C'ERA UNA VOLTA GIULIANA SGRENA
29 Marzo 2015. Ricordate, una decina di anni fa, quella giornalista italiana che fu rapita in Iraq, la cui liberazione costò la vita ad uno dei migliori agenti dei nostri servizi segreti? Ricordate l'allora capo del Governo, oggi Presidente della Repubblica, che chiese vigorosamente dei chiarimenti allo stato alleato, responsabile della morte del nosto agente? Ricordate la faccenda dei proiettili sparati, prima 400, poi 40, poi forse nemmeno 4? E la storia del quarto uomo, che prima si disse che c'era, ma che poi svanì fra le sabbie del deserto? E la famosa Toyota, che si presero gli americani ... ... e non ci fecero vedere mai? E ricordate la giornalista, che al suo ritorno, senza nemmeno poter incontrare i suoi genitori, fini dritta sparata in un ospedale militare, con la scusa di una "seconda operazione", restando così sotto diretto controllo delle nostre autorità per quasi un'altro mese? Ricordate la ridda di contraddizioni, affermazioni, smentite e controsmentite che caratterizzarono inizialmente le sue dichiarazioni? E ricordate soprattutto la fulminea transizione che la Sgrena fece, grazie ai media, da eroe popolare, inneggiato e reclamato da tutti, a maledetta ficcanaso comunista che se fosse stata a casa sua era meglio per tutti?
Ebbene, il motivo c'era, e l'obbiettivo, molto semplice, era quello che fu raggiunto: attrarre e riversare su di lei la frustrazione e la rabbia per la morte del coraggioso agente, in modo che poi, insieme all'oblio per la tanto deprecabile figura, ci si dimenticasse anche di aspettare le famose spiegazioni che dal Pentagono, come molti avevano previsto, non arrivarono mai.
Coglionati sumus, fuimus, eramus. Hic, nunc et semper. Amen.
Massimo Mazzucco