La pubblicazione della fotografia del bambino morto sulla spiaggia della Turchia ha provocato un vero e proprio cortocircuito mediatico, a livello mondiale, che dura ormai da oltre 24 ore.
Il cortocircuito inoltre ha messo sullo stesso piano due aspetti completamente diversi del problema: il primo riguarda il problema etico di pubblicare o meno in prima pagina una immagine come quella che tutti abbiamo visto. Il secondo aspetto riguarda le conseguenze che tale pubblicazione avrebbe causato a livello politico mondiale.
In altre parole, da una parte si discuteva se fosse giusto o meno pubblicare questa immagine, dall'altra si cercavano di decifrare le conseguenze che questa pubblicazione avrebbe portato nel mondo.
Questo pasticcio comunicativo ha generato situazioni in certi casi addirittura ridicole: ad esempio, al telegiornale de LA7 di ieri sera Enrico Mentana ha speso circa tre minuti per spiegare al pubblico perché loro avessero scelto di non mostrare quell'immagine: "Non aggiungerebbe nulla a ciò che già sappiamo -diceva Mentana - Il nostro scopo non è quello di provocare emozioni, ma di fare informazione".
Salvo essere smentito, un quarto d'ora dopo, sullo stesso canale dalla trasmissione "In onda", [...] ... dove i conduttori ci spiegavano - con argomenti altrettanto convincenti - perchè loro avessero fatto proprio la scelta opposta: "Abbiamo deciso di mandare in onda questa immagine - diceva Parenzo - perché ci sembra giusto mandare un messaggio che in qualche modo possa scuotere le coscienze di un Occidente assopito".
E dopo che tutti hanno finito di fare i gargarismi con paroloni come "codice deontologico", "obbligo morale", e "responsabilità collettiva", hanno tolto le chiuse ad un dibattito della peggior specie, dove ciascuno dei politici invitati tirava ignobilmente l'acqua al proprio mulino.
E' stato, naturalmente, il festival assoluto della ipocrisia. C'era chi, da sinistra, si fingeva scioccato per una "morte che non doveva accadere", e concludeva naturalmente che è un nostro "obbligo morale" aprire dei canali umanitari per permettere a chi fugge di raggiungere l'Europa senza dover rischiare la propria vita. E c'era chi, da destra, si fingeva scioccato per una "morte che non doveva accadere", e concludeva naturalmente che "è necessario impedire queste partenze, andando ad aiutare questa gente a casa loro".
Nel frattempo molti leader europei ne hanno approfittato per modificare la propria posizione a proposito dell'immigrazione: già qualche giorno fa la Merkel aveva annunciato che la Germania farà tutto ciò che è "moralmente giusto e giuridicamente corretto" riguardo all'immigrazione. In altre parole, apriranno le porte ai profughi siriani, senza se e senza ma. Questa - a proposito di ipocrisia - è la stessa Merkel che non più di un mese fa fece scoppiare a piangere in diretta tv una bambina palestinese, spiegandole che lei sarebbe dovuta tornare a casa "perché qui non c'è posto per tutti".
Ancora più ipocrita è stato Cameron, che dopo avere abbaiato per lunghi mesi che la Gran Bretagna non era disposta ad accogliere un solo immigrato, ora ha deciso che "sì va bene, faremo anche noi la nostra parte, purché non siano decine di migliaia". Prima era una questione di principio, ora è diventata una semplice questione di numeri.
Ma l'ipocrisia più grossa di tutte è quella che anche - curiosamente - è sfuggita a tutti i commentatori di tutte le testate di tutto il mondo: oggi il Pentagono
ci ha fatto sapere che secondo loro l'ondata di immigrazione verso l'Europa durerà almeno 20 anni. Pensate che bello: gli americani scatenano la guerra civile in Siria, finanziando prima i ribelli anti-Assad e poi l'ISIS, e causano l'esodo forzato della popolazione locale. Durante questo esodo un bambino siriano muore annegato sulle spiagge della Turchia, e scatena l'orrore nel mondo intero. E sull'onda di questo orrore il Pentagono - cioè gli stessi che hanno causato l'esodo - ci mette in guardia da un fenomeno che secondo loro durerà almeno 20 anni. E nessun giornalista di nessun giornale al mondo sembra essersi accorto di questo mostruoso paradosso.
Poi venitemi a dire che questo non è un cortocircuito mediatico della peggior specie.
Massimo Mazzucco