di Marta Caruso
Nella tradizione letteraria romantica, al contrario della precedente corrente illuministica, che propugnava un futuro illuminato dalla ragione, ritroviamo i misteriosi principi universali, quali lo “spirito” e la “provvidenza”. Con una certa dose d’audacia si potrebbero paragonare i fatti di questi ultimi giorni a Bologna ad un classico della letteratura romantica, nel quale si modificano gli eventi, grazie appunto al sopraggiungere della provvidenza.
La provvidenza non riguarda, come forse qualcuno si era atteso, la figura del sindaco, che a parer mio risulta un “Don Abbondio” qualunque (paragone che andrò a spiegare minuziosamente) né tanto meno una figura retorica come quella dell’Innominato: ben vengano i cattivi capaci di redenzione! No, la provvidenza, nei fatti di Bologna, è rappresentata tutta dalle cariche della polizia. Un atto estremo e violento ma chiarificatore. Come la peste, appunto. Così come le ruspe … … e gli sgomberi: la “legalità” oscura della prepotenza.
Il signor sindaco, Sergio Cofferati, ex sindacalista “moderato”, grazie a questa botta di provvidenza “sinistra”, è uscito allo scoperto.
Naturalmente questa “nuova” veste, stupisce (e talvolta conforta...) i più, ma per chi ha buona memoria o libero accesso all’archivio storico dell’impegno sindacale di Cofferati, questa è cronaca annunciata.
Qualcuno lo ricorderà durante la segreteria di Trentin, come grande sostenitore della legge antisciopero, o come uno degli artefici del delirante accordo, datato luglio 1993, che sancì l’introduzione del lavoro interinale, i cui nefasti effetti sono oggi, sotto gli occhi di tutti.
Non pago, fu lui, nelle vesti di segretario generale della Cgil, a firmare (durante il governo Dini e in collaborazione con la Confindustria) la controriforma previdenziale, che con l’introduzione del metodo contribuitivo, riduce del 50% le pensioni dei neoassunti.
Lo si ricorderà anche, come sostenitore del “pacchetto Treu” durante i governi di Prodi e D’alema, e come propugnatore dei “ patti territoriali”: precursori della precarietà, pionieri dell’impoverimento salariale e fautori della crisi del "diritto" di tutta la categoria dei lavoratori dipendenti.
Da segnalare anche, per dovere di cronaca, la sua posizione critica e prevaricatrice verso alcune rappresentanze sindacali come quella dei Cobas, dalla cui nota informativa ho tratto la cronologia, e verso i “movimenti” (specie quello di Genova), dei quali, in un estremo esercizio d’incoerenza, non ha disdegnato, durante la campagna elettorale a Bologna, l’appoggio incondizionato.
Un’ascesa vertiginosa verso il vertice dei consensi, calpestando i diritti dei più deboli, ma anche quelli di tutti coloro dotati di buonsenso.
La provvidenza ha voluto che questo aspetto si mostrasse nella sua crudezza. Cofferati ha “migliorato” Bologna, peggiorandone i cittadini. Alimentando le paturnie sulla sicurezza, definendo le differenze, dividendo le classi. Ha pubblicato la lista dei nemici della legalità, dai lavavetri agli zingari, dai no-global ai dipendenti comunali, passando per migranti, studenti ed extracomunitari.
Una guerra aperta a tutta quella compagine umana che sta in qualche misura, sulle balle al cittadino “onesto”, scandita dall’impietosa azione delle ruspe, dai pestaggi, e dal plauso incosciente dei miei concittadini. La legalità è il tema cult di questi tempi bui.
Le necessità dei cittadini sembrano risolversi nell’ordine e nell’appiattimento. Questo è il messaggio che ci viene regolarmente passato dagli imbonitori contemporanei, a mezzo stampa e televisione.
L’obiettivo è chiaro, sia per una realtà piccola come quella di Bologna, sia per quel che riguarda il resto del mondo: promuovere la legalità per mascherare le politiche antipopolari, che hanno come obiettivo la precarietà , la privatizzazione , e lo stato di polizia.Qualcuno diceva che solo la sinistra sa comportarsi come la destra in Italia.
Cofferati ne è l’esempio lampante, la prova provata di questa affermazione. Il messaggio per chi ha orecchie per intendere è: anche la sinistra può governare in maniera autoritaria e prepotente, basta che sappia rinnegare sé stessa in giusta misura, applicando un tipo di “onestà” che piaccia ad un tipo di “onesto”.
Marta Caruso ("Bianca")