CHI SONO I VERI RAPITORI
Se c'è una cosa a cui tutti dovremmo tenere in maniera particolare, è la sanità del nostro cervello. Ma mentre per quella del resto del corpo il compito può anche essere demandato al medico di famiglia - dottore, mi dica lei cosa devo fare - per la sanità cerebrale gli unici che possono farsene carico siamo noi stessi.
Solo noi infatti possiamo decidere cosa e come pensare, ogni giorno, di fronte alle informazioni che i media mondiali ci presentano. E se solo si cede alla tentazione di allungarsi sulla poltrona, socchiudere un pò gli occhi e ascoltare passivamente quello che arriva dal televisore, si rischia di risvegliarsi in un mondo fatto di pippi baudo e raffaelle carrà che ci massaggiano dolcemente le tempie e ci tranquillizzano che là fuori tutto va bene, e che non c'è nessun bisogno di pensare perchè c'è già qualcuno che lo sta facendo per noi. Ditemi dove votare che poi dormo tranquillo e asciutto.
Se invece si ha ancora la forza di filtrare le parole che entrano con il metro del sano buonsenso, ecco che di colpo sembra di ascoltare il pazzo del paese che racconta delle allucinazioni di suo cugino intervistato da un eschimese ubriaco. Un nonsenso assoluto.
Oggi è il caso della giornalista italiana rapita in Iraq. "Rapita", da chi? E a che scopo? I sequestratori, ... ... ci si dice, vorrebbero che entro giovedì l'Italia levasse dal tende da Paese invaso. Noi però sappiamo bene che ciò non avverrà mai, e questo loro lo sanno ancor meglio di noi. Sanno quindi anche che si troverebbero, giovedì mattina, con l'alternativa unica di ucciderla, a meno di voler far fare una figuraccia a tutto quell'Islam per cui dicono di combattere. E allora? Perchè farlo? Che ci avranno guadagnato, in un caso o nell'altro, quando scende il sipario? La giornalista inoltre stava raccogliendo in questi giorni le testimonianze della gente scampata all'eccidio di Falluja. Se non vivrà, di certo non sapremo nulla di ciò che ha saputo lei. E se vivrà molto probabilmente avrà ben altre preoccupazioni a cui badare, al suo rientro. Chi l'ha rapita quindi avrebbe scelto una strategia perdente in ogni caso, con danno aggiuntivo sin dall'inizio.
La verità è che l'Iraq di oggi è controllato silenziosamente dagli uomini grigi di John Negroponte - l'ex- ambasciatore americano in Centroamerica a cui si fanno risalire gli squadroni della morte dei tempi della controguerriglia - il quale non si trova certo lì per caso, a guidare un'ambasciata con 3000 dipendenti al suo servizio. Difficile pensare che siano tutti lì a far la punta alle matite.
Le conclusioni quindi, per chi ha scelto di usare il suo cervello, sono ovvie. La domanda vera arriva ora: vogliamo davvero credere che centinaia e centinaia di giornalisti - italiani in questo caso, occidentali in genere - lavorino tutti senza utilizzarne un minimo del proprio? E perchè allora nessuno arriva a queste conclusioni, lo dice chiaramente, e la facciamo finita una volta per tutte con questa interminabile umiliazione mentale travestita da verità? Che diritto hanno, loro, di rendersene invece complici?
Ecco di chi è ostaggio, in realtà, Giuliana Sgrena: dalla viltà bieca ed egoista di tutti quei suoi colleghi che sanno ma fanno finta di non sapere. Loro sì che potrebbero salvarla, in dieci minuti contati. Ma poi il villino a Capalbio chi glielo paga?
Massimo Mazzucco
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