Dall’
ANSA di ieri leggiamo:
FINI: IL GOVERNO NON ESAUTORI IL PARLAMENTO
ROMA - Un intervento della giunta per il Regolamento della Camera per discutere la questione del ricorso alla fiducia da parte del governo su maxiemendamenti che di fatto esautorano il "diritto-dovere del Parlamento discutere e intervenire". E' quanto annuncia il presidente della Camera Gianfranco Fini in una intervista sul canale satellitare di Montecitorio, per un consuntivo del primo anno di legislatura.
Fini sottolinea la necessità di trovare un equilibrio tra poteri delle Camere e dell'esecutivo. Rileva che il tema "non é nato in questa legislatura, ma è nel dibattito politico da almeno 2 o 3 legislature.
Ricordo che in quella passata - aggiunge - il Capo dello Stato, che era anche all'epoca il presidente Napolitano, si rivolse espressamente al governo dell'epoca per sottoporre all'attenzione il problema del meccanismo che si determina nel momento stesso in cui il Governo, legittimamente, presenta un maxiemendamento a un decreto, sul quale, altrettanto legittimamente, pone la questione di fiducia". Secondo il presidente della Camera, la conseguenza è che "l'Assemblea, specialmente se non è rispettato e tenuto nel dovuto conto il lavoro delle Commissioni, si vede di fatto esautorata del diritto-dovere di discutere e intervenire e, se vuole, di emendare". […] "E' certo - conclude Fini - che il governo deve essere consapevole che nel parlamento nessuno vuole limitare il diritto-dovere di governare che una maggioranza ha. Al tempo stesso, nessuno da parte del governo può pensare di non doversi confrontare con il Parlamento, perché questo prevede la nostra Costituzione". La questione investe dunque "i grandi principi della democrazia", e per questo il presidente della Camera ritiene necessario debba essere affrontata.
Bravo Fini! Complimenti, applausi, chapeau! Fini sarà anche un manganellatore in abiti civili, ma almeno è cosciente di certi eccessi, e cerca di evitarli. Grande Gianfranco! Così si parla, così si difende la nostra Costituzione, così si protegge la natura stessa della democrazia.
Altrimenti a cosa serve votare, scusate, se poi quelli che vengono eletti non possono nemmeno discutere le leggi che vengono emanate?
Già, ottima domanda: a cosa serve votare? Dunque, vediamo un attimo… … se ben ricordo, a scuola mi avevano insegnato che in democrazia il popolo sceglie i suoi rappresentanti, e li delega ad agire per proprio conto, in tutto ciò che riguarda la
res publica.
Noi però, adesso che ci penso, non abbiamo scelto proprio nessuno, alle ultime elezioni. E nemmeno alle precedenti, nè a quelle prima ancora. Quando andiamo alle urne in realtà noi scegliamo delle sigle astruse, che cominciano quasi sempre per “P”, ma finiscono in modo leggermente diverso l’una dall’altra. Quelle sigle corrispondono a diversi partiti, i quali si occupano poi di scegliere chi mandare in Parlamento, senza più chiedere niente a nessuno.
E una volta che i partiti hanno incassato i loro voti, si guardano bene dal mandare in Parlamento gente che abbia voglia di discutere una legge, o che abbia anche solo la capacità teorica di farlo. “Ma stiamo scherzando - dicono giustamente i partiti - dopo la fatica che abbiamo fatto per tirare su tutti 'sti voti, ci manca ancora che mandiamo in Parlamento gente che vuole mettersi a fare di testa propria. Noi in Parlamento ci mandiamo persone fidate, che votano sempre come diciamo noi, e se non gli va bene ci mettiamo qualcun altro: sapete quanti ce ne sono, disposti a fare i burattini pur di accedere ai mille privilegi di cui gode un deputato?”
Ah, già, è vero, dimenticavamo che la democrazia è già morta, nel momento in cui il cittadino viene privato del diritto di scegliere espressamente chi lo debba rappresentare. (Con chi te la prendi, dopo, se le cose non vanno come ti aspettavi? Con un “partito”, che nel frattempo ha cambiato sigla, ha cambiato colore, ha cambiato indirizzo alleanze e segretario?)
Ma tutto queste cose Fini non le sa, scusate? Non lo sa, Fini, che le persone sedute davanti a lui sono lì a scaldare il posto, se ne fottono altamente delle leggi, dei principi e della
res publica, e pensano solo a mandare in porto i loro business personali, che gli frutteranno la solita grassa percentuale in nero prelevata - naturalmente - dalla “res publica”?
E se Fini tutto questo lo sa, dovrebbe anche sapere che serve a poco difendere "i grandi principi della democrazia" a cui si appella. Bisognerebbe innanzitutto restaurare una parvenza di democrazia, prima di pensare a difenderla, non crede?
Ma allora, cosa crede di fare Fini? Pensa forse di prenderci in giro con i suoi discorsetti da mille lire, mentre sotto i suoi occhi gli avvoltoi finiscono di ripulire la carcassa ormai vuota del nostro paese?
Ebbene sì, proprio questo fa il nostro Fini. Porta la nostra attenzione su un problema che non esiste, si fa bello con parole vuote e altisonanti, e nel frattempo ci piglia per il culo guardandoci tutti dritto negli occhi.
E sapete perchè lo fa? Perchè gli italiani glielo permettono. Gli italiani sono così coglioni che non si accorgono di nulla, e torneranno tranquillamente a votarlo alle prossime elezioni, e poi alle prossime e poi alle prossime ancora.
E non si preoccupi Fini, se per caso non tutti ci cascheranno: ci saranno comunque quelli più coglioni dei primi, che andranno invece a votare “contro” di lui, “perchè cazzo prima di tutto bisogna cacciare questa gentaglia dal governo!”
Perchè il vero trucco della “democrazia” sta nel mettere coglioni contro coglioni, convincendoli che sia indispensabile il loro apporto alle urne “altrimenti vincono gli altri”. Non sanno invece, i poveri coglioni, che quell’apporto è indispensabile ai politici tutti, indistintamente, per continuare a legittimare le loro ruberie, di destra o sinistra che siano. Al massimo loro devono star fuori un turno, mentre rubano gli altri, ma l’importante è che la manna non finisca mai.
E così la giostra gira, all’infinito, in quella che ormai rischia di diventare la danza macabra dell’intera umanità.
Massimo Mazzucco