In questo giorni Internet è inondato di proteste "sdegnate" per la nota condanna dello storico Irving, avvenuta in Austria, per aver "negato" (o meglio, cercato di ridimensionare) l'Olocausto.
Massimo Fini scrive: "Una democrazia, se vuol essere tale, deve accettare la diffusione anche delle idee più aberranti e che le paiono più aberranti. Il discrimine assoluto è che non siano fatte valere con la violenza. È il prezzo che la democrazia paga a se stessa."
Sembrerebbe per luogocomune un treno già lanciato a cento all'ora, sul quale saltare ad occhi chiusi, per aggiungere la nostra goccia di sdegno alla marea già montante.
Come "prima vox inter pares" di questo sito, invece, mi permetto di lasciarlo passare per intero, perchè a mio avviso quel treno porta alla destinazione sbagliata. Altri potranno naturalmente assumere una posizione diversa, nei commenti a seguire. Il problema qui, come spesso accade, è di principio, e non contingente. Esiste in Germania/Austria una legge ben precisa,… … che vieta espressamente di fare ciò che Irving ha fatto. Protestare quindi la sua applicazione, appellandosi al "diritto di espressione del cittadino in una società democratica", equivale a protestare proprio contro i diritti di quella società democratica, che si esprimono soprattutto attraverso il codice comune di comportamento, detto penale e/o civile.
In altre parole, esiste una legge, e protestarne l'applicazione in quanto contrari al contenuto equivale a sostenere un principio antidemocratico in nome proprio della democrazia.
E' la legge che va cambiata, non la condanna di Irving che va commutata.
Noi abbiamo un caso simile - nella forma, non nel contenuto, sia chiaro - che è quello della legge sui pedofili. Ci si ritrova spesso infatti a dibattere se "segnare pubblicamente" (marchiare) il pedofilo tornato in libertà, poichè potrebbe tornare a colpire (e quasi sempre lo fa), invece di rivedere una legge che gli permette di restare in galera al massimo venti minuti, dopo aver commesso reati che non basterebbe un ergastolo a scontare debitamente.
Ce la prendiamo quindi col sintomo - la condanna di Irving, nel primo caso, la libertà facile del pedofilo, nel secondo - senza rivolgere invece l'attenzione alla legge sbagliata che lo causa.
Chi ha davvero a cuore "la democrazia", dovrebbe "indignarsi", per principio, contro la legge austro/tedesca che vieta la negazione dell'Olocausto, senza attenderne l'applicazione in un qualunque caso specifico.
Ieri infatti in Austria la democrazia ha funzionato alla perfezione. Il problema è su quali basi lo abbia fatto.
Massimo Mazzucco