comunque a rientrare a terra. Un caso di doppio impatto, con la contemporanea perdita dei due motori, non si era mai registrato). Nonostante la situazione eccezionale il capitano Sullemberger, che oltre all'esperienza trentennale è anche un campione di deltaplano, ha saputo guidare l'aereo in perfetta planata fino all’Hudson, sorvolando una delle zone più densamente popolate del mondo.
Ecco la sequenza audio, nella quale Sullenberger si trova a dover decidere in pochissimi secondi cosa fare, valutando le diverse opzioni che gli offrono i controllori da terra. Dopo aver scartato il ritorno a La Guardia (troppa distanza), e un eventuale atterraggio di emergenza all’aeroporto di Teterboro (rischio di abbattersi su una zona abitata), il capitano chiude le comunicazioni dicendo “Saremo giù nell’Hudson”. Sotto l’ultima frase del capitano si sente il segnale di allarme che indica la quota prossima a zero. (Le immagini dell’ammaraggio sono state raccolte dalle telecamere di sicurezza del porto).
Come sappiamo l’ordine di priorità, in caso di emergenza, impone ai piloti prima di tutto di tenere la macchina in volo, … … in secondo luogo di preoccuparsi di non fare danni (a terra, o contro altri aerei), e solo in terzo luogo di prendersi cura dei passeggeri. Per questo motivo, con i pochissimi secondi che ha avuto a disposizione, l'unica comunicazione di Sullemberger ai passeggeri è stata “Prepararsi all’impatto”, pochi secondi prima di toccare l'acqua. Molti di loro hanno raccontato che a quel punto erano assolutamente convinti di morire. Invece, dopo il violento scossone, si sono ritrovati sani e salvi a galleggiare in un aereo intatto, nelle acque semighiacciate del fiume. (I moderni Airbus dispongono di un dispositivo di emergenza, in grado di sigillare l’intera carena dell’aereo in caso di ammaraggio).
A quel punto il capitano, con la stessa freddezza di sempre, ha pronunciato una sola parola: “Evacuare”.
I passeggeri non hanno fatto in tempo ad aprire i portelloni, che già i battelli che traghettano la gente da una riva all'altra dell’Hudson accorrevano per portarli in salvo.
Uno per uno, i passeggeri sono usciti ordinatamente, disponendosi lungo le ali in un’immagine quasi metafisica, che li faceva apparire come veri e propri miracolati che camminano sull’acqua. A parte qualche raffreddore e un ginocchio lacerato, nessun passeggero ha riportato danni.
In tutto questo, i newyorkesi hanno visto dalle loro finestre un aereo che sorvolava il Washinton Bridge a bassa quota, puntando proprio nella direzione in cui si trovavano le Torri Gemelle, e non possono non aver pensato ai tragici momenti degli attentati dell’undici settembre.
Questa volta però è finito tutto bene, e l’immagine dei passeggeri che si abbracciavano felici, a soli 4 giorni dalla fine del mandato di George Bush, sembrava quasi la catarsi del tragico evento che ne ha caratterizzato tutta la presidenza.
La calma di Sullemberger è stata additata come fattore determinante per il salvataggio riuscito, mentre il capitano ha dichiarato di aver fatto semplicemente quello che sono addestrati a fare i piloti come lui. (La battuta su Hani Hanjour è talmente scontata che non la facciamo nemmeno. Altresì, dovremmo notare che in questo caso le telecamere di sicurezza hanno funzionato alla perfezione).
Ma i veri problemi dei piloti civili, come possiamo vedere dal video seguente, sembrano essere di ben altra natura.
Capitolo “Avvistamenti civili”, tratto dal film “I padroni del mondo”:
Da oggi, il nuovo motto dei piloti civili potrebbe essere “Dagli uccelli mi guardo io, dagli UFO ci guardi Iddio”.
Massimo Mazzucco