di Marco Cedolin
Mentre imperversa la canicola estiva che con il suo fiato arroventato rende difficile la vita di tutti quegli italiani che non hanno la fortuna di affollare le spiagge, dove molti ombrelloni si sussurra resteranno chiusi a causa del carovita, anche il circo mediatico e quello politico sembrano risentire degli effetti del solleone, proponendo con disarmante continuità notizie più scontate di quanto non lo siano gli abiti che troneggiano nelle vetrine dei saldi estivi e penosi siparietti fra mestieranti politici tanto sudaticci e irascibili da avere ormai perso ogni briciola di aplomb.
I prezzi salgono molto di più di quanto non accada ai salari, o se preferite i salari incrementano molto di meno di quanto non accada ai prezzi. La notizia viene ormai da alcuni mesi ripetuta come un mantra da tutti i giornali, rilanciata ora dall’armata Berlusconi, ora da Confindustria, ora dal governo ombra di Veltroni che è l’unico a godere di un po’ di frescura, ora dal Governatore di Bankitalia Draghi, ora dai sindacati, ora dal Papa, ora dal Presidente della Repubblica. Tutti d’accordo nel dire che si tratta di un grande problema in quanto oltre alla sopravvivenza dei lavoratori potrebbe compromettere la crescita del PIL, tutti d’accordo nell’affermare che occorre trovare una soluzione, ... ... tutti d’accordo nel suggerire ai cittadini di continuare a “stringere la cinghia” in quanto quella economica è una scienza complessa basata su algoritmi di difficile calcolazione e l’algido respiro dell’inverno arriverà certo prima di qualunque ipotesi di soluzione.
Silvio Berlusconi in Giappone per il G8, insieme agli altri suoi confratelli si è dilettato nel piantare alberelli che garantiranno al pianeta un futuro più “verde” e ha siglato l’intesa sul clima che prevede il dimezzamento delle emissioni entro il 2050. Tutti d’accordo i grandi della terra nell’affermare che per affrontare l’emergenza del riscaldamento globale occorre tagliare le emissioni al più presto. Tutti d’accordo anche nel siglare un accordo senza cifre né scadenze rimandando i dettagli dell’operazione che necessita di tempestività alla prossima Conferenza di Copenahgen del novembre 2009.
Intervistato poi in merito alla manifestazione dei girotondini a Roma contro di lui il Cavaliere ha glissato con estrema raffinatezza, affermando che della spazzatura si occupa già a Napoli e vista la maniera in cui il governo ha intenzione di affrontare l’emergenza rifiuti l’esternazione è parsa un chiaro monito a tutti i suoi oppositori che correranno il rischio di venire inceneriti o meglio “termovalorizzati” come sono soliti dire coloro che intendono mostrarsi profondi conoscitori dell’argomento.
La manifestazione NO CAV di Roma ha prodotto una tale ondata di strascichi e polemiche che nessuno sarebbe stato in grado di astrologare alla vigilia. Beppe Grillo ne è uscito dipinto come un “satana” che avrebbe osato proferire insulti osceni all’indirizzo di Napolitano, pur avendolo soltanto accusato di “dormire” sulle leggi vergogna, senza entrare peraltro nel merito di una presidenza fra le più scandalose che la Repubblica abbia mai conosciuto.
Sabina Guzzanti è balzata all’onore delle cronache per avere offeso volgarmente il Papa e la Carfagna. Il Santo Padre è stato prontamente difeso dalla Diocesi di Roma, il ministro Carfagna, teletrasportato qualche mese fa in Parlamento direttamente dal varietà televisivo, ha trovato un difensore d’eccezione nella persona del direttore di Liberazione Piero Sansonetti visibilmente sedotto dal fascino irresistibile delle show girl portate in dote dal Cavaliere.
Chi più di ogni altro ha dovuto subire i patimenti derivanti dal caldo è stato Antonio Di Pietro che volente o nolente è risultato essere il vero referente di una manifestazione così chiacchierata.
Walter Veltroni, visibilmente accaldato e indispettito per l’accaduto gli ha imposto un ultimatum: o stai con noi o stai con la piazza, lasciando sottendere che la piazza composta dai cittadini sia qualcosa di molto diverso dal Partito Democratico che quei cittadini avrebbe la pretesa di rappresentarli. Di Pietro, questa volta con molta lungimiranza, ha risposto che lui non accetta ricatti e comunque sceglie la piazza, Grillo e Travaglio, ben sapendo che i voti si raccolgono fra la gente, sempre che non si abbia le capacità creative di Veltroni che evidentemente intende praticare strade differenti.
Antò fa caldo, e potevi dargli ragione così la finivate lì, mentre invece la questione continuerà ad imperversare sui giornali anche nei prossimi giorni rendendo la temperatura percepita sempre più insostenibile.
Marco Cedolin